È in corso fino al 10 ottobre, come abbiamo già ampiamente riferito qualche settimana fa, la 6^ Settimana Nazionale della Dislessia, in concomitanza con la Settimana Europea per la Consapevolezza sulla Dislessia (European Dyslexia Awareness Week), promossa dall’EDA (European Dyslexia Association), e per l’occasione il Centro Studi Erickson, in collaborazione con l’AID (Associazione Italiana Dislessia), ha nuovamente lanciato la campagna denominata Lo sai che…?, che aveva fatto il proprio esordio nel 2018, sempre con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla dislessia e gli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento).
A tal proposito, dunque, è stato realizzato il decalogo 10 cose che una persona con DSA vorrebbe che tu sapessi, illustrato da AntonGionata Ferrari, di cui riprendiamo qui di seguito i contenuti. «Dieci punti – come spiegano da Erickson e dall’AID – sviluppati per conoscere il mondo dei DSA e per valorizzare i punti di forza e le caratteristiche di tutte le persone con DSA, sfatando pregiudizi e luoghi comuni».
Il decalogo stesso verrà veicolato sui canali social e attraverso oltre 50.000 segnalibri, resi disponibili in più di 200 librerie in tutta Italia.
10 cose che una persona con DSA vorrebbe che tu sapessi:
1. I DSA sono una caratteristica
I disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia) sono disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e lavorare con i numeri e le quantità in modo corretto e fluente. Si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e dipendono da un diverso funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e di calcolo. Queste neurodiversità sono innate e non transitorie: è corretto, quindi, considerarle una caratteristica dell’individuo. I DSA non sono causati da un deficit di intelligenza, da problemi ambientali o psicologici e nemmeno da deficit sensoriali.
2. Di dislessia, discalculia, disortografia o disgrafia non ci si ammala, né si guarisce
I DSA non sono una malattia in quanto non sono causati da un danno organico, ma da un diverso neurofunzionamento del cervello, che rende più complesso e faticoso lo sviluppo delle specifiche abilità (lettura, scrittura, numerazione ecc.), senza tuttavia precluderlo. Essi accompagnano l’individuo per tutta la vita. Quindi a causa dei DSA non ci si ammala né se ne guarisce e tuttavia, le difficoltà che li accompagnano possono essere compensate.
3. Gli strumenti compensativi non sono un privilegio o una facilitazione
Gli strumenti compensativi sono tutti i mezzi, digitali e non, di cui una persona con DSA può avvalersi per superare le proprie difficoltà nella scrittura, nella lettura e nel lavorare con i numeri e le quantità: sintesi vocale, mappe concettuali, calcolatrice, registratore ecc. Gli strumenti compensativi sono un diritto sancito dalla Legge 170/10 [“Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in àmbito scolastico”, N.d.R.], e vengono specificati nel Piano Didattico Personalizzato (PDP) di ogni studente con DSA, a scuola. Il loro utilizzo garantisce pari opportunità di apprendimento e successo scolastico. Per le persone con DSA gli strumenti compensativi sono come gli occhiali per un miope: vanno considerati quindi come un supporto indispensabile, non come un privilegio o un’agevolazione.
4. I DSA interessano circa il 5% della popolazione italiana
Nel nostro Paese non esistono dati ufficiali sul numero totale di persone con DSA, anche perché questi disturbi sono diagnosticati in maniera diffusa da meno di trent’anni. Le statistiche fornite dal Ministero dell’Istruzione, che annualmente pubblica un report sugli studenti con DSA nella scuola italiana, ci indicano che gli alunni con certificazione DSA, nell’anno scolastico 2018/2019, erano 298.114, pari al 4,9% del totale. Proiettando questa percentuale sulla popolazione nazionale, si può quindi ipotizzare che le persone con DSA in Italia siano quasi 3 milioni.
5. Le persone con DSA hanno un’intelligenza nella norma o superiore alla norma
Le persone con DSA hanno un quoziente intellettivo nella norma o superiore alla norma. Questo non significa che siano automaticamente geniali. Esse possono eccellere in qualsiasi àmbito di studio o professionale, come testimoniano, fra gli altri, Jacques Dubochet, Premio Nobel per la chimica 2017 o Philip Schultz, Premio Pulitzer per la poesia nel 2008.
6. Non siamo né furbi, né svogliati: siamo persone con DSA
Spesso gli studenti con DSA si sentono ripetere la frase «è intelligente, ma non si applica». In realtà, i bambini e i ragazzi con DSA devono altresì impegnarsi più dei loro compagni di classe per riuscire a svolgere attività semplici e automatiche per la maggior parte degli studenti, come leggere, scrivere e lavorare con numeri e quantità. Bisogna evitare di confondere le difficoltà determinate dai DSA con una forma di pigrizia o peggio ancora come stratagemmi astuti per non studiare. Questi stereotipi, infatti, hanno pesanti ripercussioni sulla sfera emotiva delle persone con DSA, in particolar modo sull’autostima.
7. Le persone con DSA hanno punti di forza e non solo fragilità
Le persone con DSA non hanno solo punti di debolezza, ma anche punti di forza, frutto degli sforzi compiuti nell’individuare uno stile di apprendimento efficace, capace di compensare le difficoltà legate al disturbo. Spesso le persone con DSA sono dotate di talento nell’elaborazione delle informazioni visive, capacità di problem solving, intuizione, creatività e resilienza.
8. Anche se la dislessia è invisibile non significa che le difficoltà di essa non esistano
I disturbi specifici dell’apprendimento sono una caratteristica “invisibile”: non sono immediatamente percepibili, e di conseguenza comprensibili, a chi non li vive in prima persona. Vuoi immedesimarti nelle difficoltà che può incontrare una persona con DSA? Prova a scrivere un testo sotto dettatura, con una mano diversa da quella che usi abitualmente (ad esempio con la mano sinistra se non sei mancino). La difficoltà che stai incontrando è simile a quella di uno studente disgrafico.
9. Negli ultimi anni le certificazioni di DSA sono aumentate perché questi disturbi, sebbene tuttora sottostimati, sono più diagnosticati che in passato
Ogni anno, quando il Ministero dell’Istruzione diffonde le statistiche aggiornate sugli studenti con DSA in Italia, i titoli dei giornali parlano di «boom di diagnosi» e addirittura di «false diagnosi». La realtà è che i disturbi specifici dell’apprendimento sono tuttora sottostimati: la crescita del numero di certificazioni, negli ultimi anni, è la conseguenza di una maggiore sensibilità e attenzione al tema dei DSA, che ha portato a un aumento delle diagnosi, che stanno portando alla luce un fenomeno in passato sommerso.
10. Le strategie per rendere la scuola inclusiva per chi ha un DSA possono essere utili anche ad altri studenti
Una didattica è realmente inclusiva quando è capace di rispondere ai bisogni educativi di tutti gli studenti. È quello a cui punta ad esempio il modello pedagogico dell’Universal Design for Learning (UDL): realizzare ambienti di apprendimento flessibili, che si possano adattare alle esigenze e agli stili di apprendimento di ogni bambino/a e ragazzo/a. Questo obiettivo si può realizzare attraverso molteplici forme di coinvolgimento, molteplici mezzi di rappresentazione e molteplici mezzi di espressione. Seguendo questa prospettiva, una mappa concettuale non va considerata come uno strumento compensativo riservato gli studenti con DSA, ma come un organizzatore grafico dei contenuti, utile all’apprendimento di tutti gli alunni.
Per ogni altra informazione: Ufficio Stampa Erickson (Lisa Oldani), lisa.oldani@erickson.it.
La dislessia e gli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)
Il più diffuso DSA (disturbo specifico di apprendimento) è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.
La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.
C’è infine la difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici, conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.
L’AID (Associazione Italiana Dislessia)
È nata con la volontà di fare crescere la consapevolezza e la sensibilità in particolare verso il disturbo della dislessia evolutiva, che in Italia si stima riguardi circa 2 milioni di persone.
L’Associazione conta oltre 18.000 soci e 93 Sezioni attive distribuite su tutto il territorio nazionale. Essa lavora per approfondire la conoscenza dei DSA e promuovere la ricerca, accrescere gli strumenti e migliorare le metodologie nella scuola, affrontare e risolvere le problematiche sociali legate a questi disturbi. È aperta ai genitori e familiari di bambini con DSA, alle persone adulte con DSA, agli insegnanti e ai tecnici (logopedisti, psicologi, medici).