Nelle scorse settimane, come ampiamente riferito anche su queste pagine, si è tenuta ad Atene l’Assemblea Generale dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, che, oltre a rinnovare i propri organi direttivi, che rimarranno in carica per il periodo 2022-2026, ha affrontato molte altre importanti questioni quali, ad esempio, l’impatto sproporzionato dei cambiamenti climatici sulle persone con disabilità e il sostegno alle persone con disabilità dell’Ucraina.
L’Assemblea è stata anche l’occasione per adottare, su proposta del Comitato delle Donne del Forum, la Dichiarazione sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità, che annovera tra le proprie finalità anche quella di preparare il Terzo Manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell’Unione Europea entro il 2023.
Nel 1997 l’EDF adottò il Primo Manifesto delle donne con disabilità che ebbe il merito di richiamare in modo specifico l’attenzione sulle discriminazioni multiple che colpiscono le donne con disabilità in ragione del loro essere donne e contemporaneamente persone con disabilità. Il lavoro di redazione di quel primo documento ebbe anche il merito di portare alla costituzione del Comitato delle Donne dell’EDF, con lo scopo di elaborare politiche volte a promuovere i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità. Da allora il Comitato delle Donne non ha mai smesso di lavorare e nel 2011, qualche anno dopo l’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ha provveduto a produrre un Secondo Manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell’Unione Europea in linea con i principi sanciti dalla Convenzione stessa. Eppure, nonostante l’assidua attività del Comitato delle Donne, le questioni di genere continuano ad essere sottovalutate anche negli Stati Membri dell’Unione Europea, pur avendo questi ratificato la Convenzione e tra essi anche l’Italia (con la Legge 18/09).
In questo 2022 ricorre il 25° anniversario del Forum, e il Comitato delle Donne ha deciso di celebrarlo proponendo all’Assemblea Generale l’adozione della citata Dichiarazione la quale ha lo scopo di rilanciare l’impegno nella difesa e nella promozione dei diritti delle donne e delle ragazze con disabilità in Europa. L’esigenza di rilanciare questo impegno scaturisce dai dati sulla condizione delle donne con disabilità attualmente disponibili. Vediamone qualcuno.
Le Nazioni Unite hanno stimato che una donna su cinque viva con una disabilità, che la prevalenza della disabilità sia in realtà più elevata tra le donne rispetto agli uomini (19,2% contro 12%), e che tra i fattori che contribuiscono a determinare tale situazione vi siano il minore status economico e sociale delle ragazze e delle donne, la violenza di genere e altre pratiche dannose e discriminatorie legate al genere.
Le donne e le ragazze con disabilità costituiscono il 25,9% della popolazione femminile totale nell’Unione Europea e il 60% della popolazione complessiva delle persone con disabilità.
Le donne con disabilità sono gravemente sottorappresentate nei processi decisionali, negli organismi nazionali di coordinamento in materia di disabilità e nelle Istituzioni per la parità di genere. Esse risultano minoritarie anche nei direttivi delle organizzazioni di persone con disabilità.
Le donne e le ragazze con disabilità subiscono discriminazioni multiple e intersezionali in tutti gli àmbiti della vita, tra le quali rientrano gli svantaggi socioeconomici, l’isolamento sociale, la violenza di genere, la sterilizzazione e l’aborto forzati, la mancanza di accesso ai servizi comunitari, gli alloggi di bassa qualità, l’istituzionalizzazione, l’assistenza sanitaria inadeguata e la preclusione dell’opportunità di contribuire e impegnarsi attivamente nella società.
I dati pubblicati nell’Indice sull’uguaglianza di genere 2021 dell’EIGE, l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, rivelano che il 22% delle donne con disabilità è a rischio di povertà, rispetto al 20% degli uomini con disabilità e al 16% delle donne senza disabilità; il 20% delle donne con disabilità ha un impiego a tempo pieno, rispetto al 29% degli uomini con disabilità e al 48% delle donne senza disabilità; il 15% delle donne con disabilità consegue una laurea, rispetto al 17% degli uomini con disabilità e al 30% delle donne senza disabilità; il 7% delle donne con disabilità ha visite mediche inadeguate alle proprie esigenze, rispetto al 6% di uomini con disabilità e al 2% di donne senza disabilità.
I dati attualmente disponibili mostrano anche che le donne e le ragazze con disabilità che vivono nell’Unione Europea sono a più alto rischio di violenza rispetto a quelle senza disabilità, nella misura di da 2 a 5 volte di più rispetto ad altre donne; il 34% delle donne con un problema di salute o una disabilità ha subìto infatti violenza fisica o sessuale da parte di un partner nel corso della loro vita (rispetto al 19% delle donne senza disabilità); il 61% delle donne con un problema di salute o una disabilità ha subito molestie sessuali dall’età di 15 anni (rispetto al 54% delle donne senza disabilità).
A fronte dunque di tutte queste evidenze, l’EDF si è impegnato a:
° continuare a sostenere la promozione dei diritti delle donne e delle ragazze con disabilità in tutta la loro diversità nelle legislazioni e nelle politiche dell’Unione Europea e dei suoi Stati Membri, nonché nell’azione esterna;
° integrare i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere nel movimento per la disabilità e contribuire attivamente al lavoro del movimento delle donne europeo;
° proseguire gli sforzi per garantire la piena partecipazione politica delle donne con disabilità a tutti i livelli dell’EDF in condizioni di parità con gli altri;
° pubblicare un Terzo Manifesto sulle donne e ragazze con disabilità.
Inoltre, Il Forum e i suoi Membri hanno invitato le Istituzioni dell’Unione Europea e gli Stati Membri a:
° garantire la piena attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e della Convenzione ONU sull’Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione nei confronti delle Donne (CEDAW), in modo da promuovere e proteggere i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità, includendoli nella progettazione, nell’attuazione e nel monitoraggio delle politiche dell’Unione Europea e nazionali in materia di diritti delle persone con disabilità, diritti delle donne e uguaglianza di genere;
° garantire che le proposte legislative riguardanti le donne e le ragazze con disabilità prestino particolare attenzione ai loro diritti e alle loro esigenze, in particolare a livello dell’Unione Europea, nei negoziati inerenti alla Direttiva sulla lotta contro la violenza contro le donne, alla Direttiva sulla trasparenza retributiva; ma anche nelle revisioni della Direttiva sui diritti delle vittime e della Direttiva antitratta, nonché in qualsiasi altra futura proposta di Direttiva che possa incidere su di esse;
° ratificare rapidamente la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata dall’Italia con la Legge 77/13) e adottare misure per prevenire, combattere e perseguire la violenza contro le donne e le ragazze con disabilità, all’interno e all’esterno degli ambienti chiusi, come gli istituti residenziali;
° adoperarsi per rimuovere le barriere incontrate dalle donne e dalle ragazze con disabilità nell’accesso alla giustizia come vittime di reati o testimoni, in particolare a coloro che necessitano di misure di sostegno intensive (ad esempio, tra le altre, quelle con disabilità intellettive o psicosociali, sordocecità, paralisi cerebrale o disabilità multiple), anche combattendo gli stereotipi sul genere e sulla disabilità, con la formazione del personale che opera nel sistema della giustizia, e garantendo l’accessibilità e l’accomodamento procedurale nel sistema giudiziario;
° rimuovere le barriere incontrate dalle donne con disabilità nel partecipare alla società in condizioni di uguaglianza con gli altri cittadini, anche riformando gli Istituti di tutela degli Stati Membri dell’Unione Europea, per abolire il processo decisionale sostitutivo e fornire misure per un processo decisionale supportato, con l’obiettivo di garantire il loro diritto all’autonomia, alla vita indipendente, alla vita familiare e alla partecipazione politica;
° garantire l’accesso all’istruzione e in particolare aiutare le donne e le ragazze con disabilità ad andare all’università e beneficiare dei programmi di scambio tra studenti;
° garantire l’accesso al mercato del lavoro aperto, combattendo i divari occupazionali e retributivi basati sul genere e la disabilità, includendo la prospettiva delle donne con disabilità nel Pacchetto sull’Occupazione, elaborato dalla Commissione Europea nell’àmbito della Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030;
° proteggere i diritti delle donne nei settori dell’assistenza informale e formale, comprese le donne con disabilità e le madri di bambini con disabilità, in particolare nello sviluppo e nell’attuazione della Strategia Europea per l’Assistenza;
° garantire l’accesso ai servizi sanitari, compresi i servizi per la salute sessuale e riproduttiva, come l’assistenza ginecologica, sulla base del consenso pieno e informato delle donne e della loro autonomia corporea, compreso l’accesso all’aborto sicuro e alla contraccezione, nonché il sostegno alla gravidanza e alla maternità;
° criminalizzare la sterilizzazione, l’aborto, la gravidanza e la contraccezione forzati di donne e ragazze con disabilità, pratiche ancora eseguite in diversi Stati Membri dell’Unione Europea, e fornire assistenza legale gratuita, sostegno e risarcimento alle vittime;
° prestare particolare attenzione alle donne e alle ragazze con disabilità nelle azioni interne ed esterne, anche in situazioni di conflitti armati, nei campi profughi, nelle azioni umanitarie e nelle emergenze, e nello specifico alle donne migranti, sfollate interne, rifugiate e richiedenti asilo, e al rischio che corrono in relazione alla violenza sessuale e alla tratta di esseri umani, con maggiore attenzione alle donne e alle ragazze con disabilità ucraine e afghane;
° garantire che i fondi dell’Unione Europea, compresi quelli derivanti dai Piani di Ripresa e Resilienza, siano utilizzati per promuovere e proteggere i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità e che siano integrati nei programmi dell’Unione Europea, comprese le azioni esterne come l’Iniziativa Spotlight;
° sostenere la creazione e il funzionamento di organizzazioni di donne con disabilità attraverso finanziamenti e lo sviluppo delle loro capacità per garantire che la loro voce sia rappresentata nella società civile;
° lavorare in collaborazione con le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità, comprese le organizzazioni delle donne con disabilità e le organizzazioni femminili in generale, per sviluppare e attuare politiche in materia di disabilità e di genere.
Per approfondire ulteriormente i temi trattati nel presente contributo, si può innanzitutto accedere alla sezione del centro Informare un’h dedicata al tema Tutto sul Secondo Manifesto europeo sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità, mentre sul tema più generale Donne e disabilità, si può fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, oltreché alla sezione Donne con disabilità, anch’essa nel sito del Centro Informare un’h.