«Rita era una calamita, in molte situazioni che abbiamo affrontato assieme ci attirava con il suo tatto e il suo carisma». A due mesi dalla sua scomparsa improvvisa [se ne legga sulle nostre pagine, N.d.R.], da Gaza City, in Palestina, il ricordo di Rita Barbuto è ancora vivo nelle consulenti alla pari (Peer Counselor) che da lei erano state formate e che le hanno dedicato il Centro I-CAN per la Vita Indipendente delle persone con disabilità.
Pur limitata da una grave disabilità fisica, Rita Barbuto è stata un’importante attivista per i diritti umani (Human Rights Defender), un punto di riferimento, sia a livello nazionale che internazionale, per i diritti delle persone con disabilità.
Nel corso della sua vita ha promosso vari progetti e cooperazioni. La vita indipendente è stata la sua missione, a cominciare dalle battaglie condotte nella sua Calabria (dove la chiamavano “la normanna”), Regione in cui si è battuta fino alla fine, purtroppo invano, per una Legge Regionale a tal proposito.
Proprio in veste di paladina dei diritti e dell’inclusione delle persone più deboli, molto significativa è stata la sua presenza e il suo impegno nella Striscia di Gaza. Rita, la prima donna in carrozzina a varcare quel confine, fin da subito, ha lottato contro la quotidiana condizione di totale invisibilità e discriminazione cui le donne con disabilità palestinesi sono soggette. In particolare, ha portato avanti il progetto We – Work – Inclusione socio-economico delle Donne con Disabilità nella Striscia di Gaza, per favorire l’empowerment socio-economico, la crescita di autocoinsapevolezza delle donne con disabilità e delle madri di persone con disabilità, che vivono in una situazione di stigma.
«Ci manca soprattutto per la sua devozione e i suoi sforzi per sostenere e ispirare tante donne con disabilità in Palestina. Un esempio ammirevole che ora cerchiamo di tramandare alle nuove generazioni», dicono ancora le sue allieve. «Rita ha ispirato e influenzato così tanti in diverse situazioni reali, e non si è piegata alle circostanze della vita, perché non era come le persone disperate che aspettano l’aiuto degli altri per risorgere dopo molte delusioni. È lei che si alzava da sola e si riprendeva per prima, era una donna con grandi qualità che hanno formato la sua forte personalità e le hanno fatto credere in se stessa e mostrare saggezza nelle sue decisioni su varie situazioni». «Ci ha insegnato come sfidare e superare i limiti della disabilità e sbocciare nella nostra società».
Queste semplici testimonianze si aggiungono alla memoria viva che in Italia permane di Rita Barbuto, una vera combattente dell’autonomia, dell’autostima e dell’autodeterminazione: erano infatti queste le tre A del suo impegno. Un’eredità che ha valore a Gaza come altrove. Una sfida ancora tutta da affrontare.
Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Rita Barbuto, il ricordo delle sue “allieve” di Gaza”). Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
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