I pazienti con disabilità che cercano assistenza sanitaria transfrontaliera incontrano difficoltà nel reperire informazioni sui propri diritti: infatti, solo 16 siti web dei Punti di Contatto Nazionali allestiti dai rispettivi Ministeri della Sanità (quello del Ministero della Salute italiana si raggiunge a questo link) forniscono informazioni adeguate sui diritti alle cure sul proprio territorio e 17 sulle cure in altri Stati membri dell’Unione Europea. Solo 9 di quei siti, inoltre, informano sull’accessibilità fisica delle strutture sanitarie, e addirittura nessuno di essi dà notizie su adeguamenti ragionevoli delle strutture e dei servizi sanitari. E ancora, solo 2 forniscono informazioni sull’accesso all’assistenza sanitaria mentale, nessuno sull’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva specificamente rivolta alle persone con disabilità. In generale, gli Stati membri dell’Unione che vietano la discriminazione basata sulla disabilità e richiedono soluzioni ragionevoli per l’accesso all’assistenza sanitaria sono solamente 14.
Tali dati, invero sconfortanti, sono rintracciabili nel rapporto dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, intitolato Access to cross border healthcare by disabilities in the European Union (disponibile integralmente a questo link) e riguardante appunto l’accesso all’assistenza sanitaria transfrontaliera da parte dei pazienti con disabilità nell’Unione Europea. Il documento è stato reso pubblico il 18 settembre scorso, in occasione della Giornata Mondiale per la Sicurezza dei Pazienti (World Patient Safety Day), promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
«L’accesso alla salute – ricordano dall’EDF – è un diritto umano fondamentale delle persone con disabilità, riconosciuto e tutelato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Unione Europea e da tutti i suoi Stati membri, nonché dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione. Secondo il diritto comunitario, infatti, i pazienti hanno il diritto di cercare assistenza sanitaria in altri Stati Membri dell’Unione diversi dal proprio e tuttavia l’esercizio di tale diritto dipende in larga misura dal modo in cui esso viene recepito e attuato e dal livello di discriminazione che nello specifico dei pazienti con disabilità, essi possono affrontare quando cercano assistenza sanitaria».
Il rapporto prodotto dall’EDF ha dunque l’obiettivo di contribuire alla valutazione da parte della Commissione Europea di come viene applicata la Direttiva sulla Mobilità dei Pazienti, ma anche e soprattutto per identificare le misure aggiuntive necessarie a livello comunitario, che garantiscano un migliore accesso all’assistenza sanitaria transfrontaliera da parte delle persone con disabilità. (S.B.)