«Ho deciso di riprendere e aggiornare questo manuale scritto a quattro mani con mio padre perché la scherma oggi più che mai viene utilizzata in diversi àmbiti anche come aiuto psicologico per i ragazzi, le ragazze e non solo. Mi riferisco sia all’enorme sviluppo che ha avuto in àmbito scolastico ed extrascolastico tra le persone con disabilità, sia al suo utilizzo in termini di abbattimento dei sintomi dell’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) e ancora all’ampio uso che se ne fa nella prevenzione psichiatrica all’interno di realtà ospedaliere nazionali»: a dirlo è Giovanni Lodetti, tecnico nazionale federale di scherma di secondo livello, già docente universitario in vari Atenei, esperto di Welfare dello Sport e di Psicologia Clinica dello Sport, presso la Scuola Regionale del CONI Lombardia.
Figlio d’arte, Lodetti, già tiratore in Coppa del Mondo Assoluta, co-dirige la Sala d’Arme dedicata al padre, il maestro Marcello Lodetti, presso la Caserma Teuliè di Milano e proprio insieme al padre aveva pubblicato per la prima volta nel 1995 La scherma, manuale per eccellenza di tutti gli schermidori e per quanti vogliano affacciarsi per la prima volta a questa disciplina. Ora Mursia ne farà uscire a breve in libreria una versione del tutto aggiornata, comprendente anche uno specifico capitolo dedicato all’utilizzo della scherma come valido aiuto per l’abbattimento dei sintomi di ADHD. (S.B.)
Per ogni ulteriore informazione: press@mursia.com.
L’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività)
L’ADHD, acronimo inglese che sta per “disturbo da deficit di attenzione e iperattività”, è inserito nel DSM5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione del 2013), tra i disturbi del neurosviluppo, che ne indica una prevalenza di circa il 5% nei bambini e di circa il 2,5% negli adulti.
Il disturbo è caratterizzato da difficoltà di attenzione, di controllo della motricità e da impulsività. Esso, inoltre, può assumere nelle persone diverse traiettorie evolutive, sia a seconda di eventuali altri disturbi associati, sia principalmente per l’appropriatezza/inappropriatezza della presa in carico terapeutica.
Tra le conseguenze più diffuse di un ADHD non trattato vi sono l’abbandono degli studi, la perdita del lavoro, separazioni, frequenti incidenti e ritiro della patente, trascurare la propria salute, fino ad arrivare all’uso di sostanze e al commettere reati. Un corretto trattamento, invece, può consentire alla persona sia un regolare svolgimento degli studi, sia l’avvio di un buon percorso lavorativo, favorendo il raggiungimento dii una soddisfacente vita affettiva e sociale.