Domani, 3 marzo, sarà la settima Giornata Mondiale dell’Udito (World Hearing Day), evento che coinvolge oltre cento Pesi e che è stato voluto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per richiamare i Governi mondiali sull’importanza dell’udito. Il messaggio lanciato per questa edizione è To Hear for Life, Listen with Care! (letteralmente “Per ascoltare per tutta la vita, ascolta con cura!”). Sull’iniziativa cediamo ben volentieri la parola a Paolo De Luca, presidente dell’APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare).
In queste settimane di guerra, il tema dell’ascolto scelto per l’edizione di quest’Anno della Giornata Mondiale dell’Udito è più che mai appropriato: serve non solo parlarsi, infatti, ma ascoltarsi e ascoltare il grido che si leva dalle tante voci di persone che vogliono vivere in pace e senza bombe pendenti sulla testa.
Ma tornando alla Giornata promossa all’OMS, va detto innanzitutto che il numero di persone che vivono con un’ipoacusia non affrontata o con malattie dell’orecchio è inaccettabile. Per questo è necessaria un’azione tempestiva, per prevenire e affrontare la perdita dell’udito nel corso della vita. Investire infatti in interventi efficaci andrà a vantaggio delle persone ipoacusiche e porterà utili finanziari alla società stessa. È pertanto necessario integrare la cura dell’orecchio e dell’udito centrata sulla persona nei Piani Sanitari Nazionali, per una copertura sanitaria universale, ma servono anche, con urgenza, campagne di sensibilizzazione tra la popolazione mondiale, al fine di aiutare a comprendere una serie di fatti certi ovvero, innanzitutto, che un buon udito e una buona comunicazione sono importanti in tutte le fasi della vita. Che la perdita dell’udito – e le relative malattie dell’orecchio – può essere evitata attraverso azioni preventive, come la protezione contro i suoni forti, le buone pratiche di cura dell’orecchio e l’immunizzazione. Se identificato infatti in modo tempestivo e cercando un’assistenza appropriata, il problema può essere senz’altro affrontato. Le persone a rischio di perdita dell’udito dovrebbero pertanto controllare regolarmente l’udito stesso, mentre coloro che soffrono di ipoacusia (o di malattie dell’orecchio correlate) dovrebbero cercare assistenza da un operatore sanitario.
Prevenzione, cure, riabilitazione, ausili, tecnologie assistive, apparecchi acustici, impianti cocleari: sono certamente tutte “vie giuste”, ma al tempo stesso non possiamo non rilevare che l’applicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) continua ad essere frammentaria e diseguale, un segnale, questo, che preoccupa le persone con disabilità sensoriale uditiva, le loro famiglie e le associazioni che le rappresentano.
In più vi è stato – e continua ad esserci – il Covid, rispetto al quale un’importante indagine sulle conseguenze della pandemia per le disabilità neurosensoriali condotta dall’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, ex ISFOL) e diretta da Luciano Bubbico, con la collaborazione di diverse associazioni fra le quali ancxhe la nostra [APIC-Associazione Portatolri Impianto Cocleare, N.d.R.] ha fatto emergere i tanti bisogni delle persone con disabilità di questo tipo durante la chiusura per l’emergenza sanitaria, bisogni che in forme diverse hanno continuato ad essere presenti anche dopo la fine della chiusura.
Presidente dell’APIC di Torino (Associazione Portatori Impianto Cocleare).
Oggi, 2 marzo, e domani, 3 marzo, Giornata Mondiale dell’Udito, è stata anche promossa nel nostro Paese la Maratona dell’Udito (se ne legga a questo link), con una lunga diretta streaming accessibile a tutti.
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