L’archetipo del valore del sacrificio è stato esaltato sia a livello militare («È bello morire per la patria»), sia a livello religioso («Rendere onore alla divinità offrendo sacrifici anche umani»), sia a livello familistico («Bisogna sacrificarsi per la famiglia»). Fermo restando il valore dei sacrifici che comunemente la vita quotidiana ci presenta, questa idea che si debba sacrificare tutto e pure se stessi alle tre Istituzioni di cui sopra, è una costante delle società antiche. Oggi si cerca di ammodernare questa concezione col mercantilismo, proponendo un salario che privatizzi il sacrificio al punto da “schiavizzare” la cargiver.
Eppure, già a proposito della religione i Profeti nella Bibbia facevano dire a Dio «non voglio sacrifici, ma che operiate la giustizia»; e ancora Isaia auspicava, a proposito del militarismo patriottico, che «le spade si mutino in aratri»; riguardo poi alla famiglia di Gesù, nei Vangeli si dice che i suoi familiari sono quelli che ascoltano la parola del Padre e la mettono in pratica. E il Padre non vuole certo che si sacrifichi totalmente la vita ai propri familiari, ma che gli esseri umani «abbiano invece la vita e l’abbiano in abbondanza».
Pertanto, se si vuole essere moderni, invece di proporre il salario alle caregiver, occorre la realizzazione di un welfare a favore della qualità di vita dei membri delle famiglie, con iniziative pubbliche che realizzino veri servizi socio-assistenziali-sanitari a sostegno dei membri più deboli in seno alle famiglie stesse.
Il progetto di vita di cui si parla nell’articolo 14 della Legge 328/00 è stato un primo intervento normativo in tal senso; non per nulla quella stessa Legge parla all’articolo 22 dei «livelli essenziali delle prestazioni sociali», da realizzare in rete tramite specifici accordi di programma indicati nell’articolo 19.
La Magistratura è ripetutamente intervenuta per applicare questi princìpi. Ora la recentissima Legge Delega in materia di disabilità (Legge 227/21) ha indicato alcuni criteri, per garantire, in modo migliore, la vita indipendente alle persone che necessitano di assistenza «continuativa, permanente e globale» (articolo 3, comma 3 della Legge 104/92), ma anche ai e alle caregiver che hanno diritto a non perdere la loro personalità di familiari, per dover assumere quella di “salariati”, reclusi ed esclusi dal consorzio umano.
A questo punto l’auspicio è che i Decreti Attuativi di quella stessa Legge Delega, che dovranno essere emanati entro venti mesi, riescano a realizzare concretamente quanto detto.