Da tre mesi, dunque, “Y” soffriva di una sorta di polmonite non-covid con sintomatologia febbrile stranamente intermittente. Svolti minuziosi accertamenti (RX, culture dell’espettorato ecc.), vennero evidenziati patogeni solitamente riscontrabili nei portatori di cannula trachestomica.
Il trattamento con antibiotici mirati migliorò la sintomatologia, ma successivamente si rese necessario un ricovero d’urgenza in rianimazione.
Il reparto di rianimazione, malgrado vengano prese tutte le precauzioni possibili, è ad altissimo rischio per le persone con grave disabilità. Nell’ospedale ove “Y” è stata ricoverata la paziente era nota, essendovi stata più volte “ospite”.
In altri tempi vi era del personale altamente qualificato e numericamente sufficiente. Oggi restando altamente qualificato è numericamente del tutto insufficiente.
Di chi la colpa o la responsabilità di questa carenze numeriche? Della situazione geopolitica avversa (guerre tradizionali e guerre economiche), di quella italiana (nazionale, regionale e locale) e della pandemia? Sì, certo, anche. Dell’impossibilità attuale di reperire rianimatori (quale studente sceglierebbe un corso di laurea con successiva specializzazione con durata complessiva di undici-dodici anni, per fare poi turni di lavoro di 12 ore su 24, estendibili a 18 su 24)? Certamente!
Ebbene, in questa sorta di apocalisse in atto, i miracoli succedono e il conclamato agnosticismo di chi scrive si fa garante della loro laicità.
Stringendo un po’ la narrazione, il dottor R.P., responsabile del reparto, riesce ad evitare il paventato trasporto in elicottero della paziente all’ospedale del capoluogo regionale, ritenuto il più idoneo per tentare l’estrazione del corpo estraneo con strumentazione adeguata (laringoscopio con luce, laser, tronchesino e aspiratore), tramite un ”semplice” lavaggio bronchiale e successiva aspirazione con sonda.
Il corpo estraneo è risultato essere un piccolo frammento di alimentazione inalata con susseguente deposito di secreto, successiva infezione ecc. ecc.
Alla paziente, molti anni addietro, nell’ospedale pediatrico regionale era stata praticata una plastica antireflusso secondo Nissen per via chirurgica, il cui effetto, purtroppo, si riduce con il passare del tempo.
Oggi, facendo i debiti scongiuri ai quali persino scienziati famosi non hanno mai rinunciato, “Y” è a casa, come raccontato nella “puntata” precedente, ed è tornata ad essere quella di sempre.
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