È stato dato risalto su tutte le testate giornalistiche al fatto che, nella giornata di Pasquetta, a un nutrito gruppo di passeggeri, con regolare prenotazione dei rispettivi posti, sia stato impedito di salire sul treno da un altro nutrito gruppo di passeggeri evidentemente poco avvezzi al rispetto delle più basilari regole di convivenza civile. La questione è stata poi “risolta”, mettendo a disposizione del primo gruppo un pullman che lo ha ricondotto a destinazione [si vedano nella colonnina a destra del presente testo i nostri contributi dedicati in questi giorni a tale vicenda, N.d.R.].
Questa la sostanza dell’episodio, che da solo risulta già inaccettabile. Ciò che lo rende invece ancora più grave, e probabilmente oggetto di valutazioni anche legali, laddove di riconoscesse la condizione di discriminazione ai sensi della Legge 67/06 [“Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”, N.d.R.], è che tutti i membri del gruppo dei passeggeri vittime del fatto fossero persone con sindrome di Down.
Nell’esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i giovani e ai loro accompagnatori, vogliamo ribadire il diritto di tutte le persone con sindrome di Down e con altra disabilità ad essere rispettati come cittadini, viaggiatori, persone. Da anni la nostra Associazione [AIPD-Associazione Italiana Persone Down, N.d.R.], nel promuovere le attività di educazione all’autonomia, di inclusione al lavoro, di cittadinanza, ha incentivato centinaia di giovani con sindrome di Down a muoversi utilizzando sempre i mezzi pubblici, il treno, l’aereo, proprio perché strumenti che rappresentano l’essere parte di un sistema, cittadini tra i cittadini. E nella stragrande maggioranza delle volte, i viaggi si sono svolti senza che si sia verificato alcun tipo di problema.
Forse gli autori di questo triste episodio non hanno mai avuto occasione di condividere con una persona con sindrome di Down il piacere nel fare le cose, assaporandone la gioia che arriva dopo la fatica per aver raggiunto un obiettivo.
Questo episodio ci fa tornare indietro di decenni, ma non deve impedire ad altri giovani con disabilità di proseguire il loro viaggio verso una cittadinanza riconosciuta e irrinunciabile.