La disabilità è tutta una questione di diritti

La disabilità è una questione di diritti: è su questo presupposto che si è basato l’incontro “Fare la differenza, nell’indifferenza: i diritti delle persone con disabilità”, promosso dalle organizzazioni CBM Italia e SON (Speranza Oltre Noi), prima tappa di un percorso di conoscenza e approfondimento della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, con il coinvolgimento, per l’occasione, di alcune classi del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Milano. Un appuntamento che si è rivelato come una preziosa operazione culturale, rivolta soprattutto ai giovani

Disegno di persone con varie forme di disabilitàLa disabilità è una questione di diritti: è su questo presupposto che si è basato l’incontro Fare la differenza, nell’indifferenza: i diritti delle persone con disabilità, promosso da CBM Italia, componente nazionale dell’organizzazione umanitaria impegnata da molti anni nella cura e nella prevenzione della cecità e disabilità evitabile nei Paesi in via di sviluppo e da SON (Speranza Oltre Noi), Associazione nata nel 2017 per opera di alcune famiglie residenti accomunate dalla fragilità dei propri figli e dalla preoccupazione per il loro futuro, in collaborazione con la Fondazione Casa della Carità di Milano.
Come segnalato in fase di presentazione anche sulle nostre pagine, tale appuntamento ha costituito la prima tappa di un percorso di conoscenza e approfondimento della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, con il coinvolgimento, per l’occasione, di alcune classi del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Milano.

«Nel nostro pianeta – ha dichiarato durante l’incontro Massimo Maggio, direttore generale di CBM Italia – oltre un miliardo di persone ha una disabilità e l’80% di queste vive nei Paesi del Sud del mondo. Qui esiste un ciclo che lega la disabilità alla povertà. Chi è povero ha più probabilità di avere una disabilità perché non ha accesso a un’alimentazione sana e a cure mediche. Chi ha una disabilità ha meno probabilità di accedere a istruzione, formazione e lavoro: opportunità che potrebbero porre fine alla povertà. Ecco perché ogni giorno lavoriamo per spezzare questo ciclo e per costruire una società inclusiva in cui le persone con disabilità possano godere dei loro diritti ed esprimere a pieno il loro potenziale, così come recita la Convenzione ONU. Lo facciamo in dodici Paesi di Africa, Asia e America Latina e con ventisei progetti di salute, educazione e vita indipendente».

«Con SON – ha affermato dal canto suo don Virginio Colmegna, socio fondatore di tale organizzazione – stiamo vivendo un’esperienza di accoglienza rivolta a famiglie che vivono una situazione di disabilità e che si stanno cimentando con il “Dopo di Noi”. Però dall’inizio non abbiamo voluto solo costruire una struttura, ma impegnarci sul tema dei diritti. Questo incontro è per noi soprattutto un’operazione culturale, rivolta in modo particolare ai giovani. È una responsabilità forte che avvertiamo, tanto quanto il progetto che stiamo realizzando. In questo senso è per noi molto importante il contributo di Benedetto Saraceno».
Tra i relatori, infatti, oltre ai citati Maggio e Colmegna, era presente anche Benedetto Saraceno, direttore del Global Mental Health della Fondazione Calouste Gulbenkian e professore ordinario di Global Health all’Università di Lisbona, che si è soffermato sul tema Disabilità: dall’etichetta all’etica.
Alla tavola rotonda conclusiva, quindi, denominata Il giro del mondo in 50 articoli! – titolo segnatamente riferito ai cinquanta articoli della Convenzione ONU – hanno partecipato anche Elena Bottanelli dell’Associazione Genitori della Nostra Famiglia di Sesto San Giovanni (Milano), Alberto Fontana, cofondatore della Cooperativa Sociale Spazio Aperto, Francesco Giulietti, Country Director di CBM Ethiopia, Roberta Lulli, Digital Accessibility Trainer e Project Manager nella struttura del Relatore Speciale delle Nazioni Unite e Michele Restelli della Direzione Servizi Anziani e Disabili della Fondazione Sacra Famiglia.
A intervallare il tutto, raccogliendo particolare gradimento, i due intermezzi denominati Le parole per dirla, di cui è stato protagonista Agostino Squeglia, ben noto ai Lettori e alle Lettrici di «Superando.it» come suggenitore, per sua stessa definizione, ovvero un genitore di persona con disabilità impegnato da tempo nel cercare di diffondere una nuova cultura sulla disabilità, soprattutto tramite lo strumento della letteratura. (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Anita Fiaschetti (anita.fiaschetti@cbmitalia.org).

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