«Vogliamo il pane, ma anche le rose» è lo slogan coniato da Rose Schneiderman (1882-1972), attivista femminista statunitense, nei primi anni del secolo scorso, per rivendicare che il lavoro femminile dovesse garantire alle donne di raggiungere anche obiettivi superiori alla mera sussistenza. Quello slogan ha acquisito una certa notorietà quando venne utilizzato nel famoso sciopero dei lavoratori dell’industria tessile – in maggioranza donne –, svoltosi nel 1912 a Lawrence, nel Massachusetts (USA), per contrastare le condizioni lavorative inumane che caratterizzavano il comparto in questione. È uno slogan efficace perché mette insieme diritti (il pane) e gentilezza (le rose), ovvero ciò che garantisce la vita e ciò che la colora, una prospettiva nella quale anche vivere una “vita colorata” diventa essenziale quanto mantenersi in vita.
Lo slogan è tornato in mente l’8 Marzo, nella Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, mentre i luoghi fisici e virtuali traboccano di mimose. In questa Giornata c’è chi si limita a regalare mimose, e chi fa qualcosa di diverso.
Tra questi ultimi rientra l’Associazione Blindsight Project che ha deciso di celebrare la ricorrenza mettendo online la versione audiodescritta di Silenzi interrotti, docufilm diffuso nella sua versione originale il 26 novembre 2018, un cortometraggio di 12.40 minuti realizzato dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e dall’Associazione Differenza Donna.
L’iniziativa rientrava nell’àmbito di VERA (Violence Emergence, Recognition and Awareness, letteralmente “Emergenza, riconoscimento e consapevolezza della violenza”), indagine volta a fare emergere il fenomeno della violenza contro le donne con disabilità nel contesto italiano.
Maria Paola (27 anni), Anicia (28 anni) ed Emanuela (34 anni) sono le tre protagoniste con disabilità dell’opera concretizzata dal regista Ari Takahashi. Tre esperienze di violenza dolorose. Tre testimonianze necessarie.
La versione dell’opera del 2018 era supportata da sottotitoli, un’attenzione fondamentale per chi ha una disabilità uditiva, ma poco utile per chi ha una disabilità visiva e, oltreché accedere ai dialoghi, ha bisogno anche di conoscere i contesti e le altre informazioni affidate al canale visivo. Ora, grazie al lavoro di Diana Como, che ha realizzato i testi, e quello Mario Loreti, che ci ha messo la voce e curato il mix, anche questa barriera è stata abbattuta.
Oggi la sottotitolazione è molto più diffusa di un tempo e possiamo gioirne, come è giusto che sia per tutti gli accorgimenti inclusivi, e tuttavia non possiamo non notare che non vi è la stessa attenzione nel rendere accessibili le opere visive alle persone cieche e ipovedenti. Prova ne sia, ad esempio, che nel piccolo repertorio curato all’interno del sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa) e denominato Strumenti per comunicare la discriminazione multipla e la violenza sulle donne con disabilità, solo un’altra opera è dotata di questo tipo di accessibilità, e anche questo accorgimento si deve al lavoro che Blindsight Project svolge in questo campo. Si tratta del filmato francese Violenze del silenzio, realizzato nel 2015 da Femmes pour le Dire, Femmes pour Agir (FDFA) che, appunto, è stato tradotto e audiodescritto da Blindsight Project.
Anche l’audiodescrizione dovrebbe essere considerata un elemento essenziale di qualsiasi opera visiva, e dovrebbe essere predisposta, assieme alla sottotitolazione, prima della pubblicazione dell’opera stessa. E se tutte le informazioni dovrebbero essere accessibili, ci sentiamo di affermare che l’accesso alle opere che trattano di violenza di genere dovrebbe diventare una priorità tra le priorità.
Regalare mimose in quest’epoca in cui la guerra insanguina l’Europa ha una valenza rivoluzionaria, ma anche tutelare i diritti umani – e tra questi l’accessibilità e l’inclusione – è una pratica fondamentale per ricordarci di rimanere umani. «Vogliamo le audiodescrizioni, ma anche le mimose», potrebbe essere il nuovo slogan lanciato in questo 8 Marzo per i giorni e gli anni che seguiranno. (Simona Lancioni)
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso – con alcune modifiche dovute al diverso contenitore – per gentile concessione.
Per approfondire ulteriormente i temi riguardanti le donne con disabilità, oltre a fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, suggeriamo di accedere, nel sito del Centro Informare un’h, alle Sezioni Donne con disabilità: quadro teorico di riferimento, Donne con disabilità e La violenza nei confronti delle donne con disabilità, nonché, nello specifico del tema qui trattato, al repertorio Strumenti per comunicare la discriminazione multipla e la violenza sulle donne con disabilità