Organizzata dalla ministra per le Disabilità Erika Stefani, insieme ai rappresentanti del Governo, delle Associazioni e ad altri esponenti della società civile e del mondo accademico, si è tenuta ieri a Roma, presso la Presidenza del Consiglio, la VI Conferenza Nazionale sulle Politiche per la Disabilità, da noi ampiamente presentata nei giorni scorsi, riferendo anche del documento intitolato Le future politiche per la piena inclusione delle persone con disabilità (disponibile integralmente a questo link), presentato per l’occasione dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Ne abbiamo parlato con il presidente della Federazione Vincenzo Falabella, che ha partecipato all’evento.
Quella di ieri a Roma è stata una Conferenza Nazionale certamente diversa dalle precedenti, con una partecipazione più limitata, a causa, ovviamente, del periodo di emergenza sanitaria, pur se sappiamo che davanti al computer moltissime persone hanno seguito i lavori dell’evento. Nonostante ciò ci è sembrato che la Giornata abbia coinciso con un momento importante. Che ne pensa?
«Effettivamente la partecipazione del mondo della disabilità non è stata quella che avremmo voluto, ma le circostanze e i tempi non hanno permesso scelte diverse. C’era già un forte ritardo, visto che per legge la Conferenza dovrebbe svolgersi ogni tre anni e l’ultima era stata nel 2016. L’alternativa, quindi, era quella di rinviarla ulteriormente all’anno prossimo, ma in questo momento, particolarmente importante, con la recente approvazione della Legge Delega sulla Disabilità da parte del Consiglio dei Ministri e l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che impatterà significativamente sulla vita dei nostri cittadini e cittadine con disabilità e delle loro famiglie, riteniamo che si dovesse procedere subito e alla fine credo che abbiamo avuto ragione, perché dal punto di vista dei contenuti emersi dai vari interventi si può senz’altro parlare di una giornata molto significativa per tutte le persone con disabilità e le loro famiglie.
Vi è stato poi l’incontro con il presidente del Consiglio Draghi, con un’aperta assunzione di responsabilità reciproca: da parte del Governo, che anche nel prossimo anno continuerà ad agire con attenzione sui temi della disabilità, mentre da parte nostra continueremo ad esserci in maniera costruttiva, ma anche con la chiarezza necessaria, perché non negozieremo mai i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie».
Parla già da sé il titolo del documento presentato dalla FISH alla Conferenza (Le future politiche per la piena inclusione delle persone con disabilità) e depositato agli atti ufficiali della Conferenza stessa. Come si è arrivati all’elaborazione di quel testo?
«Si tratta di un documento complesso, articolato e autorevole, che si occupa di ogni tema riguardante la disabilità e che è stato il frutto di un partecipato confronto-dibattito cui hanno contribuito in modo determinante tutte le componenti che fanno parte della nostra Federazione. È un testo che cerca di tracciare la strada da percorrere nel futuro, sia a breve che a lunga scadenza, per cambiare in modo netto le politiche sulla disabilità finora adottate nel nostro Paese. Il riferimento principale ne è la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, con il contrasto ad ogni forma di discriminazione e di istituzionalizzazione delle persone con disabilità, delle quali sostenere con forza la vita autonoma e indipendente. L’obiettivo è quello di riuscire ad approdare a un nuovo sistema di welfare, basato non più sulla “protezione” delle persone, ma sui loro diritti umani».
E naturalmente il primo passo di questo percorso non potrà che essere la concreta attuazione della recente Legge Delega sulla Disabilità…
«Durante il mio intervento alla Conferenza ho voluto innanzitutto ringraziare tutti i Parlamentari che alla Camera, in attesa che il provvedimento passi al Senato, hanno compattamente approvato la Legge Delega. Dopo due anni drammatici come quelli vissuti dall’inizio del 2020 ad oggi, che hanno avuto ricadute particolarmente pesanti sulle persone con disabilità e sulle loro famiglie, svelando palesemente tutti i limiti di un sistema di welfare che doveva “proteggere” ma “non ha protetto”, un “contenitore” come la Legge Delega era indispensabile, per dare un segnale visibile, concreto, che possa intervenire sulla vita reale di milioni di cittadini e cittadine con disabilità.
La nostra Federazione è stata coinvolta attivamente sin dagli inizi sui contenuti del Disegno di Legge e abbiamo cercato di fare la nostra parte sino in fondo. Il testo emerso ha tutte le caratteristiche di un contenitore, come detto, che si rifà strettamente al secondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità. Si poteva fare di più e meglio? Probabilmente sì, ma era appunto importante dare un segnale forte, tenendo poi conto che i tempi sono molto stretti, in quanto dettati dagli impegni assunti dall’Italia nell’àmbito del citato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Ora il segnale è arrivato ed è un punto di partenza fondamentale che ci dovrà vedere impegnati tutti assieme, forze istituzionali e politiche, enti locali, INPS, mondo della Sanità, organizzazioni sindacali, per inserire in quel “perimetro” i contenuti che vogliamo. Venti mesi per elaborare i Decreti Attuativi su temi spesso “fermi” da decenni non sono certo un tempo lungo, ma noi ci siamo e ci saremo sin da subito a dare ancora una volta il nostro apporto.
La pandemia ci ha insegnato tanto, in questi due anni, e vogliamo contribuire a cambiare concretamente il nostro Paese, ridando dignità e piena cittadinanza a tutte le persone con disabilità e alle loro famiglie del nostro Paese».
Visto il contesto e la “compressione” di questa Conferenza, era quasi fatale che alcuni temi, pure molto importanti, restassero ai margini. Pensiamo ad esempio alle istanze dei caregiver familiari e alle specifiche situazioni vissute dalle donne con disabilità.
«Per quanto riguarda le politiche di genere e le donne con disabilità, la FISH è in prima linea già da tempo nel cercare di dare visibilità alla discriminazione multipla subita da queste donne. Lo abbiamo fatto sin dal 2019, lanciando le due successive indagini VERA [acronimo che in italiano sta per “Emersione, riconoscimento e consapevolezza della violenza”, N.d.R.], lo facciamo in alcuni specifici passaggi anche nel documento che abbiamo presentato alla Conferenza Nazionale. È un tema che ci vede impegnati costantemente, con il nostro Gruppo Donne particolarmente attivo nel denunciare quell’effetto moltiplicatore che per le donne con disabilità si traduce in minori opportunità di studio, lavoro, salute, accesso alla giustizia, e di maggiore esposizione in termini di abuso e violenza sul proprio corpo e sui singoli aspetti legati alla sfera sessuale e riproduttiva.
Per quanto poi riguarda la questione dei caregiver familiari, che nel nostro Paese attendono ormai da anni una Legge che ne riconosca lo status, durante il recente incontro da noi avuto alla Camera, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, abbiamo direttamente chiesto allo stesso presidente Fico di fare in modo che si giunga il prima possibile ad approvare una norma da noi ritenuta quanto mai necessaria».
Doveroso, in conclusione, ci sembra anche chiarire un elemento emerso proprio nei giorni scorsi, ovvero l’utilizzo per la copertura finanziaria del cosiddetto “Decreto Legge Caro Bollette”, approvato dal Consiglio dei Ministri, di 200 milioni di euro tratti dal Fondo per la Disabilità e la Non Autosufficienza fissato dalla Legge di Bilancio per il 2020 (Legge 160/19, articolo 1, comma 330). Di che cosa si tratta esattamente?
«Il chiarimento è arrivato durante la Conferenza Nazionale dapprima dalla stessa Ministra per le Disabilità Stefani, la quale ha rassicurato sul fatto che la dotazione di quel Fondo non verrà toccata, anzi verrà incrementata di ulteriori 50 milioni di euro. Una rassicurazione confermata successivamente con chiarezza anche dal presidente del Consiglio Draghi, che ha effettivamente fugato le ombre emerse nei giorni scorsi su questo provvedimento.
In conclusione vorrei anche spendere una parola di apprezzamento per quanto dichiarato durante la Conferenza dal Presidente dell’INPS Tridico, che ha sostanzialmente ammesso l’eccessiva rigidità con cui l’Istituto ha spesso agito negli anni scorsi, in particolare riguardo alle cosiddette “cacce ai falsi invalidi”, che poi “falsi invalidi” non erano affatto. In altre parole, sentire il Presidente dell’INPS affermare pubblicamente che “un cieco può andare a ballare” senza essere per questo un “falso invalido”, è sembrata un’affermazione molto importante, anche dal punto di vista culturale».