«Mai nessuno aveva vinto una sfida così»: sono state queste le prime parole di Roberto Oberburger, per commentare il secondo posto ottenuto dal figlio Michele al Campionato motociclistico Trial Beta, disputatosi a Rignano sull’Arno (Firenze). Accanto infatti alla sudata e meritata soddisfazione sportiva, c’è la consapevolezza di avere tagliato un traguardo umano unico in Europa e forse nel mondo. Perché Michele, classe 2003 di Roveré della Luna (Trento), è un giovane autistico non verbale. «Ma – continua il papà Roberto – quando si allaccia il casco, diventa un giovane come tutti gli altri. Cambia le marce, frena, accelera, ride, sgasa, si allena il sabato e la domenica con la sorella Alice». E vince. Classificandosi secondo in un campionato che dura da marzo a ottobre e vede la partecipazione di un centinaio di piloti normodotati.
Certo, a gara finita, l’apprensione per il futuro, l’indifferenza, le Commissioni Mediche non sempre preparate per affrontare con buon senso le specificità dei singoli e le difficoltà di inserimento sociale e lavorativo tornano a farsi sentire. «La vita con un figlio autistico non è facile – dice Oberburger – molte famiglie si vergognano, si sentono sole, incomprese. E si chiudono in se stesse. Invece, ogni volta che Michele sale sul podio, io vorrei dire loro: guardatelo, perché come ce l’ha fatta lui, possono farcela anche i vostri ragazzi. Lasciate da parte la paura e aiutateli a praticare uno sport o a seguire un hobby, per trovare la propria realizzazione».
Affinché ciò avvenga, però, servono strutture attrezzate e politiche mirate. «In Trentino – prosegue Oberburger – nascono circa trenta persone con autismo ogni anno. In Europa, ad oggi, gli adulti autistici sono circa 40.000. Bisogna partire da lontano, dalle scuole elementari e dalle medie, per capire le loro attitudini e abilità e inserirli nel mondo reale in base alle loro competenze. I laboratori sociali sono un aiuto, ma non devono trasformarsi nell’unica soluzione. Prendiamo Michele, è un bravissimo cuoco, ma sarebbe un giardiniere negato. Quello che voglio sottolineare è che non ci sono ricette preconfezionate valide per tutti. Bisogna studiare progetti di vita personalizzati per ogni ragazzo».
Un progetto che in questo caso è stato tracciato assieme ai Vigili del Fuoco di Trento, i cui colori e stemma, Michele – che assieme a loro ha intrapreso un percorso formativo come cuoco della caserma – indossa sulla divisa da gara. E che Betamotor, l’azienda patrocinatrice del campionato, ha riconosciuto, assegnando al pilota trentino non solo la medaglia d’argento da vicecampione italiano, ma anche una targa per «l’entusiasmo dimostrato in sella» nel 2022.
«Chissà – si augura il papà – che questo non sia solo il primo passo per sbarrierare ulteriormente il mondo della due ruote, costruendo un campionato specificatamente rivolto a chi ha una disabilità cognitiva».