Come viene comunicato dall’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio, nella mattinata di domani, 1° dicembre, durante una conferenza stampa presso la stessa Presidenza del Consiglio, verrò presentata la Disability Card, «a compimento di un lungo percorso – sottolinea la ministra per le Disabilità Erika Stefani – che ci ha visti impegnati nel condurre in porto un’operazione fortemente attesa che necessitava di essere concretizzata quanto prima. La Disability Card, infatti, è un nuovo passo verso la piena inclusione, che semplificherà la vita e l’accesso ai servizi alle persone con disabilità, avvicinando il Paese al raggiungimento degli obiettivi inseriti nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».
Alla conferenza stampa, insieme alla stessa ministra Stefani, parteciperanno anche Pasquale Tridico, presidente dell’INPS, Stefano Imperatori, direttore sviluppo dell’Istiututo Poligrafico e Zecca dello Stato, che esibirà il prototipo della Disability Card, e anche Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che esprime «grande soddisfazione per questo passaggio, a conclusione di un lungo impegno anche da parte della nostra Federazione».
Ma di cosa si tratta esattamente? In rapida sintesi di una tessera che permetterà un più facile accesso alle persone con disabilità ai servizi, nonché la riduzione della burocrazia, in un regime di reciprocità con gli altri Paesi dell’Unione Europea.
Per spiegare meglio di cosa stiamo parlando è però opportuno fare qualche passo indietro e tratteggiare una breve storia del lungo percorso che ha portato all’attuale realizzazione.
A parlare per prima di una Disability Card europea era stata la Strategia dell’Unione Europea sulla Disabilità 2010-2020, partendo dalla constatazione di quanto fossero difformi e frammentarie, tra i vari Stati dell’Unione, le condizioni per accedere ad agevolazioni tariffarie, sconti e servizi aggiuntivi presso musei e servizi culturali, sistemi di trasporto, eventi sportivi o musicali o di intrattenimento.
Della questione, quindi, si occuparono anche il Parlamento e il Consiglio Europeo, approvando, nel dicembre del 2013, il Regolamento n. 1381/2013, che istituiva lo specifico programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza per il periodo 2014-2020, per garantire il quale si previde appunto la realizzazione di una EU Disability Card, coinvolgendo Associazioni e Istituzioni europee, uno strumento da intendersi come uniforme in ogni Paese aderente e da rilasciare sulla base di criteri generali omogenei individuati dall’Unione. Prese quindi il via un “progetto pilota” in otto Paesi (Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Italia, Malta, Slovenia e Romania).
Sin da allora, a lavorare in sintonia con il nostro Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in veste di sponsor dell’iniziativa, sono state la FISH e l’altra Federazione FAND (Federazione tra le Associazioni delle Persone con Disabilità), con l’obiettivo di poter attivare la Carta anche nel nostro Paese.
Già nel 2017, quindi, la FISH aveva condotto una rilevazione preliminare al progetto, per tentare da un lato di descrivere i benefìci più diffusi e i percorsi adottati per riconoscerli, dall’altro per iniziare, assieme ai vari partner, a delineare il funzionamento e le opportunità della Card, le ricadute pratiche e le necessità operative. In tal senso venne realizzato uno specifico sito web, ora in fase di aggiornamento, e organizzato un pubblico evento di presentazione alla fine di quell’anno.
La rilevazione della FISH confermò per altro tutte le difficoltà da parte dei gestori dei servizi ad orientarsi fra le diverse certificazioni di invalidità, ponendo seri problemi di ricomposizione delle differenti situazioni.
Un’accelerazione alla possibile effettiva adozione della Disability Card in Italia si ebbe poi con la Legge di Bilancio per il 2019 (Legge 145/18, articolo 1, comma 563), che stabilì innanzitutto la necessità di un Decreto Interministeriale per definirne i criteri e le modalità utili a individuare gli aventi diritto, con un relativo finanziamento per i tre anni successivi.
Un salto veloce di qualche anno ci porta a questo punto all’attuale anno 2021, con importanti e decisive novità sia a livello internazionale che nazionale. Infatti, nella Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030, resa pubblica in marzo dalla Commissione Europea, si definisce espressamente «la proposta di creare una “Carta Europea della Disabilità” entro la fine del 2023, che dovrà essere riconosciuta in tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea», andando oltre, cioè, a quel primo “progetto pilota” di cui si è detto, ottimo punto di partenza che si era limitato però a toccare una serie di vantaggi e benefìci concernenti i settori della cultura, del tempo libero, dello sport e del turismo.
Per quanto riguarda invece l’Italia, uno dei principali ostacoli da superare riguardava i vincoli sulla privacy delle persone, posti dal Garante Nazionale di tale settore. Su questo problema era arrivata proprio qualche settimana fa una dichiarazione della ministra Stefani, ove informava del via libera al progetto, arrivato appunto dal Garante della Privacy.
Domani, quindi, come detto, la pubblica presentazione del nuovo strumento, «che consentirà di fare – come sottolinea il presidente della FISH Falabella – un importante passo avanti per le persone con disabilità, rispetto all’inclusione nella vita sociale della comunità».
A tal proposito va ricordato inoltre che lo stesso Presidente della FISH aveva interloquito nell’estate scorsa anche con il presidente dell’INPS Tridico, in quanto dovrà essere proprio l’Istituto a curare la realizzazione e la distribuzione della Disability Card nel nostro Paese. E in quell’occasione erano arrivate ulteriori rassicurazioni sulla prossima entrata in vigore dello strumento in Italia, confermate ora dai fatti. (S.B.)