«Questo progetto ha messo in evidenza la necessità di costruire una rete dell’accessibilità e il valore di avviare un processo che dal singolo intervento di superamento delle barriere spaziali riesca a traguardare quella qualità complessiva di città e territori, in grado di consentire le relazioni che l’abitare deve avere con la mobilità, le prestazioni della città pubblica, l’ambiente, il welfare sociosanitario, e con le politiche urbane intese in senso ampio»: lo ha ribadito in diverse occasioni, anche su queste pagine, Iginio Rossi, responsabile del progetto Città accessibili a tutti, promosso dall’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica), e caratterizzato, sin dai propri esordi nel 2016, da un’ampia rete di aderenti e da un approccio realmente a trecentosessanta gradi, che prende in considerazione, oltre alle barriere architettoniche e sensoriali, anche quelle sociali, di genere e culturali, nonché dell’abitare.
Va anche ricordato che tutto il lavoro e i materiali finora prodotti nell’àmbito del progetto sono inseriti nell’Atlante delle città accessibili, piattaforma ad accesso libero, corredata anche da mappe e schede per facilitare la navigazione.
Come aveva riferito lo stesso Rossi, in un’ampia intervista da noi pubblicata nel 2020, l’obiettivo, per il 2021, era quello di arrivare alla definizione di un Patto per l’Urbanistica Città accessibili a tutti, all’interno del quale impegnarsi per applicare le relative Linee Guida per le politiche integrate pubblicate nell’Atlante, ma attraverso interventi radicati nel territorio.
E la sperimentazione legata a quel Patto è stata effettivamente attuata nella primavera dello scorso anno, con l’adesione di Ancona, Catania, Genova, Livorno, Mantova, Reggio Emilia, Spello (Perugia), Udine e fino al commissariamento, anche Taranto.
«Il Patto – spiega oggi Rossi – è inteso non come una mera negoziazione e nemmeno come un esercizio tecnico, ma come un impegno inderogabile, una precisa scelta politica e culturale in grado di agire positivamente su: ambiente, società ed economia; dispersioni insediative, politiche e istituzioni; mobilità attiva; inclusione, qualità della vita, condizioni di fragilità e frantumazione della convivenza; dispersione relazionale e preminenza della tecnologia anche comunicativa; settorialità e separatezza di conoscenze, competenze e norme. Sono tutti àmbiti che stanno, seppure frammentati, anche nel “pianeta” dell’accessibilità a trecentosessanta gradi e nelle reti che ne costituiscono l’ampia articolazione. Inoltre, il nostro progetto Città accessibili a tutti ha avviato ormai da sei anni uno spazio collaborativo finalizzato alla promozione di Linee Guida integrate per le politiche sull’accessibilità per tutti, nonché allineato con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030. Questo contesto, che presenta caratteri già abbastanza articolati, recentemente è stato reso ancor più complesso con le azioni inerenti il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che i Comuni, pur con differenti implicazioni, devono sviluppare e portare a termine in un’agenda “stretta”».
«L’attuale sperimentazione– conclude dunque il responsabile di Città accessibili a tutti – consentirà di definire modalità, attuazione e governance del Patto per l’Urbanistica Città accessibili a tutti, a partire dalle Linee Guida per politiche integrate. In tal senso, per la realizzazione della sperimentazione si stanno sviluppando condivisioni sui progetti in corso nelle città aderenti all’interno dei temi dell’accessibilità, inclusione, sostenibilità e bene-essere. La sperimentazione stessa, della durata di due anni, aiuterà a costruire quel sistema dell’accessibilità che andando oltre la logica del singolo intervento di superamento delle barriere, consentirà di raggiungere un traguardo più ampio della qualità complessiva, dando forma alle relazioni con le altre reti del benessere, come quelle di mobilità dolce, abitare, lavoro, vitalità della città pubblica e ambiente».
Nel corso di un nuovo incontro online denominato Conoscere, formare, rigenerare. Un patto per l’urbanistica città accessibili a tutti, in programma per il pomeriggio di domani, 22 giugno (ore 17-19), verrà sviluppato un confronto tra le scelte politiche e strategiche riguardanti le tre chiavi indicate nel titolo (Conoscere, formare, rigenerare), nel merito delle azioni che verranno illustrate seppure sinteticamente. Verrà pertanto presentato ciò che ogni Ente sta facendo in coerenza con le tre chiavi, ciò che consentirà di trarre indicazioni preziose anche per chi non partecipa alla sperimentazione. Gli aderenti, inoltre, avvieranno una riflessione sulle prospettive da perseguire nella seconda fase della sperimentazione. (S.B.)
A questo link è disponibile il programma completo dell’incontro online di domani, 22 giugno. Per parteciparvi (piattaforma Zoom) accedere a questo link. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: iginio.rossi@inu.it.
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