Case famiglia: non un costo, ma un investimento per la dignità dei più fragili

Ogni giorno, da oltre 25 anni, le case famiglia di Roma sono una risposta concreta e a misura umana per centinaia di persone con disabilità e per i più vulnerabili della Capitale. Nel corso di un convegno in Campidoglio, l’Associazione Casa al Plurale ha raccontato questa “storia fantastica” che rischia, però, di finire, se è vero che senza un adeguamento immediato delle tariffe al costo reale della vita, queste strutture sono destinate a chiudere: il caro bollette di questi mesi, infatti, è stato l’ennesimo colpo, forse quello definitivo, per queste comunità in sofferenza ormai da anni
Copertina del report "Quanto costa una casa famiglia?"
La copertina del report “Quanto costa una casa famiglia?”, documento costantemente aggiornato dall’Associazione Casa al Plurale

Hanno regalato al sindaco di Roma Roberto Gualtieri un pupazzo a forma di oca, perché proprio come le oche del Campidoglio, che secondo il mito salvarono Roma dall’assedio dei Galli con il loro starnazzare, così le case famiglia capitoline, con il loro lavoro di cura portato avanti in nome e per conto dell’Amministrazione, rappresentano non solo la salvezza per centinaia di cittadini fragili, ma contribuiscono a “salvare” la dignità stessa della città.
Ogni giorno, infatti, da oltre venticinque anni, le case famiglia per persone con disabilità e per i più vulnerabili della Capitale sono una risposta concreta e a misura umana: l’associazione Casa al Plurale, nel convegno intitolato Case famiglia, una risorsa per Roma da oltre 25 anni, promosso in Campidoglio [se ne legga anche la nostra presentazione, N.d.R.], ha voluto raccontare proprio questa “storia fantastica” che rischia, però, di finire, se è vero che senza un adeguamento immediato delle tariffe al costo reale della vita, queste strutture, che ospitano oltre quattrocento persone con disabilità e centinaia tra minori e mamme in difficoltà, sono destinate alla chiusura: il caro bollette di questi mesi è stato l’ennesimo colpo, forse quello definitivo, inflitto a queste comunità in sofferenza ormai da anni.

È dal 2006 che Casa al Plurale rappresenta le organizzazioni che operano sul territorio capitolino a sostegno delle persone con disabilità, dei minori in stato di abbandono e delle donne con figli che vivono in situazioni di grave fragilità, e durante il convegno in Campidoglio è tornata a sollecitare l’aumento per le rette in casa famiglia, chiedendo anche di tenere fede alla promessa di qualche mese fa, esattamente del 19 maggio scorso, quando l’Assemblea Capitolina approvò la Mozione n. 111 che andava verso «l’adeguamento delle rette per le case famiglia». Attualmente, invece, le risorse stanziate dal Comune coprono circa la metà del fabbisogno quotidiano di queste strutture.
Qualche dato: per una casa per otto persone con disabilità lieve sarebbe necessaria una retta pari a 193,47 euro, mentre la retta attualmente prevista, IVA esclusa, ammonta 105,28 euro. Per una casa famiglia per persone con disabilità complessa la retta necessaria dovrebbe essere di 242,84 euro, mentre quella attualmente prevista, sempre IVA esclusa, è pari a 144,37 euro.
Sono numeri, questi, che emergono dal report Quanto costa una casa famiglia?, costantemente aggiornato da Casa al Plurale, uno studio che è il risultato dell’analisi dei costi standard delle varie tipologie di strutture di accoglienza per minori e per persone con disabilità, esistenti sul territorio capitolino: donne con bambini, adolescenti, bambini e ragazzi per varie fasce di età, persone con disabilità lievi e gravi. A tal proposito, sono state conteggiate, fino all’ultimo centesimo, tutte le spese e le ore di presenza necessarie del personale, al fine di offrire un documento preciso ed esaustivo a chi ha il potere di decidere quanto stanziare e in che misura, dai costi di luce e gas a quelli dell’acqua, dal cibo fino agli affitti, dalle assicurazioni dei veicoli agli estintori. E infine il costo del lavoro, la voce in realtà più importante, che assorbe circa il 75% della spesa necessaria. Si tratta del costo degli stipendi per gli educatori, gli operatori sociosanitari e i tanti altri professionisti, tutte figure previste per legge, che lavorano su turni di ventiquattr’ore al giorno per 365 giorni all’anno.
Queste persone sono uomini e donne che per professione e vocazione sanno ricostruire le storie delle vittime di tratta, sanno ridare fiducia ai bambini maltrattati, sono le mani che imboccano o lavano le persone con gravi disabilità, sempre a meno di un metro di distanza anche in tempo di pandemia: sono gli “strumenti” per dare cittadinanza a tutte queste categorie fragili.

«Le oche – sottolinea Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al Plurale – hanno salvato il Campidoglio 2.400 anni fa. Oggi le sentinelle sono i più fragili, sono coloro che stanno ai margini, che svegliano la città, danno l’allarme: “Attenzione, città di Roma, ritrova la tua storia, la tua umanità il senso profondissimo del tuo essere comunità. E, sono parole di Gualtieri, ‘Ci sono poche cose che danno senso al lavoro di un Sindaco come occuparsi dei più fragili’. Occorre allora trarne le conseguenze. La dignità delle persone fragili e di chi lavora per loro passa per il giusto corrispettivo».
Le case famiglia, infatti, non vanno concepite come un costo, bensì come un investimento, che una società sana, civile, attenta ai suoi concittadini più fragili, compie affinché queste persone, portatrici di medesimi diritti, possano essere in condizione di avere una vita degna di essere vissuta.

«Dopo di noi, chi si prenderà cura di nostro figlio disabile?»: è la domanda di tutti i genitori con un figlio con disabilità; le risposte possibili sono diverse: la vita autonoma e indipendente, per chi è in grado ed è messo nella condizione di esserlo, la vita in famiglia, per chi ce l’ha e sceglie di restarci, oppure la vita in casa famiglia. Di certo, mai più istituti o grossi centri di accoglienza, come ci dimostrano anche le diverse testimonianze di genitori di persone con disabilità e di operatrici e operatori, che si sono susseguite nel corso del convegno.
A quest’ultimo, moderato da Chiara Ludovisi dell’Agenzia «Redattore Sociale», sono intervenuti tra gli altri il citato presidente di Casa al Plurale Luigi Vittorio Berliri; Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma, incaricato per la Pastorale della Carità, dei Migranti e delle Missioni; Barbara Funari, assessora comunale alle Politiche Sociali e alla Salute; Angelina Di Prinzio del Dipartimento Politiche Sociali e Salute; Erica Battaglia, presidente della Commissione Consiliare Cultura, Politiche Giovanili e Lavoro, Carla Fermariello, presidente della Commissione Consiliare Scuola;, Tiziana Biolghini, consigliera comunale delegata alle Pari Opportunità; Umberto Emberti Gialloreti, presidente della Consulta Cittadina Permanente per i Diritti delle Persone con Disabilità; Francesca Danese, portavoce del Forum del Terzo Settore Lazio; Alessandra Rinaldi, in rappresentanza di Confcooperative Federsolidarietà Lazio, AGCIsolidarietà Lazio e Legacoopsociali Lazio, Marcello Turno, docente di Psicogeriatria e Riabilitazione all’Università di Roma LUMSA, Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio.
L’incontro è stato chiuso dalla lettura di un brano tratto da Storie senza etichetta di Sara Monti. (C.C.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa Casa al Plurale (Carmela Cioffi), carmelacioffi@gmail.com.

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