Bella realtà nata nel 2016, «per far crescere nella società, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda ONU 2030 per il futuro dell’Italia e per diffondere nel Paese la cultura della sostenibilità», l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) aveva adottato, nel giugno dello scorso anno, un apprezzabile approccio inclusivo nella stesura di un documento che analizzava l’impatto della pandemia da Covid sulle donne, di cui avevamo scritto su queste stesse pagine. In esso, infatti, si consideravano anche le specifiche esigenze delle donne con disabilità, sia nelle azioni volte a rendere esigibile il diritto alla salute, sia in quelle di contrasto alla violenza di genere.
Ebbene, visualizzando ora il recente spot della stessa ASviS contro la violenza di genere, messo online proprio in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre scorso, abbiamo avuto la conferma che per questo organismo l’approccio inclusivo non è una modalità occasionale.
Il filmato è realizzato da Elis Viettone, mentre l’editing e le grafiche sono state curate da Francesca Spinozzi. Lo spot è sottotitolato e prende le mosse dall’Obiettivo 5 – quello sulla parità di genere – dell’Agenda ONU 2030 sullo Sviluppo Sostenibile, che si propone, tra le altre cose, di prevenire la violenza e proteggere le donne.
In esso si alternano donne e uomini, diversi per età e altre caratteristiche, che illustrano i contenuti di tale disposizione. «Dai social ai media: combattere gli stereotipi per prevenire la violenza di genere. Promuoviamo un linguaggio più attento e rispettoso verso le donne. Aiutiamo le donne a riconoscere e prevenire ogni forma di violenza, anche quella economica. Formazione e lavoro assicurano alle donne l’autonomia economica per non dover dipendere da uomini violenti. Contrastiamo in modo concreto le molestie sessuali online. Dobbiamo destinare più fondi ai Centri Antiviolenza per accogliere e accompagnare le donne che chiedono aiuto, in collaborazione con le autorità locali, di polizia e giudiziarie. Ci sono donne particolarmente discriminate, come migranti, rifugiate e con disabilità che vanno maggiormente tutelate. Perché non premiare le imprese che offrono lavoro alle donne vittime? Esiste anche la violenza assistita, ovvero quella cui sono esposti le figlie e i figli delle donne abusate. Dobbiamo garantire assistenza anche per loro».
Lo spot si conclude con l’invito: «Se hai bisogno di aiuto chiama subito il numero anti violenza e stalking 1522».
Trattandosi di uno spot, il filmato punta a focalizzare concetti precisi esprimendoli in modo sintetico e toccando anche temi meno conosciuti dai più, come, appunto, la tutela delle minoranze, e la violenza assistita. La qual cosa ne fa uno strumento apprezzabile sotto diversi punti di vista.
Qualche rilievo critico riguarda invece il fatto che le informazioni iniziali (sull’Obiettivo 5) e quelle finali (sul numero 1522) sono in formato immagine e non espressi dalle voci narranti, dunque, verosimilmente, non accessibili alle persone con disabilità visiva. Inoltre, si usa l’espressione “chiama” il 1522, che lascia intendere come il servizio consista in una linea telefonica, mentre esso prevede anche una chat che può essere utilizzata da donne le quali, per motivi diversi (ad esempio, perché sorde, afasiche, per mancanza di privacy nell’uso del telefono ecc.), non possono o non vogliono utilizzare la chiamata telefonica per chiedere aiuto.
«Contatta come vuoi il 1522! Questo dovrebbe essere il messaggio da dare ovunque, era stata l’esortazione espressa lo scorso anno su queste stesse pagine da Martina Gerosa, urbanista, disability & accessibility manager, nonché donna sorda impegnata nel contrasto alla violenza nei confronti delle donne con disabilità. Un’esortazione che rivolgiamo a chiunque sia impegnato/a nel contrasto alla violenza sulle donne (tutte), non per sminuire il valore di un impegno che è comunque meritorio, e che va condiviso senza riserve, ma per aggiungere ulteriori elementi di inclusività a quelli già presenti.
Ringraziamo Silvia Cutrera per la segnalazione.
Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo è già apparso. Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
Per approfondire ulteriormente la questione riguardante la violenza nei confronti delle donne con disabilità, e in generale il tema Donne e disabilità, oltre a fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, suggeriamo la consultazione, nel sito di Informare un’h, delle Sezioni La violenza nei confronti delle donne con disabilità e Donne con disabilità.
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