«Questo è un documento specifico di programmazione che offre una panoramica complessiva delle azioni messe in campo dalla nostra Regione per le persone con disabilità. Ora l’auspicio è quello che si possa aprire prima possibile un confronto e un lavoro comune con le Associazioni maggiormente rappresentative, per definire i prossimi passi e fare in modo che gli impegni si trasformino in azioni concrete. Crediamo anche che, in particolare sul tema dell’accessibilità, sia possibile per una Regione come la nostra assumere, accanto agli impegni di spesa, anche il raggiungimento di alcuni obiettivi ambiziosi, ma alla nostra portata, come quello, solo per fare un esempio, della piena accessibilità di tutti i mezzi di trasporto».
Così Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commenta la Deliberazione n. 5809 con la quale la Giunta Regionale della Lombardia ha approvato il 29 dicembre scorso il Piano Regionale per le Politiche in favore delle Persone con Disabilità 2021-2023 (PAR Disabilità).
Come spiegano dalla LEDHA, «si tratta del secondo Piano dedicato ai temi della disabilità: il primo, approvato nel 2010, aveva una validità decennale. Questa volta la scelta dell’Amministrazione Regionale è stata quella di approvare un documento con un raggio temporale di azione di tre anni e con un forte orientamento alla definizione dei risultati conseguibili, in particolare in quest’ultimo scorcio di Legislatura Regionale».
Il nuovo PAR Disabilità 2021-2023 è suddiviso in cinque capitoli, individuando tre macroaree di intervento, vale a dire l’accessibilità, l’inclusione, la salute e benessere.
«Sul piano dei princìpi – secondo la Federazione lombarda -, appare significativo che la Regione abbia assunto come indicatore di riferimento delle proprie politiche per le persone con disabilità l’articolo 19 (Vita indipendente ed inclusione nella società) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, quindi il diritto alla vita indipendente, a scegliere dove e con chi vivere e ad avere accesso a tutti i sostegni necessari per poter vivere nella società senza essere discriminati o segregati. Non è quindi un caso che il Piano individui come obiettivi da perseguire la non discriminazione, la partecipazione della persona alla definizione dei progetti che la riguardano, il contrasto all’istituzionalizzazione, la riduzione del carico di cura dei familiari e la riforma dei servizi tradizionali (“prima del contenitore è necessario porre al centro la difesa della persona nella sua dignità”)».
«Dalla lettura del testo – concludono dalla LEDHA – possiamo apprezzare l’evoluzione del linguaggio ma anche della visione culturale della disabilità che si è compiuta all’interno dell’Amministrazione Regionale: significativo, ad esempio, è anche il fatto che le Direzioni Generali che hanno un’attenzione specifica ai temi dei diritti delle persone con disabilità non siano solo quelle tradizionali (Welfare, Famiglia, Formazione e lavoro), ma anche molte altre, in particolare sui temi dell’accessibilità e della promozione dell’inclusione sociale. E tra i tanti impegni assunti, segnaliamo soprattutto quelli relativi all’implementazione, almeno a livello sperimentale, del Fondo Unico e, in campo sanitario, quelli di attivazione in ogni ASST [Azienda Socio Sanitaria Territoriale, N.d.R.] e in ogni IRCCS [Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, N.d.R.] di un Servizio dedicato alla disabilità adulta e degli interventi DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance, ovvero “Assistenza medica avanzata alle persone con disabilità”), che garantiscono l’accesso ai servizi ambulatoriali ospedalieri delle persone con disabilità complesse». (S.B.)
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