Un progetto all’insegna dell’innovazione, promosso dall’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in qualità di capofila e coordinatore, in partenariato con l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di Persone con Autismo) e realizzato grazie al contributo della Fondazione TIM: così avevamo presentato, alla fine di maggio dello scorso anno AI Coach, iniziativa che punta sostanzialmente a realizzare un coach virtuale, dotato di intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, “AI”, appunto), ossia una app che potenzi le autonomie e migliori la Qualità di Vita delle persone con disturbo dello spettro autistico.
«Attraverso questo applicativo – spiegano infatti dall’ANFFAS -, che si basa sulle più avanzate conoscenze sull’intelligenza artificiale, vengono raccolte, elaborate e restituite alla stessa persona con disabilità e alla sua rete di sostegno (quindi famiglia e operatori) informazioni utili al potenziamento delle proprie autonomie, andando anche ad incidere sulle abilità comunicative e relazionali e consentendo, dunque, maggiori spazi di autodeterminazione, vita indipendente e inclusione nei propri contesti di riferimento».
Dopo le prime fasi di avvio, quindi, AI Coach è entrato nel vivo attraverso le attività legate alla sperimentazione del primo prototipo, attività recentemente conclusa e già ricca di risultati. In tal senso, l’app, dopo la fase di sviluppo a cura del laboratorio diretto da Giuseppe Riccardi del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento, è stata oggetto di test da parte di operatori e persone nello spettro dell’autismo selezionate tra le Associazioni che collaborano al progetto.
In particolare, vi hanno preso parte, con un attivo coinvolgimento, dieci persone nello spettro autistico, che hanno testato l’interfaccia conversazionale sui loro dispositivi mobili personali e dieci operatori che, a loro volta, si sono interfacciati tramite un applicativo web al fine di fornire al sistema di intelligenza artificiale la conoscenza e l’esperienza necessaria all’apprendimento dei modelli di interazione.
Al termine della sperimentazione, numerosi sono stati i riscontri ricevuti sia dagli operatori, in termini di accessibilità dell’applicativo e di gestione della piattaforma, sia da parte delle persone stesse, che hanno avuto modo di comunicare direttamente tutte le modifiche e le migliorie che vorranno trovare nella seconda versione dell’applicativo. Ed è proprio partendo da questo che l’Università di Trento implementerà e aggiornerà l’app, per proseguire successivamente con il rilascio del secondo prototipo.
Da ricordare in conclusione che stanno collaborando a vario titolo all’iniziativa anche le Associazioni Giuliaparla e Gruppo Asperger, nonché la realtà sociale IDEGO (Psicologia Digitale). (S.B.)
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