Un lavoro dignitoso diventi un diritto per tutte le persone con disabilità

Perdurante mancanza di lavoro per le persone con disabilità e quando il lavoro c’è, rischio maggiore di perderlo, situazioni ulteriormente acuite dalla pandemia: lo sottolinea l’Associazione AISM, nell’imminenza della Festa dei Lavoratori del Primo Maggio, producendo anche dati specifici sulle persone con sclerosi multipla. In tal senso, oltre a sottolineare che «un lavoro dignitoso può e deve essere un diritto di tutti», l’AISM stessa ricorda che «lo “smart working” (“lavoro agile”) è una prassi virtuosa per tutti i “lavoratori fragili”, che va però custodita e strutturata al meglio»
Lavoratrice on sclerosi multipla
Una lavoratrice on sclerosi multipla

«Una persona con sclerosi multipla su 2 non ha mai trovato il lavoro per cui era qualificata a causa delle implicazioni della malattia e dell’inadeguatezza del contesto lavorativo»: a denunciarlo, nell’imminenza della Festa Internazionale dei Lavoratori del Primo Maggio, è l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), che da anni, attraverso il proprio Barometro della Sclerosi Multipla, fotografa la situazione dei vari aspetti riguardanti le persone colpite da questa malattia gravemente invalidante.
«Inoltre – aggiungono dall’Associazione -, la pandemia ha catalizzato alcuni processi già in atto: da un lato, la precarietà nei meccanismi di mantenimento del lavoro per le categorie più fragili si è acuita ulteriormente, se è vero che un giovane lavoratore con sclerosi multipla su quattro dichiara di avere perso il proprio lavoro a causa del contesto prodotto dal Covid, mentre il rischio aggiuntivo dell’infezione avrebbe, per il 14% dei lavoratori, provocato l’interruzione del rapporto di lavoro. Di fatto, molti “lavoratori fragili” hanno vissuto il dilemma tra preservare salute e sicurezza rispetto al mantenimento del lavoro. D’altro lato, l’estensione dell’accesso allo smart working (“lavoro agile”) attraverso le norme emanate dal Governo per affrontare la pandemia, fortemente promosse dalla nostra stessa Associazione, assieme alle reti nazionali impegnate nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, ha permesso a quasi tre occupati con sclerosi multipla su quattro di accedere a un diritto fondamentale che, oggi più che mai, dev’essere inserito all’interno della logica strutturale di gestione del lavoro delle persone con disabilità nel nostro paese».

«Lo smart working – sottolinea Paolo Bandiera, avvocato e direttore degli Affari Generali dell’AISM – è un lascito virtuoso, una prassi lavorativa che la pandemia ci sta consegnando e che le diverse parti sociali del nostro Paese devono custodire e strutturare al meglio, soprattutto per quei milioni di cittadini che da decenni aspettano di vedersi riconosciute paritarie possibilità di accesso e mantenimento del lavoro. Deve però essere concepito e applicato in un’ottica di piena inclusione, senza disperdere il capitale relazionale che è un fattore essenziale di ogni percorso lavorativo, ancor più rispetto a persone con disabilità. Un “accomodamento ragionevole” che va garantito e praticato. E aderire alla Carta dei Diritti e all’Agenda della Sclerosi Multipla e patologie correlate è un passo concreto, per istituzioni e imprenditori, in questa direzione: il lavoro, il lavoro dignitoso, può e deve essere un diritto di tutti».

Già da tempo l’AISM è in prima linea sul fronte del lavoro, ricordandone ad esempio l’impegno per ottenere nel Jobs Act del 2015 il riconoscimento del lavoro part-time reversibile per persone con patologie croniche e ingravescenti, e più recentemente il contributo di questi ultimi mesi alla definizione delle nuove Linee Guida in materia di collocamento mirato. Oggi, anche a fianco della Federazione FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) cui aderisce, sta lavorando per chiedere la proroga dello smart working per i “lavoratori fragili” almeno fino al 30 giugno prossimo, ritenendo tale modalità, come sottolineato in precedenza da Paolo Bandiera, «un tassello fondamentale per permettere la realizzazione civile di un diritto al lavoro che sia davvero universale, nel rispetto della sicurezza e della dignità di tutti. Un diritto che, se riconosciuto, consente anche l’adempimento del dovere in capo a ogni cittadino di concorrere al progresso e alla crescita della comunità e diventa un fattore di sviluppo e di potenziamento del Paese, in una fase in cui vanno valorizzate tutte le potenzialità per la ripresa. Una sfida, in sostanza, prima di tutto culturale». (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e comunicazione: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

Il lavoro, la sclerosi multipla e le altre disabilità
Appena il 15% dei lavoratori con sclerosi multipla ha trovato impiego tramite il Collocamento Mirato (Legge 68/99), mentre anche quando un lavoro si trova, mantenerlo risulta sempre più difficile: un lavoratore su tre con sclerosi multipla, infatti, finisce per perderlo.
Secondo la Nona Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 68/99, già prima della pandemia il quadro dei livelli di occupazione e di inserimento lavorativo delle persone con disabilità – oltre 3 milioni di cittadini e cittadine – era tutt’altro che roseo: in media, secondo l’ISTAT, chi aveva trovato un inserimento aveva un’età superiore ai 50 anni e un’invalidità abbastanza ridotta.
Come per la popolazione generale, quindi, anche in questo caso i più penalizzati dal sistema sono donne e giovani. Secondo i dati disponibili, infatti, l’occupazione delle donne con disabilità sarebbe pari appena al 41%, mentre per gli uomini la percentuale sale al 58%. Tra i giovani under 29, invece, le cifre più drammatiche: gli occupati sarebbero meno del 5%. (B.E.)

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