A proposito del contributo di Gianfranco Vitale, pubblicato qualche giorno fa da «Superando.it», ne vorrei riprendere uno stralcio, che condivido, per integrarlo ulteriormente e far sì che si aggiungano altre firme alle oltre 21.000 già ottenute dalla petizione rivolta al Ministro della Salute contro le raccomandazioni di prescrivere antipsicotici e altri psicofarmaci ai bambini con autismo.
«[…] la conseguenza più immediata e devastante sul comportamento dei nostri figli dell’uso di psicofarmaci – scriveva Vitale – è l’abbassamento significativo di tutte le loro facoltà cognitive. È questo un approccio, il più maldestro, il più rozzo e becero, per sopperire alle evidenti lacune del sistema educativo e sanitario». Purtroppo vi sono altre conseguenze che il cattivo uso degli psicofarmaci provoca in particolare quando vengono somministrati continuativamente.
La scarsità di neuropsichiatri è tale per cui, indipendentemente dalla loro buona volontà, materialmente non possono seguire con la dovuta frequenza i bambini nella loro evoluzione dopo l’assunzione di questi farmaci, che molto spesso provocano alterazioni del metabolismo fino a causare patologie quali diabete 2, discinesie transitorie e permanenti, morbo di Parkinson, alterazioni del funzionamento del cuore, fino a casi di morte improvvisa, e non soltanto riduzione del quoziente di intelligenza in persone che spesso già presentano deficit cognitivi.
Il primo aggiornamento della Linea Guida n. 21 (Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti) dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato nel febbraio di quest’anno e che avrebbe dovuto migliorare la tutela delle persone con autismo, peggiora la situazione. Con tre delle prime quattro Raccomandazioni definitive sui farmaci per bambini e adolescenti si è attuata infatti un’operazione di pura medicina difensiva, accettando le richieste della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), che temendo (a ragione) le denunce per i danni provocati ai pazienti, intendeva fornire uno scudo difensivo ai medici e liberalizzare la prescrizione dei farmaci antipsicotici per l’autismo in quanto tale.
L’aggiornamento dell’Istituto Superiore di Sanità, dunque, consente ai medici di superare i limiti previsti dalle case farmaceutiche, quelli scritti nel foglietto illustrativo (bugiardino), per cui finora era d’obbligo usare le precauzioni che il cosiddetto regime Off-Label* impone, lasciando ai medici prescrittori la responsabilità penale di pagare i danni che eventualmente ne derivano.
Anche per la farmacologia dell’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), la SINPIA ha di fatto ottenuto di svuotare le norme che regolano la prescrizione, secondo le quali i farmaci devono essere prescritti da centri specializzati, registrati caso per caso e monitorati in continuo dall’Istituto Superiore di Sanità. Invece dovrebbe essere proprio questo il modello da seguire per la prescrizione anche degli altri psicofarmaci alle persone con disabilità mentale, per i quali occorre specializzazione sia per prescrivere che per de-prescrivere.
Dopo il passaggio alla “Psichiatria Adulti”, l’impreparazione degli psichiatri nel campo della farmacologia dei maggiorenni con disabilità mentale, evidenziata anche nel corso di una conferenza tenutasi nel maggio scorso presso l’Istituto Superiore di Sanità, prosegue il cattivo uso degli psicofarmaci iniziato prima.
In questo quadro, l’APRI (Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla sindrome di Down, l’autismo e il danno cerebrale), che negli anni passati ha denunciato inutilmente ai Ministri della Salute Grillo e Speranza tali procedure seguite dall’Istituto Superiore di Sanità, invita dunque a sottoscrivere la già citata petizione e a leggere nel proprio sito tutte le motivazioni del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, presentato nei confronti dello stesso Istituto Superiore di Sanità.
*Per “Off-Label” si intende l’impiego nella pratica clinica di farmaci somministrati al di fuori delle condizioni autorizzate dagli enti predisposti per patologia, popolazione o dosaggio.