Inclusione scolastica: tutto da rifare?

«Non ci sono gli insegnanti di sostegno – scrive Ivana Consolo -, non ci sono gli educatori, mancano gli assistenti ad personam e addirittura ci sono scuole sia pubbliche che paritarie che non hanno mai organizzato un GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione), e non hanno la più pallida idea di essere obbligate a redigere il PEI (Piano Educativo Individualizzato). Se dunque si vuole veramente dare un senso all’obbligo scolastico e garantire in modo degno il diritto allo studio agli alunni e alle alunne con disabilità, occorre ripensare l’intero sistema di istruzione di questo Paese»

Bimbo con disabilità in una stanzetta da solo

Un bimbo con disabilità relegato da solo in una stanzetta della scuola

Dall’inizio del nuovo anno scolastico, puntualmente, come di consueto, arrivano un’infinità di segnalazioni, da parte di genitori di bimbi e ragazzi autistici, che assistono impotenti alla sistematica negazione di ogni più elementare diritto da parte delle scuole frequentate dai loro figlioli.
Non ci sono gli insegnanti di sostegno, non ci sono gli educatori, mancano gli assistenti ad personam… Ma ciò che fa più impressione è che ci si imbatte in scuole pubbliche e scuole paritarie che non hanno mai organizzato un GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione), e non hanno la più pallida idea di essere obbligate a redigere il PEI (Piano Educativo Individualizzato).
La scuola italiana non è in grado di attuare quel principio tanto abusato, quanto ignorato, che è l’inclusione.

Ma di quale inclusione parliamo? Dov’è questa scuola inclusiva di cui le Istituzioni si vantano? Se le Istituzioni leggessero i messaggi e le mail che chi scrive riceve quotidianamente, forse si renderebbero conto che, dagli Anni Settanta ad oggi, lo Stato Italiano ha fallito totalmente nel suo tentativo di creare una scuola pubblica adeguata ad accogliere e gestire la disabilità!
Attraverso il Gruppo Facebook che gestisco [#Autismo Diritti e Tutele, N.d.R.], mi giungono infatti storie che hanno dell’incredibile e del vergognoso: ragazzi autistici tenuti in cortile, anche sotto la pioggia, perché all’interno dei locali scolastici non si è in grado di gestirne i comportamenti problema; ragazzi isolati ed emarginati, relegati in aule separate, costretti a stare da soli, senza neppure essere impegnati in qualche attività educativa; genitori costretti a lasciare il lavoro perché la scuola li obbliga a correre, ad ogni ora del giorno, per riprendere i loro figli e riportarli a casa, perché questa scuola non è in grado di gestirli per più di un’ora; ragazzi che fuggono da scuola senza che nessuno se ne accorga, e che vengono ritrovati dai passanti a vagare per strada (se tutto va bene…); genitori che trasmettono lettere di rinuncia al sostegno perché la scuola assegna ai loro ragazzi insegnanti incapaci, che arrecano solo danno.

Mi chiedo: come si fa a parlare di inclusione scolastica, se ciò che avviene nelle scuole di tutta la Penisola (Isole comprese) è questo?
È mai possibile che uno Stato che impone l’obbligo scolastico a tutti i ragazzi non sia poi in grado di garantire loro il diritto allo studio?
Dinanzi a questo quadro desolante, uno Stato serio dovrebbe adottare provvedimenti opportuni. Delle due l’una: o viene assicurato ad ogni ragazzo/ragazza e alla sua famiglia che, una volta introdotto/a a scuola, la scuola stessa sarà in grado di adempiere egregiamente alla sua missione oppure è il caso di porre all’attenzione generale un tema ben preciso: prendiamo atto che l’inclusione è fallita, che non è per tutti, e che laddove la scuola “ordinaria” dimostra tutta la sua incapacità, è il caso di valutare una riforma radicale del sistema, con la creazione di “Laboratori Educativi” (magari ispirati al Metodo Montessori) capaci di accogliere, istruire, e formare i ragazzi con disabilità.
Ebbene sì, se io fossi uno dei tanti genitori che mi scrivono in preda alla disperazione più totale, preferirei che mio figlio frequentasse un ambiente didattico ispirato ad un metodo pedagogico capace di lavorare bene su ogni possibile situazione, soprattutto su quelle più peculiari, in cui l’educazione sensoriale, la manualità, la pragmaticità, il diverso approccio insegnante-discente e l’ambiente educativo decisamente “a misura” di ogni ragazzo, potessero fare la differenza!
Le famiglie che quotidianamente subiscono torti e abusi dovrebbero unire le forze, raccogliere le loro testimonianze, e presentare un dossier al Ministero dell’Istruzione, affinché potesse prendere coscienza delle “storie di ordinaria illegittimità” che si consumano tra le mura scolastiche, avviando così una seria riflessione sull’ineludibile necessità di una riforma.
Ci pensassero le grandi Associazioni Nazionali, che si “strappano le vesti” sul Decreto Interministeriale 182/20, senza accorgersi che il problema sta a monte ed è ben più grave! Cosa ce ne facciamo della lotta contro l’esonero dell’alunno con disabilità dal seguire alcune discipline, se poi ci sono alunni con disabilità abbandonati in un cortile e dunque di fatto esonerati da tutto, persino dal potere occupare un banco in un’aula?

Alle grandi Associazioni Nazionali e alle famiglie, chiedo di prendere atto che il tema dell’inclusione inesistente c’è ed è drammatico, e si consuma giorno dopo giorno sulla pelle dei più fragili…
Se vogliamo ancora credere alla “favola bella” dell’inclusione scolastica, andiamo pure avanti così, ma se si vuole veramente dare un senso all’obbligo scolastico, e garantire in modo degno il diritto allo studio, allora occorre ripensare l’intero sistema di istruzione di questo Paese.

Concludo ricordando l’insegnamento del mio professore di Diritto Costituzionale: l’articolo 3 della Costituzione, non significa “egualitarismo tout court”. La vera essenza del principio di uguaglianza sta nell’offrire trattamenti adeguati a situazioni diverse, di modo che ogni “unicità” possa trovare la sua collocazione ideale. Solo così si potranno realmente garantire i diritti di tutti.

Avvocata, promotrice del Gruppo Facebook “#Autismo Diritti e Tutele”.

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