Secondo i dati resi noti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo una persona su due che ha problemi visivi non ha la possibilità di accedere ai servizi oculistici. Si parla in totale di più di un miliardo di persone, concentrate soprattutto nei Paesi in Via di Sviluppo. Questa cifra, inoltre, è destinata a salire entro il 2050 a un miliardo e 800 milioni di persone, a causa segnatamente dell’invecchiamento della popolazione, nonché del cambiamento degli stili di vita. Eppure il 90% di tutti disturbi visivi sarebbero prevenibili e curabili.
È quanto reso noto in occasione della recente Giornata Mondiale della Vista del 13 ottobre da CBM Italia, componente nazionale dell’organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e nella cura della cecità e delle disabilità evitabili, oltreché nell’inclusione delle persone con disabilità nel Sud del mondo e anche nel nostro Paese. In tal senso, sempre in coincidenza con la Giornata Mondiale della Vista, la stessa CBM Italia ha lanciato la campagna di sensibilizzazione denominata Fuori dall’ombra, per il diritto di vedere ed essere visti che punta, nel concreto, a garantire cure oculistiche a oltre un milione di persone in un anno in nove Paesi del Sud del mondo, grazie a progetti con un approccio integrato, che comprende prevenzione, cura e riabilitazione delle disabilità visive e inclusione nella comunità. Ne sono un esempio i progetti avviati nei Paesi africani del Kenya e dell’Uganda.
In Kenya, dunque, dove il 15,5% della popolazione soffre di disabilità visive a causa di problemi come la cataratta e di errori refrattivi non corretti come la miopia, CBM ha promosso un’ampia iniziativa di prevenzione della cecità evitabile, per raggiungere in particolare coloro che vivono nelle comunità più remote, con grandi difficoltà ad accedere alle cure di cui hanno bisogno.
L’obiettivo è quello di fornire in quattro anni un accesso inclusivo a servizi oculistici pubblici di qualità in otto Contee del Kenya,basandosi sull’innovativa tecnologia Peek Vision, un’applicazione per smartphone che permette di effettuare screening visivi nelle comunità e quindi di censire i pazienti, creando un database indispensabile per continuare a monitorarli nel tempo. «Si tratta – sottolineano da CBM Italia – di uno strumento importante di supporto al sistema sanitario, per fare in modo che nessuno venga escluso, un mezzo appunto per “far uscire dall’ombra”, cioè per rendere visibili le persone bisognose di cure oculistiche che prima erano del tutto invisibili».
Anche in Uganda molte persone rischiano di diventare cieche per mancanza di mezzi e servizi non accessibili. Nel complesso sono circa un milione e 200.000 coloro che soffrono di problemi visivi, ma addirittura il 75% dei casi sarebbero prevenibili e curabili.
È in particolare nel nord del Paese che l’incidenza della disabilità visiva registra numeri più alti ed è qui che CBM ha avviato la costruzione di un plesso chirurgico presso l’Ospedale St. Joseph, in grado di erogare cure diagnostiche, trattamenti specialistici e interventi di chirurgia a oltre 76.000 persone entro la fine del progetto.
La costruzione fa parte di un ampio intervento triennale volto a migliorare l’accesso e la qualità dei servizi oculistici sia presso le comunità, sia all’interno delle strutture ospedaliere nei Distretti di Kitgum, Lamwo e Arua (subregioni di Acholi e West Nile, Nord Uganda).
I lavori in corso, che si stanno realizzando anche secondo criteri di sostenibilità ambientale, termineranno alla fine di questo 2022 e l’intervento di CBM, in accordo con il Ministero della Salute ugandese e con il sostegno dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), comprende anche la formazione di medici e personale sanitario e l’equipaggiamento delle cliniche mobili nelle comunità più lontane.
«In Kenya, come in Uganda, come in tutti gli altri Paesi del Sud del mondo dove siamo presenti, è un nostro impegno garantire che nessuno venga lasciato indietro quando si parla di salute della vista. Noi lavoriamo ogni giorno per migliorare la situazione delle persone con disabilità visive e per garantire un’assistenza oculistica efficace a chi ne ha bisogno»: a dirlo è Massimo Maggio, direttore di CBM Italia, che prosegue spiegando il divario esistente tra i Paesi del mondo a livello economico e sanitario. «Nei Paesi in Via di Sviluppo – sottolinea infatti – esiste un ciclo che lega povertà e disabilità: quando vivi in povertà non puoi accedere alle cure o all’assistenza di cui hai bisogno, per questo rischi di sviluppare una disabilità; e quando hai una disabilità rischi maggiormente di diventare povero. Questo ciclo va spezzato, perché tutti hanno il diritto di vedere ed essere visti». È per altro un ciclo, aggiungiamo, un circolo vizioso in cui si confondono causa ed effetto tra disabilità e povertà, che purtroppo non riguarda solo i Paesi in Via di Sviluppo, ma anche sempre più le crescenti sacche di povertà presenti nei Paesi sviluppati.
In conclusione va ricordato che l’impegno sulle disabilità visive di CBM Italia è pienamente in linea con la strategia 2030 In Sight dello IAPB, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, e con o tre obiettivi di essa, vale a dire che tutti dovrebbero avere l’opportunità di fare un esame della vista, di ricevere cure oculistiche a prezzi accessibili e di avere gli occhiali quando ne hanno bisogno. (S.B.)
Per ogni ulteriore informazione: Silvia Panzarin (silvia.panzarin@leacrobate.it).