Nel Molise, dove si pratica l’olivo-cultura sociale

Negli ultimi anni si è sempre più utilizzato il contatto con la natura come metodo riabilitativo per la cura di diverse patologie. La Cooperativa Sociale molisana Kairos di Termoli (Campobasso) è una realtà che dal 2018 opera specificamente in questo settore e che da circa un anno, in collaborazione con il Centro Socio Educativo di San Martino in Pensilis, ha promosso interventi innovativi di vario genere a favore dell’inserimento sociale e lavorativo di giovani con disabilità nel settore olivicolo, tramite un laboratorio definito di “olivo-cultura sociale”

L'ulivo molisano "Fausto"

L’ulivo molisano “Fausto” è considerato da molti un vero e proprio simbolo vivo dell’olivicoltura sociale nel nostro Paese

Negli ultimi anni si è sempre più utilizzato il contatto con la natura come metodo riabilitativo per la cura di diverse patologie. La Cooperativa Sociale Kairos di Termoli (Campobasso) è una realtà che dal 2018 opera specificamente in questo settore. In modo particolare, da circa un anno, in collaborazione con il CSE (Centro Socio Educativo) di San Martino in Pensilis (Molise), ha promosso interventi innovativi di vario genere a favore dell’inserimento sociale e lavorativo di giovani con disabilità nel settore olivicolo. I ragazzi, impegnati solitamente in laboratori di musicoterapia, di arteterapia e ludico-espressivi, sono stati coinvolti dalla Kairos in percorsi formativo-esperienziali, ideati per la valorizzazione di sani stili di vita, basati sulla dieta mediterranea. Essi hanno inoltre la possibilità di partecipare ad attività come camminate e merende negli uliveti, nelle fattorie sociali o nelle aziende di apicoltori e negli agriturismi, finalizzate a migliorare il loro benessere psicofisico.

«I nostri laboratori, che definiamo di olivo-cultura sociale – dichiara Nicola Malorni, presidente di Kairos – ispirandoci alla storia di resilienza dell’ulivo centenario “Fausto”, scampato a un incendio divampato in seguito alla caduta di un fulmine, sono stati il crogiolo di iniziative che hanno coinvolto i ragazzi e le ragazze del CSE, avvicinandoli all’olivicoltura, al turismo dell’olio e al cinema sociale, rendendoli protagonisti di processi di empowerment [crescita dell’autoconsapevolezza, N.d.R.] non solo individuale, ma anche territoriale».
Dal recupero di uliveti abbandonati, dunque, Kairos ha realizzato una Cooperativa Sociale specifica per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, laboratori di trekking, di equitazione, di promozione del turismo lento e accessibile e della ristorazione dell’olio.
Specifico, come detto, è il laboratorio di “olivo-cultura sociale”, quasi certamente il primo del genere in Italia, dove i ragazzi apprendono la tecnica di assaggio dell’olio extravergine di oliva. In un primo tempo assimilano i passaggi fondamentali per ottenere un preliminare “esame organolettico” dell’olio, attraverso i canali sensoriali di olfatto, gusto e vista. Successivamente, tramite un lungo percorso formativo, curato da rappresentanti dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, acquisiscono la conoscenza delle maggiori caratteristiche nutraceutiche dell’olio, delle sue possibili applicazioni nella ristorazione di qualità e delle innovative declinazioni turistiche dell’olivicoltura.

All’interno del progetto Gli Alberi della Vita – Il Molise che cura, finanziato dalla Regione Molise, i giovani, dopo un percorso formativo di base, hanno preso parte al cast del cortometraggio Gocce di Simone D’Angelo, incentrato appunto sull’oliocultura e prodotto da Kairos, per contrastare la violenza di genere. La protagonista Eva, vittima di violenza psicologica, riesce a riscattarsi proprio grazie al contatto con la natura del suo territorio, in particolare con l’olivo Fausto, sopravvissuto a un incendio, come ricordato da Nicola Malorni.
«Ho incontrato i ragazzi del CSE – spiega il regista d’Angelo -, con l’obiettivo di farli avvicinare allo strumento cinematografico. Per superare le resistenze iniziali, ho fatto leva principalmente su due fattori: da una parte il contenuto del cortometraggio, la storia di Eva; e dall’altra l’elemento della curiosità. Lavorare con loro è stata un’esperienza di arricchimento reciproco. I ragazzi hanno capito l’importanza del loro ruolo e seguito le indicazioni registiche con entusiasmo e partecipazione».

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “L’ulivo, maestro di vita: così il Molise affronta le fragilità”). Viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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