La pandemia da Covid ha costretto il Delfino di Mantova a rinviare la festa per i suoi primi dieci anni di attività. Per questo motivo il convegno denominato Il percorso Delfino-DAMA. Il servizio dei pazienti con disabilità, tenutosi nei giorni scorsi, è stato l’occasione giusta per festeggiare un traguardo importante, tracciare un bilancio sulla strada già percorsa e guardare al futuro.
«Abbiamo attivato il percorso Delfino-DAMA nel 2010 – spiega Graziella Goi, che dirige l’ANFFAS di Mantova (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – prendendo a modello l’esperienza dell’Ospedale San Paolo di Milano» [di quest’ultima e delle altre strutture che da essa hanno preso esempio, si legga anche nel box in calce, N.d.R.].
Presso l’ospedale milanese, infatti, dal 2000 è attivo un presidio finalizzato a dare una risposta ai problemi che incontrano le persone con grave disabilità intellettiva e neuromotoria nell’accesso in ospedale. Ostacoli che, se non vengono superati, si traducono nell’impossibilità di garantire il diritto alla salute. «In quegli anni – ricorda Goi – capitava di rivolgerci al DAMA per rispondere alle esigenze di persone che fanno riferimento ai nostri centri, ma la distanza e le questioni logistiche non erano problemi di poco conto così, io e la dottoressa Valentina Salandini abbiamo iniziato a lavorare per capire in che modo replicare quel modello sul nostro territorio».
Oggi sono 1.634 le persone con disabilità in carico al Delfino presso l’Ospedale Carlo Poma di Mantova. Il servizio può contare sulla disponibilità di una stanza con due posti letto (uno per il paziente e uno per il caregiver) per il ricovero acuto nel reparto di medicina d’urgenza. A gestire il tutto due medici, quattro infermieri (di cui uno dedicato a prenotazioni e appuntamenti)m oltre ai volontari che aiutano le persone con disabilità e le loro famiglie a “districarsi” all’interno degli ospedali e della burocrazia.
Come avviene per il “modello” milanese, anche i medici del Delfino si fanno carico sia delle urgenze, sia della presa in carico per esami diagnostici e visite specialistiche.
«Quando una persona fa l’accesso al Delfino per un esame – sottolinea la Presidente dell’ANFFAS di Mantova – cerchiamo di collegare più prestazioni, in modo da ottimizzare al massimo i tempi e le risorse, soprattutto quando è necessaria la sedazione. Inoltre negli ultimi anni, grazie a strumentazioni portatili, abbiamo la possibilità di organizzare le visite e alcuni esami sul territorio: se in un centro ci sono 3-4 persone che hanno necessità, una delle nostre dottoresse pianifica l’uscita. Si tratta di una modalità di intervento che abbiamo sperimentato durante la pandemia da Covid e che si è rivelata molto efficace».
La speranza di Goi e di tutto lo staff del Delfino è quella di ampliare sempre di più la rete del servizio: «Quella di Mantova è una Provincia disagiata dal punto di vista territoriale – spiega infatti -. Basti pensare che ad esempio dal Comune di Sermide, al confine con il Veneto, all’Ospedale Poma ci sono quasi 50 chilometri. In futuro, dunque, ci piacerebbe attivare un servizio rivolto alle persone con grave disabilità anche all’interno dell’Ospedale di Pieve di Coriano, per coprire la zona a destra del fiume Serchia. E fare lo stesso al nosocomio di Castiglione delle Stiviere, per dare una risposta agli abitanti delle aree settentrionali della Provincia». (I.S.)
Il presente contributo è già apparso in “Persone con disabilità.it” e viene qui ripreso per gentile concessione, con alcune modifiche dovute al diverso contenitore.
Breve storia del progetto DAMA
Il Progetto DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance, ovvero “Assistenza medica avanzata alle persone con disabilità”), è stato avviato per la prima volta nel 2000, con l’obiettivo di dare una risposta alle esigenze specifiche delle persone con disabilità grave e gravissima, all’interno dell’Ospedale San Paolo di Milano, con la collaborazione della LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Nel nosocomio milanese venne dunque creato un reparto dedicato alle persone con disabilità, dove grazie all’ausilio di volontari specificatamente formati, i pazienti e i loro familiari potessero affrontare l’accesso in ospedale in un clima sereno e collaborativo, elemento essenziale, questo, per svolgere tutti gli accertamenti medici nel modo migliore e più veloce possibile.
Quello che nel corso degli anni si è caratterizzato come un vero e proprio modello di accoglienza e di assistenza medica ha poi “fatto scuola” in tutta Italia, promuovendo via via esperienze affini, con il percorso Delfino DAMA Mantova, i reparti DAMA di Varese, Bologna, Empoli (Firenze), Bolzano, Cosenza e Terni, più una serie di ulteriori sperimentazioni in altri presìdi ospedalieri».