«Riteniamo che questa procedura sia discriminatoria per tutti i pazienti che necessitano del cateterismo a intermittenza per lo svuotamento della propria vescica neurogena»: lo hanno scritto, in un messaggio sottoscritto dai rispettivi presidenti Francesco Diomede, Gabriella Galliani, Vincenzo Falabella e Cristina Dieci, le organizzazioni FINCOPP Nazionale (Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico), FINCOPP Lombardia, FAIP (Federazione delle Associazioni Italiane di Persone con Lesione al Midollo Spinale) e ASBI (Associazione Spina Bifida Italia), rivolgendosi direttamente a Letizia Moratti, assessora al Welfare della Regione Lombardia, a Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità della stessa Regione Lombardia e a Lorenzo Gubian, direttore della Società ARIA, che in tale Regione è l’Azienda per l’Innovazione e gli Acquisti).
Ma di quale procedura si parla e perché essa viene definita discriminatoria, tanto da avere indotto la FINCOPP Nazionale a depositare un ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia, volto ad annullarla? Si tratta di una procedura multilotto indetta dalla Regione Lombardia ai sensi del Decreto Legislativo 50/16 (articolo 60), riguardante un accordo quadro sulla fornitura di dispositivi medici per assistenza protesica (cateterismo), a favore degli Enti del Servizio Sanitario Regionale.
Purtroppo, quello della mancata libera scelta dei dispositivi medici monouso da parte delle persone interessate non è certo un problema nuovo. A spiegarlo così sono le citate organizzazioni FINCOPP, FAIP e ASBI: «In estrema sintesi – sottolineano – nel relativo bando di gara non è previsto l’inserimento di tutti i tipi di cateteri presenti nel mercato italiano ed europeo, così ledendo, di fatto, il diritto del paziente alla libera scelta del presidio necessario e appropriato alle sue esigenze. Il tutto creando anche una grave disparità tra cittadini, con la previsione di “vecchi” e “nuovi” aventi diritto, ricordando anche parlarsi di bambini con spina bifida. A confermare quanto da noi detto è stato anche il mondo Scientifico, vale a dire la SIUD (Società Italiana di Urodinamica) e la FIC (Fondazione Italiana Continenza), rimanendo tuttavia finora inascoltato)».
«Da parte nostra – proseguono le organizzazioni – stiamo cercando di evitare l’azione giudiziaria e già ci eravamo riusciti lo scorso anno, quando avevamo ottenuto dall’allora assessore regionale al Welfare Gallera il blocco del bando di gara. Ciò nonostante, ARIA è tornata alla carica, formulando nuovamente una procedura aperta altamente lesiva dei diritti dei pazienti. Ricordiamo tra l’altro che proprio recentemente l’INAIL, con un grande gesto di responsabilità e recependo i nostri rilievi, ha ritirato la propria gara nazionale, quasi identica a quella da noi contestata per la Regione Lombardia».
A questo punto, quindi, FINCOPP, FAIP e AISB auspicano di ottenere dall’assessora Moratti una circolare o una nota esplicativa, «perché venga garantito il diritto dei pazienti alla riabilitazione e alla libera scelta». «E proprio perché fiduciosi in una soluzione bonaria – concludono – abbiamo proceduto al deposito del ricorso al TAR Lombardia con la riserva di effettuare il pagamento del contributo sino all’ultimo momento utile, al fine di evitare ulteriori spese per l’Amministrazione Regionale. In caso di mancato ritiro del bando di gara, ci riserviamo tuttavia, la costituzione di parte civile nel procedimento, continuando a muoverci sempre all’insegna del motto “Nulla su di Noi senza di Noi”». (S.B.)
A questo link è disponibile il testo integrale e originale del messaggio prodotto da FINCOPP Nazionale, FINCOPP Lombardia, FAIP e ASBI. Per ogni ulteriore informazione: finco@finco.org.
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