Pensioni di invalidità e reddito di cittadinanza: un’iniquità che parte dal 2019

In questi giorni tante famiglie con disabilità si vedono decurtare o addirittura azzerare il reddito di cittadinanza, in seguito all’aumento delle pensioni di invalidità stabilito due anni fa da una Sentenza della Corte Costituzionale. Si tratta di una conseguenza delle iniquità contenute nella Legge del 2019 che fissò i criteri per percepire il reddito di cittadinanza e che la Federazione FISH denunciò con forza, proponendo anche alcuni emendamenti poi non accolti. Ora, di fronte all’attuale situazione, la stessa FISH intende fare tutto il possibile per far sì che si rimedi a tale iniquità

Si era agli inizi del 2019, quando venne approvato il Decreto Legge 4/19, poi convertito nella Legge 26/19, che fissava i criteri per accedere al reddito di cittadinanza. In tale occasione, come avevamo ampiamente riferito anche sulle nostre pagine, era stato nettamente negativo il giudizio della FISH (Federazione Italiana per il Supetramento dell’Handicap), le cui proposte di emendamento non erano stato accolte.
«Ai fini della concessione dell’erogazione del reddito e della pensione di cittadinanza – si era letto infatti in una nota diffusa dalla Federazione -, il provvedimento è meno vantaggioso per i nuclei in povertà assoluta con persone con disabilità rispetto agli altri. Continuano inoltre ad essere computate le provvidenze assistenziali quale reddito familiare, e continua ad essere pressoché ininfluente la presenza di una persona con disabilità all’interno dei nuclei potenzialmente beneficiari delle nuove misure. Al di là, poi, dei gravi effetti pratici immediati, ancora una volta non si considera quello che è un elemento centrale nella costruzione delle politiche sociali, ovvero che troppo spesso la disabilità è causa di impoverimento e di conseguente esclusione sociale».

Quelle parole tornano ora a risuonare con forza, di fronte alle tante segnalazioni che la stessa FISH sta ricevendo in questi giorni, da parte di famiglie con disabilità che da ieri, 27 gennaio, si sono viste decurtare o addirittura azzerare dall’INPS il reddito di cittadinanza, in seguito all’aumento delle pensioni di invalidità stabilito dalla Sentenza 152/20 prodotta due anni fa dalla Corte Costituzionale.
«Come nel 2019 avevamo ritenuto inaccettabili vari contenuti della Legge sul reddito di cittadinanza – dichiara Vincenzo Falabella, presidente della FISH – altrettanto inaccettabile è oggi che ancora una volta  si dia (meno) da una parte, togliendo (di più) dall’altra. Per questo intendiamo richiedere un intervento legislativo urgente, ovvero una proposta emendativa da inserire all’interno di un Decreto Legge di prossima emanazione, che modifichi i parametri utili alla concessione del reddito di cittadinanza, alla luce dell’aumento delle pensioni di invalidità stabilito dalla Corte Costituzionale».

La citata Sentenza 152/20 della Consulta, vale la pena ricordare, aveva portato due anni fa ad un aumento variabile delle pensioni percepite da persone con invalidità civile totale, ciechi civili assoluti e sordi (quest’anno poco più di 291 euro al mese), fino a un aumento massimo di 368 euro e non per tutti. A tal proposito l’INPS, nel rendere attuativo quanto disposto dalla Corte Costituzionale, aveva in un primo tempo conteggiato quegli aumenti nell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), che crescendo a propria volta avrebbe in pratica vanificato gli aumenti stessi. Si trattava palesemente di un errore ammesso subito dopo dall’INPS, nel rispondere ad un Interpello urgente presentato dalla FISH, come abbiamo riferito nelle scorse settimane.
«Ora, però, ci troviamo di fronte a questa nuova situazione legata al reddito di cittadinanza – sottolinea Falabella – con gli aumenti delle pensioni di invalidità che vanno a incidere sul reddito familiare. Già nel 2019, del resto, quando era stata approvata la Legge 26/19, avevamo denunciato, seppure inascoltati, l’iniquità di conteggiare le pensioni di invalidità nel cumulo del reddito familiare, creando situazioni che allora come oggi danneggiano pesantemente tante famiglie con disabilità».
«Ma come già abbiamo fatto dapprima sul fronte delle pensioni di invalidità civile parziale – conclude -, e più recentemente sull’errore poi ammesso dall’INPS in relazione all’ISEE, siamo pronti a fare da subito tutto il possibile per rimediare a questa stortura. Non intendiamo infatti stare a guardare questo ennesimo attacco a famiglie costrette a vivere spesso ai limiti dell’indigenza. E dal mondo della politica ci attendiamo ora immediate risposte». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

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