Merita certamente un ricordo ciò che ha portato alla Legge 104/92, della quale il 5 febbraio scorso si è avuto il trentesimo anniversario dell’approvazione, perché fu la prima volta che le persone con disabilità hanno partecipato alle decisioni che le riguardano, decisioni per giunta importanti.
Il primo elemento da considerare era il clima di lotte e iniziative che negli Anni Ottanta aveva contraddistinto il movimento per i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari. Prima ancora la Lega Nazionale per il Diritto al Lavoro degli Handicappati, promossa dal Partito Radicale Invalidi, ovvero da Bruno Tescari, aveva coagulato alla fine degli Anni Settanta alcuni gruppi formali e informali sparsi in tutta Italia (Torino, Milano, Genova, Trento, Porto San Giorgio, Viterbo, Roma, Napoli, Melfi, Catania), per definire una norma di iniziativa popolare che riformasse la Legge 482/68 sul lavoro, ritenuta assistenziale e non valorizzante delle capacità professionali delle persone con disabilità. Era la prima volta che queste ultime scrivevano una Proposta di Legge!
Il successo della raccolta di firme agli inizi degli Anni Ottanta (ne furono raccolte ben 100.000 anziché le 50.000 previste dalla legge) aveva avviato un nuovo approccio nel movimento, centrato sulla rivendicazione dei diritti.
Negli anni successivi, a livello di confronto con il Governo si costituì un Coordinamento Nazionale delle Associazioni, attivo per contrastare vari tentativi dei Governi Spadolini e Goria di tassare l’indennità di accompagnamento. Fino ad allora solo le Regioni intervenivano sulle politiche sociali, ma in maniera molto disomogenea, e soprattutto nel Centro-Nord, penalizzando il Sud Italia.
Le manifestazioni romane del Coordinamento attirarono l’attenzione delle forze politiche e istituzionali e posero il problema di una organica Legge Quadro sul tema della disabilità che intervenisse per coordinare le politiche sparse in diversi provvedimenti scoordinati tra loro e orientare i vari provvedimenti regionali.
A prendere l’iniziativa fu Rosa Russo Iervolino, ministra senza portafoglio degli Affari Sociali nel sesto e settimo Governo Andreotti, che costituì una Commissione formata da leader e personaggi famosi del mondo della disabilità.
Stranamente, va rilevato, nel web non c’è oggi alcun riferimento a quella Commissione, pur essendo partecipata da figure come quelle di Bruno Tescari, Vincenza Zagaria, Laura Stopponi, Vincenza Ferrarese, Roberto Grimaldi e chi scrive, componenti della citata Lega Nazionale per il Diritto al Lavoro degli Handicappati, insieme a Salvatore “Tillo” Nocera, Teresa Serra dell’Associazione AIAS, ma anche a personaggi noti come il cantautore Pierangelo Bertoli. Ci incontravamo periodicamente circa una volta al mese (all’epoca non c’erano ancora le comunicazioni attraverso e-mail).
Quegli incontri svilupparono un ricco dibattito, anche in sottogruppi, producendo sui vari temi la definizione degli articoli della Legge che venivano approvati dalla Commissione. Dal canto suo, la Segreteria del Ministro redigeva la versione finale degli articoli. Al termine dei lavori della Commissione, il testo della Legge venne trasmesso al Parlamento, mi sembra di ricordare come Disegno di Legge governativo.
Purtroppo, come accennato, nel web non vi è traccia dei lavori di quella Commissione, i cui atti cartacei sono andati purtroppo perduti nel trasferimento del Ministero in un altro edificio, e gli stessi Atti Parlamentari disponibili online si fermano al 1996, non includendo quindi la Legge 104. Sarebbe pertanto augurabile attivare una tesi di laurea su quella stagione e su quel provvedimento, per ricostruire la storia della prima Legge scritta dagli esperti con disabilità in collaborazione con il Governo.