Ai Lettori e alle Lettrici più attenti/e non sfuggirà che del Comune marchigiano di Rapagnano, in provincia di Fermo, ci siamo già occupati in più di un’occasione sulle nostre pagine. Lo abbiamo fatto sin dal mese di settembre dello scorso anno, di fronte a quanto denunciato da numerose organizzazioni delle Marche, riguardo ai contenuti di un Decreto Regionale (Decreto 48/21), che a Rapagnano aveva autorizzato la realizzazione di una struttura con una capienza di 175 posti lesto, residenziali e semiresidenziali, destinati a persone con disabilità, anziani non autosufficienti e con demenza, nonché a persone con disturbi psichici. Successivamente, sotto forma di richiesta/appello, il Gruppo Solidarietà aveva lanciato anche una petizione, rivolta al Presidente della Regione Marche, all’Assessore alla Sanità e ai Servizi Sociali e alla Presidente della IV Commissione Consiliare, aperta a tutti coloro che volessero esprimere il proprio dissenso rispetto a quelle che venivano definite come «nuove forme di istituzionalizzazione». Un’iniziativa, questa, che aveva ottenuto grande adesione, anche a livello nazionale.
Oggi lo stesso Gruppo Solidarietà “tira le somme” di quella richiesta/appello, segnalando che sono state ben 30 le organizzazioni regionali, comprese alcune Federazioni, e oltre 250 le persone che a titolo individuale l’hanno sottoscritta, chiedendo appunto alla Regione Marche «di revocare il Decreto di autorizzazione alla realizzazione di quella nuova struttura a Rapagnano», oltreché «di modificare la normativa sulle autorizzazioni sociosanitarie e sociali, in particolare nelle parti in cui sono previsti accorpamenti di questo tipo in tutte le strutture di nuova realizzazione, e nuovi accorpamenti o ampliamenti in tutte quelle già attive».
«I sottoscrittori della petizione – sottolineano ancora dal Gruppo Solidarietà – ritengono infatti inaccettabile permettere la nascita di strutture di questo tipo, nelle quali si determina una concentrazione di posti tale, da aprire la strada a nuove forme di istituzionalizzazione ed emarginazione dei soggetti più deboli: autorizzare l’apertura di servizi alla persona di questo tipo può essere possibile solo se si concepiscono le politiche sociali e sanitarie al pari di una qualunque attività commerciale».
«È inaccettabile – concludono dal Gruppo Solidarietà, pienamente in linea con tutti coloro che hanno aderito alla petizione – che a fronte dell’enfasi sulla personalizzazione degli interventi, sul ruolo dei contesti territoriali, sulla centralità del progetto di vita, sulla libertà di scelta delle persone (dove e con chi vivere), si innestino poi corto circuiti di questo tipo, derive emarginanti, che portano con sé separazione ed emarginazione. L’impegno da assumere, infatti, è come de-istituzionalizzare e non come re-istituzionalizzare. Auspichiamo pertanto che da parte della Regione vi sia ascolto e accoglienza operativa a tali istanze». (S.B.)
A questo link è disponibile il testo della nuova lettera inviata in questi giorni a Francesco Acquaroli, presidente delle Marche e a Filippo Saltamartini, assessore regionale alla Sanità e ai Servizi Sociali, a firma dei responsabili di alcune organizzazioni regionali. Per ulteriori informazioni: grusol@grusol.it.