Nella Giornata della Memoria, impegnàti contro ogni esclusione e discriminazione

di AIFO*
«In occasione della Giornata della Memoria di domani, 27 gennaio - scrivono dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) - rinnoviamo il nostro impegno affinché stermìni, odio e discriminazioni non si ripetano mai più. La nostra Associazione contrasta questi fenomeni con la sensibilizzazione, l’educazione e la formazione alla cittadinanza globale, l’accoglienza di emarginati, l’inclusione delle persone con disabilità. Lo facciamo con forza, proprio perché la nostra storia ci ha messo a contatto 60 anni fa con gli “ultimi fra gli ultimi della terra”, i malati di lebbra»
Emmi G., vittima dell'"Aktion T4"
Emmi G., di soli 16 anni, fu una delle centinaia di migliaia di vittime con disabilità durante il nazismo. Giudicata “schizofrenica”, venne sterilizzata e successivamente inviata a Meseritz-Obrawalde, dove venne uccisa il 7 dicembre 1942 con un’overdose di tranquillanti

In occasione della Giornata della Memoria di domani, 27 gennaio, la nostra Associazione [AIFO-Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, N.d.R.] rinnova il suo impegno affinché stermìni, odio e discriminazioni non possano ripetersi mai più.
Il fatto unico e straordinario come la Shoah, l’eliminazione dei “diversi” (rom e omosessuali), degli “inutili” e contaminatori della “razza” (il programma Aktion T4 contro le persone con disabilità), degli oppositori politici da parte del nazismo, furono possibili solo con una diffusa cultura del razzismo, dell’odio e dell’esclusione. Questa cultura è purtroppo ancora presente, con intensità e modalità diverse, in Italia e altrove.

I nostri gruppi presenti in Italia sono impegnati nel contrastare questi fenomeni con attività di sensibilizzazione, educazione e formazione alla cittadinanza globale, di accoglienza di emarginati, di inclusione delle persone con disabilità. Lo facciamo con forza e convinzione, proprio perché la nostra storia ci ha messo a contatto sessant’anni fa con gli “ultimi fra gli ultimi della terra”, i malati di lebbra, per volontà del nostro fondatore Raoul Follereau (1903-1977).
Dalla lebbra abbiamo imparato non solo l’attenzione e la cura verso la persona, ma la necessità di andare oltre: superare lo stigma, le barriere di paura, di discriminazione, di esclusione che colpiscono la persona non solo per la sua malattia, oggi curabile, ma per la sua disabilità, tanto più grave quanto più tardiva è la diagnosi.
Oggi non è più solo la lebbra, ma sono le malattie tropicali neglette, un gruppo di venti patologie di cui la lebbra fa parte, a riprodurre gli stessi fenomeni. Diffuse in 149 Paesi del mondo, nelle aree più povere e fragili dal punto di vista sociale e ambientale, le malattie tropicali neglette toccano 1,7 miliardi di persone.

Come Organizzazione Non Governativa sociosanitaria di cooperazione internazionale, siamo presenti in aree del mondo dove l’esclusione e la discriminazione di genere, per motivi etnici, sociali, culturali, a causa di guerre e conflitti, si perpetuano ancora oggi. Lavoriamo affinché le persone ritrovino il proprio posto e la propria dignità nelle comunità cui appartengono attraverso l’inclusione in tutte le sue forme: diritti, educazione, parità di genere, formazione, lavoro, ambiente sano. La cura e la riabilitazione non sono complete senza l’inclusione sociale nella comunità.

È anche con la memoria a fatti apparentemente ormai lontani e con testimoni sempre più rari, che il 30 gennaio prossimo ci apprestiamo a celebrare la 69^ Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra, per stimolare l’impegno contro ogni forma di discriminazione e a favore dell’inclusione.

A questo link è disponibile un testo di approfondimento sulla 69^ Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra del 30 gennaio.

L’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) ha dato vita nel 2011 alla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), insieme a EducAid, DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), alle quali si è aggiunto successivamente l’OVCI-La Nostra Famiglia (Organismo di Volontariato per la Cooperazione Internazionale).

Per quanto riguarda il tema dello sterminio delle persone con disabilità durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale, segnaliamo che a fianco del testo di Stefania Delendati, Quel primo Olocausto (a questo link), è presente l’intero elenco dei numerosi contributi da noi pubblicati su tale argomento.

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