Reddito di cittadinanza e pensioni di invalidità: cambiare le regole

La questione l’avevamo già delineata in gennaio, quando tante famiglie con disabilità si erano viste decurtare o addirittura azzerare il reddito di cittadinanza, in seguito all’aumento delle pensioni di invalidità fissato da una Sentenza del 2020 della Consulta. È questa una conseguenza delle iniquità contenute nella Legge del 2019 che aveva fissato i criteri per percepire il reddito di cittadinanza e che la Federazione FISH aveva già allora denunciato. Ora la stessa FISH lancia un appello/petizione al Governo, alle Camere e alle forze politiche, chiedendo un urgente intervento normativo

Elaborazione grafica sull'assistenza alle persone con disabilitàLa questione l’avevamo già ampiamente delineata sin dalla fine del gennaio scorso, registrando le segnalazioni provenienti da quelle numerose famiglie di persone con disabilità che si erano viste decurtare o addirittura azzerare dall’INPS il reddito di cittadinanza, in seguito all’aumento delle pensioni di invalidità stabilito dalla Sentenza 152/20 prodotta due anni fa dalla Corte Costituzionale.
Per capire esattamente di cosa si parla, bisogna in realtà risalire agli inizi del 2019, quando era stato approvato il Decreto Legge 4/19, poi convertito nella Legge 26/19, per fissare i criteri utili ad accedere al reddito di cittadinanza. In tale occasione, come avevamo ampiamente riferito anche sulle nostre pagine, era stato nettamente negativo il giudizio della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), le cui proposte di emendamento, tuttavia, non erano stato accolte.
«Ai fini della concessione dell’erogazione del reddito e della pensione di cittadinanza – si era letto infatti in una nota diffusa dalla Federazione -, il provvedimento è meno vantaggioso per i nuclei in povertà assoluta con persone con disabilità rispetto agli altri. Continuano inoltre ad essere computate le provvidenze assistenziali quale reddito familiare, e continua ad essere pressoché ininfluente la presenza di una persona con disabilità all’interno dei nuclei potenzialmente beneficiari delle nuove misure. Al di là, poi, dei gravi effetti pratici immediati, ancora una volta non si considera quello che è un elemento centrale nella costruzione delle politiche sociali, ovvero che troppo spesso la disabilità è causa di impoverimento e di conseguente esclusione sociale».

Nel 2020 poi, come detto, era arrivata la citata Sentenza 152/20 della Consulta, portando ad un aumento variabile delle pensioni percepite da persone con invalidità civile totale, ciechi civili assoluti e sordi (quest’anno poco più di 291 euro al mese), fino a un aumento massimo di 368 euro e non per tutti. A tal proposito l’INPS, nel rendere attuativo quanto disposto dalla Corte Costituzionale, aveva in un primo tempo conteggiato quegli aumenti nell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), che crescendo a propria volta avrebbe in pratica vanificato gli aumenti stessi. Si trattava palesemente di un errore ammesso subito dopo dall’INPS, nel rispondere ad un Interpello urgente presentato dalla FISH.
«Ora, però – aveva sottolineato il presidente della FISH Vincenzo Falabella alla fine di gennaio -, ci troviamo di fronte a questa nuova situazione legata al reddito di cittadinanza, con gli aumenti delle pensioni di invalidità che vanno a incidere sul reddito familiare. La sostanza, infatti, è che ancora una volta si dà (meno) da una parte, togliendo (di più) dall’altra. E questo è inaccettabile».

Oggi, dunque, ancora la FISH si appella al Governo e non solo, rivolgendosi infatti direttamente al Presidente del Consiglio, ai Ministri e ai Sottosegretari, ai Presidenti delle Camere, ai Capigruppo Parlamentari e ai Presidenti di partito, tramite una pubblica petizione (a questo link), che chiede «un urgente intervento normativo riguardante la rimozione degli effetti dell’incremento cosiddetto “al milione” delle pensioni di invalidità sul reddito di cittadinanza».
«Moltissime famiglie al cui interno vi sono percettori della pensione di invalidità civile “maggiorata” – si legge tra l’altro nel testo che accompagna il lancio della petizione – si sono viste decurtare o addirittura azzerare il reddito di cittadinanza in ragione per l’appunto dell’incidenza del cosiddetto “incremento al milione” sul reddito familiare complessivo. Risulta pertanto essenziale modificare i parametri per la concessione del reddito di cittadinanza, alla luce dell’aumento delle pensioni di invalidità».
«Ci appelliamo quindi – conclude la FISH -, chiedendo il sostegno di tutte le cittadine e i cittadini con disabilità e delle loro famiglie affinché i benefìci incrementali della pensione di invalidità non vengano considerati ai fini del rispetto dei requisiti reddituali e patrimoniali necessari alla percezione del reddito di cittadinanza». (S.B.)

Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile l’appello/petizione della FISH cui tutti possono aderire. Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.

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