Resilienza, secondo il vocabolario Treccani, è la capacità di reagire di fronte a traumi e difficoltà, attitudine tipica dei tessuti che dopo una deformazione riprendono l’aspetto originale. Una parola alla moda che come tutto ciò che fa tendenza, più la si sente e più si ha l’impressione si vuoti di significato. In questa storia, invece, resilienza ha il volto concreto, sorridente e determinato di Giovanni Bellino, trentaduenne ingegnere meccanico laureato al Politecnico di Bari.
Persona con una grave disabilità causata da una malattia genetica, Giovanni ha saputo trarre il meglio da quanto la vita poteva offrirgli e la sua incrollabile tenacia gli ha consentito di moltiplicare quel meglio fino a raggiungere traguardi inaspettati, per se stesso e a favore degli altri.
L’ultimo riconoscimento di una lunga serie l’ha ricevuto nei giorni scorsi dall’Ateneo pugliese, quando gli è stato conferito il Premio NonCiFermaNessuno per la migliore storia di resilienza, consegnato da Luca Abete, inviato del programma televisivo Striscia la notizia, in giro per l’Italia in un tour motivazionale per studenti universitari, ideato e condotto dallo stesso Abete e giunto quest’anno all’ottava edizione.
Tra selfie di rito e applausi non sono passate inosservate le motivazioni del premio a Giovanni, lette dal Rettore del Politecnico Francesco Cupertino: «Per il brillante percorso di studi portato a termine con straordinaria forza di volontà e non comune coraggio; per le esemplari doti umane e relazionali; per le sue qualità professionali, che gli hanno consentito di vincere numerosi e prestigiosi premi».
Giovanni Bellino è prima di tutto un eccelso professionista che nel 2015 ha conseguito la laurea triennale in Ingegneria Meccanica con una tesi sulla progettazione di un sedile per aerei di linea per persone con gravi limitazioni fisiche; nel 2019 ha analizzato le prestazioni di una turbina per produrre energia dal moto ondoso, studio che lo ha portato alla Laurea Magistrale e con il quale ha guadagnato il secondo posto al Premio GOI 2020, indetto dall’Università di Brescia per le tesi degli studenti con disabilità. Si muove sulla sedia a rotelle e deve utilizzare un ventilatore polmonare, non si nasconde dietro un dito quando parla della difficoltà di convivere con le limitazioni imposte dalla disabilità: «Perché in fondo non è facile accettare prima l’uso di una carrozzina elettronica e poi di un respiratore, malgrado siano mezzi indispensabili per vivere e fra i più nobili che un essere umano possa progettare. Lo testimonia il fatto che nei miei primi anni di studio non avevo molta voglia di studiare».
Ovviare agli ostacoli della quotidianità, mettendo in campo la passione che lo anima e le proprie competenze, è per lui una vocazione germogliata vent’anni fa, quando ha iniziato a dedicarsi alle attività di Parent Project, Associazione che finanzia la ricerca per curare le distrofie muscolari e migliorare la qualità di vita dei pazienti, della quale è attualmente il delegato per la Puglia.
Il “chiodo fisso” per la meccanica era presente dall’infanzia, è stato alimentato dall’amore per il mito della Ferrari e nelle aule del Politecnico barese si è trasformato in un impegno a tempo pieno.
Subito dopo la laurea magistrale, la pandemia. Avrebbe potuto essere uno stop quasi definitivo, e invece Giovanni ha proseguito il suo percorso, ottenendo l’abilitazione alla professione nel 2020. Nello stesso anno, insieme a due amici, si è classificato terzo ad un concorso finanziato da Novartis per trovare soluzioni innovative nel monitoraggio del decorso clinico delle persone affette da sclerosi multipla.
Ricerca e condivisione viaggiano sullo stesso binario per l’ingegner Bellino che ritroviamo protagonista in due progetti di cui abbiamo già parlato in altra sede (a questo e a questo link), vale a dire Camera Libera Tutti, un modello innovativo di camera d’albergo accessibile vincitore del contest 2021 MaketoCare, e il programma del Politecnico di Bari e Adecco per il collocamento lavorativo dei neolaureati con disabilità, al quale ha aderito con entusiasmo.
«Ho conseguito i miei titoli – dice – per metterli in pratica e se anche fatico a inserirmi in qualche azienda privata o nel superare qualche concorso pubblico o di ricerca, l’alternativa è creare i presupposti per un’attività in proprio».
Il filo conduttore della vita di Giovanni Bellino è racchiuso nella favola Le ali di una lumaca, che ha scritto nel 2019, pubblicata grazie a una collaborazione tra il Ministero del Lavoro e Parent Project. Al centro del racconto lumache e chiocciole, animali vulnerabili e al tempo stesso solidali tra loro, che mettono a disposizione del villaggio in pericolo risorse e abilità, sfidando i propri limiti per raggiungere un obiettivo comune. Perché la creatività e le idee si muovono al di là delle barriere, Giovanni non sale in cattedra per spiegarcelo, ce lo dimostra con i fatti.
Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Giovanni Bellino, l’ingegnere resiliente”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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