Forse a qualcuno potrà sembrare strano che proprio in queste settimane, quando anche nel nostro Paese, in occasione delle Elezioni Amministrative, si registrano affluenze al voto tra le più basse di sempre, vi siano tanto persone in Europa, ma anche in Italia, che per il diritto a votare si battano con ogni forza. Ma è proprio così: sono le persone con disabilità, molte centinaia di migliaia delle quali non hanno potuto votare alle Elezioni Europee del 2019, di volta in volta a causa di problemi legati all’accessibilità, di restrizioni nella scelta dell’assistenza per votare, oltreché della mancanza di misure specifiche per garantire la possibilità di votare in modo indipendente e in segreto. In otto Stati Membri dell’Unione Europea, ad esempio, le persone che non possono accedere a un seggio elettorale per le barriere o perché vivono in un istituto residenziale semplicemente non possono votare, nemmeno per corrispondenza.
E del resto quella per il diritto di voto dei cittadini e delle cittadine con disabilità è una battaglia di lunga data, che anche sulle nostre pagine seguiamo da tempo (si vedano nella colonnina a fianco i nostri più recenti contributi). Va ricordato, in tal senso, il Parere denominato La necessità di garantire l’effettivo diritto di voto per le persone con disabilità nelle elezioni del Parlamento europeo, adottato alla fine dello scorso anno dal CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), organo consultivo della Commissione Europea., il cui relatore, Krzysztof PaterPater, si era rivolto al Parlamento Europeo, al Consiglio dell’Unione e a tutti gli Stati Membri, chiedendo la modifica urgente dell’Atto Elettorale Europeo del 20 settembre 1976, tramite l’inserimento di «una dichiarazione per cui nessun cittadino dell’Unione Europea possa essere privato del diritto di voto alle elezioni del Parlamento Europeo a causa di una disabilità o di uno stato di salute sulla base di norme nazionali».
«Com’è possibile – aveva dichiarato in tale occasione lo stesso Pater – che nel XXI secolo così tanti cittadini siano impossibilitati a votare solo perché hanno una disabilità, e che i responsabili politici facciano così poco per cambiare questa situazione? È una discriminazione inaccettabile e contraria ai valori fondamentali dell’Unione Europea, al Trattato e ai principali atti giuridici e politici internazionali».
Alla luce di quanto detto, dunque, va seguita con attenzione da una parte l’iniziativa legislativa del Parlamento Europeo di riforma del citato Atto Elettorale Europeo del 1976, con l’impegno a rendere le consultazioni continentali più inclusive per i 100 milioni di cittadini e cittadine europei con disabilità, dall’altra le proposte di emendamento riguardanti quella stessa iniziativa di riforma, avanzate dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, che nel settembre scorso ha reso pubblico il proprio documento Reform of the EU Electoral Law (European Disability Forum Position Paper) (disponibile integralmente, in inglese, a questo link).
Le principali istanze evidenziate dall’EDF si possono sintetizzare come di seguito: «Facendo riferimento alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, e in particolare all’articolo 29 di essa (Partecipazione alla vita politica e pubblica), chiediamo di garantire il diritto di voto e di eleggibilità indipendentemente dallo status di capacità giuridica: essere infatti sotto tutela parziale o totale non deve limitare i diritti politici di alcun cittadino o cittadina dell’Unione Europea».
Per quanto poi riguarda l’accessibilità delle Elezioni Europee, la richiesta è quella di «affrontare, a livello di ogni Stato Nazionale, tre elementi cruciali, ovvero l’introduzione di requisiti di accessibilità, l’attuazione di soluzioni specifiche per le persone con disabilità e la garanzia della libera scelta dell’assistenza per votare, in modo tale che tutti possano partecipare alla consultazione elettorale, e farlo indipendentemente e segretamente».
E ancora, rispetto alle persone con disabilità che vivono in contesti residenziali chiusi, si chiede di «garantire l’accessibilità nelle votazioni elettroniche e su internet, utilizzando la normativa dell’Unione Europea sull’accessibilità stessa».
E da ultima, ma non ultima, la necessità «di coinvolgere in modo significativo le persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentative negli sforzi dei rispettivi Paesi per rendere le elezioni più inclusive e garantire che i cittadini con disabilità ricevano informazioni accessibili sulle misure messe in atto».
Nel documento citato il Forum fornisce anche vari esempi di diverse soluzioni di accessibilità, allo scopo di dimostrare che le istanze espresse sono del tutto fattibili e richiedono “semplicemente” la volontà politica per essere attuate.
Nelle prossime settimane, quindi, i rappresentanti dell’EDF prenderanno contatto con i membri della Commissione per gli Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, per presentare i propri emendamenti, «perché un nuovo sistema elettorale dell’Unione Europea – si legge in una nota – sia finalmente in linea con la Convenzione ONU, di cui l’Unione e ogni Stato Membro di essa sono parte, e perché questa è la democrazia inclusiva che dovremmo avere tutti nell’Unione». (Stefano Borgato)
Per ogni ulteriore informazione: Alejandro Moledo (alejandro.moledo@edf-feph.org).