Questa estate la dedico alla riflessione. Non che mi consideri un pensatore, viste le mie inclinazioni al pragmatismo, ma questa estate della mia vita è diversa da tutte le altre già trascorse.
In passato credevo che per una persona con disabilità il vero problema in estate fosse andare in vacanza, tra luoghi inaccessibili ai non vedenti e costi altrettanto impietosi per famiglie che necessariamente hanno bisogno di budget aggiuntivi per viaggiare e spostarsi. La mia attenzione, insomma, si focalizzava sul diritto di poter vivere la normalità nonostante tutto, ed è così che mi sono impegnato per lungo tempo verso progetti di accessibilità alla cultura e al turismo accessibile.
Più tardi ho constatato che in estate il vero problema per le persone, soprattutto per quelle con disabilità, è ricevere servizi essenziali: uffici chiusi senza prevedere sostituzioni, farmacie aperte a turno, medici impossibili da contattare, dirigenti di strutture sanitarie introvabili e/o sostituiti spesso da figure specializzate nel rinvio (a settembre) delle pratiche.
Insomma, questa era ed è l’estate del cittadino che non vuole o non si può muovere da casa (in Campania).
Quest’anno, però, una nuova consapevolezza mi assale e mi travolge più di ogni altra: quella dell’abbandono totale delle persone con disabilità in serie difficoltà di salute, in Campania… sempre al Sud.
Mentre si scrivono tomi sulla necessità di interventi precoci per la riabilitazione di persone che subiscono emiplegie a seguito di ictus o di attacchi ischemici neurologici, mentre le forze politiche sbandierano alla platea sensibilità e competenza sulla questione del potenziamento di interventi riabilitativi, di integrazione e inclusivi, mirati alle persone con disabilità, chi scrive, persona non vedente, “colpevole” di aver bisogno di fisioterapia in estate, con l’“aggravante” di essere cittadino italiano residente in Campania, sarà condannato ad un’attesa di quasi due mesi, in barba a tutta la letteratura scientifica e sanitaria che ci racconta di quanto sia determinante l’intervento riabilitativo nei primi due mesi dopo un ictus, per un corretto e adeguato recupero.
E al danno si aggiunge la beffa: la giustificazione, infatti, è che «siamo in estate»…
Un’estate che passerà semplicemente come tutte le altre, tra tormentoni alla radio, ombrelloni in spiaggia per i più, interviste a politici nei TG per la crisi di governo e autocelebrazioni social, mentre io, aspettando che arrivi settembre, sono già consapevole di quanto mi farà soffrire e mi danneggerà a lungo termine questa omissione di trattamento sanitario, in Campania, sempre al Sud. Perché al Sud l’estate dura sempre troppo poco per tanti e per molti altri semplicemente troppo e basta.
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