«Il Comitato condivide le preoccupazioni del Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità che la legislazione nazionale manca di una definizione di accomodamento ragionevole e non include un riconoscimento esplicito del fatto che il rifiuto di un accomodamento ragionevole costituisce una discriminazione basata sulla disabilità, e che i programmi di protezione sociale non soddisfano le esigenze delle persone con disabilità. Si raccomanda quindi allo Stato parte [all’Italia] di emanare una legislazione che riconosca esplicitamente il rifiuto di un accomodamento ragionevole come discriminazione basata sulla disabilità in tutti gli ambiti della vita, compresi i settori pubblico e privato, come raccomandato anche dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Si raccomanda inoltre di garantire che i programmi di protezione sociale soddisfino le esigenze delle diverse persone con disabilità su base paritaria con gli altri, come richiesto dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità»: si legge anche questo nelle Osservazioni Conclusive al sesto rapporto periodico presentato dall’Italia, prodotte recentemente dal CESCR, il Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite, organismo che sovrintende all’attuazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, adottato dall’ONU nel 1966, entrato in vigore dieci anni dopo e ratificato dall’Italia alla fine del 1978.
Come avevamo infatti segnalato anche sulle nostre pagine, tra il 26 settembre e il 14 ottobre scorsi lo stesso CESCR ha vissuto la propria 72^ Sessione, durante la quale ha esaminato appunto il rapporto dell’Italia sull’applicazione del Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, un Trattato che, è opportuno ricordare, impone agli Stati che lo hanno ratificato di assicurare, con il massimo delle risorse di cui dispongono, la piena attuazione dei diritti da esso garantiti, nel settore economico (diritto al lavoro e a condizioni di lavoro eque e favorevoli; diritto di sciopero), in quello sociale (diritto alla sicurezza sociale; diritto alla protezione della famiglia; diritto a una protezione speciale delle madri, prima e dopo il parto; diritto ad adeguate condizioni di vita, compreso un alloggio appropriato; diritto alla salute) e in quello culturale (diritto all’istruzione; diritto a partecipare alla vita culturale).
In quel nostro stesso articolo avevamo anche segnalato il rapporto presentato al CESCR dal FID, il Forum Italiano sulla Disabilità che rappresenta le istanze delle persone con disabilità, delle loro famiglie e delle loro organizzazioni a livello internazionale, documento centrato segnatamente su vari temi che gravitano attorno ai diritti umani delle persone con disabilità, in relazione all’applicazione del Patto ONU nel nostro Paese.
Tra gli altri passaggi, ne avevamo segnalato anche un’importante premessa, ovvero il fatto che «l’Italia è uno dei due Stati europei ancora privi di un’Istituzione Nazionale per i Diritti Umani indipendente (NHRI), nonostante gli impegni volontari assunti dall’Italia stessa in qualità di membro del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e le innumerevoli raccomandazioni in materia da parte di tutti gli organi di trattato delle Nazioni Unite e dei vari Cicli di Revisione. E anche questo ha certamente un impatto sui punti relativi ai diritti delle persone con disabilità evidenziati in questo rapporto». Un passaggio, va detto, ripreso con evidenza anche dalle Osservazioni del CESCR, ove si sottolinea «il rammarico per la continua mancanza di risultati concreti riguardanti la creazione di un’istituzione nazionale indipendente per i diritti umani». Si esorta quindi ancora una volta l’Italia a realizzare tale istituzione, «con un ampio mandato in linea con i princìpi relativi allo status delle istituzioni nazionali per la promozione e la protezione dei diritti umani, stanziando risorse umane, tecniche e finanziarie sufficienti per consentire a tale istituzione di esercitare pienamente il proprio mandato in relazione ai diritti economici, sociali e culturali».
Un altro riferimento specifico alla disabilità nelle Osservazioni del CESCR all’Italia si colloca nel settore del lavoro, ovvero quando il Comitato si dichiara «particolarmente preoccupato per il fatto che il tasso di disoccupazione delle persone con disabilità rimane elevato in Italia».
In tal senso «si raccomanda di aumentare gli sforzi per affrontare il problema della disoccupazione, ad esempio attuando programmi mirati per l’occupazione nel settore pubblico, prestando particolare attenzione ai giovani e in particolare alle giovani donne e alle persone con disabilità».
Pur apprezzando in generale i rilievi espressi dal CESCR, Luisella Bosisio Fazzi, in rappresentanza del FID, sottolinea il disappunto per il fatto che «non sia stata accolta la nostra indicazione di violazione dell’articolo 3 del Patto («Gli Stati parti del presente Patto si impegnano a garantire agli uomini e alle donne la parità giuridica nel godimento di tutti i diritti economici, sociali e culturali enunciati nel presente Patto»), strettamente collegato all’articolo 12 (Uguale riconoscimento dinanzi alla legge) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Un punto, quello della capacità legale e giuridica di tutte le persone con disabilità, che riteniamo fondamentale e sul quale torneremo senz’altro ad insistere». (S.B.)
Ringraziamo Luisella Bosisio Fazzi per la collaborazione.
Ricordiamo ancora il link al quale sono disponibili le Osservazioni Conclusive del CESCR (in italiano).