Sulla vetta del Kilimangiaro con una doppia disabilità visiva e uditiva

A quanto pare, non ha avuto grossi problemi Damiano Casalini nel portare a termine con successo la sua salita in solitaria della vetta del Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa (5.895 metri). Ma per capire quali siano state le motivazioni profonde che lo hanno portato alla ricerca di un orizzonte oltre i limiti e i condizionamenti portati dalla sua doppia disabilità visiva e uditiva, vale certamente la pena di ascoltare l’intervista che ha rilasciato all’APRI di Torino, l’Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti della quale è socio e amico
Damiano Casalini sulla vetta del Kilimangiaro, giugno 2022
Damiano Casalini sulla vetta del Kilimangiaro

È bella l’immagine che qui a fianco pubblichiamo e che ritrae Damiano Casalini al termine della sua sfida vincente in solitaria sulla cima del Kilimangiaro, in Tanzania, ovvero sulla vetta più alta dell’Africa (5.895 metri).

Socio e amico dell’APRI di Torino, l’Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti che ci ha segnalato l’iniziativa, Casalini è una persona con la sindrome di Usher, malattia genetica caratterizzata dalla perdita parziale o totale dell’udito e della vista, a causa di anomalie rispettivamente dell’orecchio interno e della retina. Essa è considerata la causa più frequente di cecità associata a sordità a esordio precoce.

A quanto pare, Damiano non ha avuto grossi problemi nella salita del Kilimangiaro, se si esclude il forte debito di ossigeno dovuto all’altitudine. Ma quali siano state le motivazioni profonde che lo hanno portato alla ricerca di un orizzonte oltre i limiti e i condizionamenti portati dalla sua doppia disabilità visiva e uditiva, lo si comprende sino in fondo dalla bella intervista che ha rilasciato al presidente dell’APRI Marco Bongi, disponibile a questo link e della quale suggeriamo senz’altro l’ascolto. (S.B.)

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