«Da zero a quattro, quanto ti vergogni del tuo familiare con disabilità?», «Ti senti imbarazzato a causa del comportamento del tuo familiare con disabilità?», e ancora: «Quanto risentimento provi nei confronti di tuo figlio disabile?». Uno scherzo? Messaggi diffusi in rete dai noti “odiatori” del web? Niente affatto, purtroppo. Sono infatti alcune domande contenute in un questionario (disponibile a questo link) rivolto a persone «che assistono un proprio congiunto malato», ovvero a dei caregiver familiari, da parte del Comune di Roma e di quello di Nettuno, sempre nella Città Metropolitana di Roma, denunciate in questi giorni anche da una serie di testate generaliste che l’hanno definito come «questionario della vergogna».
Se poi, a quanto si legge, il Comune di Nettuno ne avrebbe sospeso la somministrazione per un approfondimento con il competente Dipartimento della Regione Lazio, non convince fino in fondo quanto dichiarato proprio questa mattina a «la Repubblica – Cronaca di Roma» da Barbara Funari, assessora alle Politiche Sociali del Comune di Roma, che sottolinea di «avere iniziato a valutare come poter recuperare questa situazione così spiacevole», aggiungendo che «chi non ha voluto aderire al questionario è stato comunque sinora ugualmente inserito nelle liste per caregiver familiari e abbiamo chiesto alla Regione, ricevendo immediatamente rassicurazione in tal senso, di togliere quel tipo di valutazione dello stress».
Iniziative del genere risulta anche difficile commentarle per chi, come il nostro giornale, si impegna quotidianamente nel tentativo di diffondere una nuova cultura della disabilità, contro ogni pregiudizio e discriminazione. Trovarsi pertanto di fronte a uno stigma di questo tipo, alimentato direttamente da Pubbliche Amministrazioni, tramite documenti ufficiali, sconcerta e risulta a dir poco sconfortante.
«Stavolta sono le stesse Amministrazioni Locali ad alimentare gli stigmi e i pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità», commenta dal canto suo Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). «Purtroppo sappiamo che certi episodi non sono affatto sporadici – aggiunge -, ma questa volta abbiamo toccato il fondo e possiamo dire di trovarci all’interno di un vero e proprio baratro culturale, rilevando una cattiveria inaudita da parte di quelle stesse Amministrazioni Pubbliche che avrebbero il compito, al contrario, di tutelare i più fragili, e non di alimentare pregiudizi».
«Chiediamo il ritiro immediato di quei questionari – è la richiesta del Presidente della FISH – e, nel caso, anche di intervenire amministrativamente nei confronti di coloro i quali hanno dato il via a tale campagna, finalizzata a corrispondere quattro soldi che sembrerebbero essere elargiti come “premio alla virtù” piuttosto che a soddisfare un bisogno essenziale. Da parte nostra, abbiamo subito attivato le necessarie interlocuzioni con la Regione Lazio e con i Comuni coinvolti, attraverso la nostra Federazione Regionale FISH Lazio, per arrivare appunto al ritiro immediato di quell’atto. Ma questa volta non basteranno le semplici scuse da parte delle Amministrazioni coinvolte». (S.B.)
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