Come da definizione di Wikipedia, «l’intelligenza artificiale è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche utili a consentire la progettazione di sistemi hardware e di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana».
Nel mese di maggio scorso, esattamente il giorno 19, vi è stata l’undicesima Giornata Mondiale della Sensibilizzazione sull’Accessibilità (GAAD: Global Accessibility Awareness Day), evento incentrato sull’accesso e sull’inclusione digitale per oltre un miliardo di persone con disabilità nel mondo, promosso dalla Fondazione GAAD, che è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro, nata per includere l’accessibilità come requisito fondamentale nella cultura della tecnologia e nel quadro dello sviluppo di prodotti digitali. «La nostra visione – sottolineano da GAAD – è che l’accessibilità sia integrata nel ciclo di vita dello sviluppo dei prodotti per la tecnologia, nonché dei prodotti digitali.
Su questo e in particolare proprio sull’intelligenza artificiale, l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, si è soffermato, ricordando come tale disciplina «possa aumentare l’accessibilità e l’indipendenza delle persone con disabilità». «Ad esempio – scrivono dal Forum – l’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle interfacce-utente e nell’interazione dell’utente stesso, potrà essere particolarmente utile per le persone con disabilità sensoriali e cognitive, poiché i dispositivi e i sistemi operativi potranno adattarsi automaticamente al loro comportamento e alle loro esigenze».
Altri buoni esempi citati dall’EDF, di intelligenza artificiale che potrà supportare l’inclusione delle persone con disabilità, riguardano «il possibile aumento di accessibilità delle immagini, tramite un testo alternativo automatico, l’intelligenza artificiale in grado di “vedere” le app utili a fornire la descrizione delle immagini alle persone con disabilità visiva, e ancora, l’opportunità di avere sottotitoli automatici, traduzione contemporanea o avatar della Lingua dei Segni. Infine, l’intelligenza artificiale utilizzata per chiarire e creare elementi visivi di testi scritti complessi e altri descritti in un recente rapporto dell’EDF dedicato alle tecnologie emergenti (Plug and Pray?). Qui, tuttavia, secondo il Forum, la cautela è d’obbligo, in quanto «molte di quelle tecnologie sono ancora nelle prime fasi di sviluppo e necessitano certamente di ulteriori perfezionamenti per consentire alle persone con disabilità di realizzare il loro pieno potenziale come cittadini e cittadine indipendenti nelle loro società».
Come poi già segnalato in diverse occasioni dall’EDF e anche su queste pagine, la rapida digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale non sono affatto privi di rischi per le persone con disabilità. Il primo di essi è il più ovvio, ossia che i sistemi di intelligenza artificiale siano semplicemente inaccessibili, escludendo a priori le persone con disabilità. Conclusione generale: la digitalizzazione, se non viene realizzata tenendo conto dell’accessibilità e della diversità umana, può rafforzare le barriere esistenti o addirittura crearne di nuove. «Inoltre – spiegano dal Forum -, vi sono ulteriori rischi associati alle nuove tecnologie che possono violare i diritti umani delle persone con disabilità e aumentare i divari di disuguaglianza. Si parla infatti di tecnologie che se non vengono sviluppate con un approccio progettuale per tutti o senza interfacce accessibili in grado di interromperne l’eventuale malfunzionamento, possono creare nuovi pericoli per la sicurezza delle persone con disabilità».
Qualche esempio di strumenti basati sull’intelligenza artificiale non accessibile? Si pensi a un sistema di riconoscimento vocale non in grado di comprendere i comandi di una persona con sindrome di Down; oppure ad “assistenti intelligenti” basati su algoritmi o modelli di apprendimento automatico per automobili a guida autonoma che non riconoscono le persone con disabilità come “umani”. O ancora, siti di crowdsourcing elaborati dalle aziende per il lavoro a distanza che siano inaccessibili alle persone con disabilità.
Guardando al panorama europeo, l’EDF ricorda che «al momento, l’Unione Europea si troverebbe in una fase molto opportuna per garantire sistemi di intelligenza artificiale che siano accessibili alle persone con disabilità, che ne sostengano la partecipazione sociale e che non rischino di nuocere ai loro diritti fondamentali. Questo perché l’Unione stessa sta sviluppando la propria Legge volta a regolamentare lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale».
Su tale tema, come avevamo riferito anche sulle nostre pagine, il Forum ha promosso a suo tempo una campagna, con tanto di elaborazione di un Libro Bianco, affinché quella Legge includa requisiti di accessibilità obbligatori per i fornitori e gli utenti dei sistemi di intelligenza artificiale, nonché misure che proteggano le persone con disabilità da ogni rischio di lesione dei loro diritti fondamentali. Solo infatti attraverso rigorosi critedri legali in materia di accessibilità e tutele contro i danni, l’Unione Europea potrà garantire che le persone con disabilità beneficino allo stesso modo delle tecnologie emergenti, anziché essere ulteriormente lasciate indietro o addirittura danneggiate dall’uso dei nuovi sistemi di intelligenza artificiale. (Stefano Borgato)
Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Mher Hakobyan, Ufficio per l’Accessibilità dell’EDF (mher.hakobyan@edf-feph.org); Alejandro Moledo, responsabile delle Politiche dell’EDF (alejandro.moledo@edf-feph.org).