L’accesso alle informazioni è certamente uno degli aspetti più problematici per le persone con disabilità visive, che spesso si ritrovano, loro malgrado, a fruire di informazioni mediate. Questo assume una particolare rilevanza in àmbito sanitario, dove spesso prescrizioni, referti e dispositivi continuano ad essere prodotti senza particolari accorgimenti di accessibilità. Ce ne siamo occupati anche recentemente, su queste stesse pagine, presentando il prototipo di test di gravidanza tattile realizzato nel Regno Unito, che consente alle donne cieche e ipovedenti di effettuare il test in autonomia e con l’opportuna riservatezza. Oggi ben volentieri segnaliamo un’altra notizia che riguarda sempre l’area della salute riproduttiva.
L’idea segnalata da «Notizie di Prato» è quella di produrre le ecografie prenatali in stampa 3D, riproducendo piccole “sculture” delle parti del feto – il viso, un piedino, una manina – per consentire al futuro genitore o alla futura genitrice con disabilità visiva di vederle attraverso il tatto.
L’originale iniziativa si deve a Cristian Brunetti, fisioterapista pratese ipovedente, e alla sua compagna Martina Riginella, che hanno riflettuto sul fatto che i futuri genitori che non possono vedere le immagini dell’ecografia sul monitor o sulla chiavetta, perdono un momento importante nel loro percorso genitoriale. «Tante volte ho sentito dire da amici e conoscenti – ha dichiarato Brunetti al quotidiano online – che il bambino in pancia aveva il naso piccolo, gli zigomi sporgenti, insomma una serie di piccoli particolari che lo rendevano somigliante al padre e alla madre, ma per me, come per tanti, questa gioia era negata, così ho pensato di stampare l’ecografia in 3D, in modo che percorrendo il contorno con le dita anche chi non ci vede potesse immaginarsi il viso, o un particolare del figlio».
Attraverso la stampa in 3D, dunque, è possibile riprodurre in modo fedele l’immagine dell’ecografia attraverso una procedura abbastanza semplice: «Basta chiedere al ginecologo – spiega Riginella – di salvare l’immagine nel formato STL [Standard Triangulation Language, N.d.R.], che poi verrà caricato sul sito per essere stampato e poi spedito in tutto il mondo». In tre giorni un’azienda pratese e una fiorentina provvedono alla realizzazione della stampa e a spedirla.
Brunetti spiega che non è consigliabile produrre una stampa dell’intero feto perché nel passaggio dall’immagine alla scultura si perderebbero i particolari e si otterrebbe una “scultura” di minore qualità. Concentrando invece l’attenzione su un particolare come il viso, un piedino o una manina, la riproduzione è più fedele e accurata.
Le stampe in 3D non si smagnetizzano e si possono conservare come si farebbe con le foto di famiglia. Per promuovere l’iniziativa è stato creato un apposito sito su cui campeggia l’accattivante invito: «Accarezza il volto del tuo futuro bebè prima ancora che venga alla luce». (Simona Lancioni)
Ringraziamo Simonetta Cormaci per la segnalazione.
In attinenza con i temi qui trattati, suggeriamo anche la consultazione della Sezione Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa). Il presente contributo è già apparso in quello stesso sito e viene qui ripreso – con alcune modifiche dovute al diverso contenitore – per gentile concessione.