Con sempre crescente intensità la nostra Associazione [ANFFAS Nazionale-già Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, ma recentemente divenuta Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo, N.d.R.] viene a conoscenza di prassi relative all’attuazione della Legge 6/04 sull’amministrazione di sostegno, nonché di analoghe problematiche per i tutori nominati in forza di provvedimenti di interdizione e inabilitazione e che sono fonte di disappunto e preoccupazione per le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo e per i loro familiari, da noi rappresentati e tutelati.
Numerose sono infatti le segnalazioni rispetto all’orientamento che taluni Tribunali sembrano avere nel preferire nella nomina ad amministrare di sostegno o tutore non già un familiare o una persona che abbia realmente a cuore il bene essere della persona amministrata, ma, bensì, dei tecnici (avvocati e commercialisti, tra l’altro retribuiti), sindaci o amministratori pubblici. Figure, queste, che spesso neppure conoscono le persone di cui si dovranno prendere cura e carico o che si limitano alla sola amministrazione dei loro beni. Cosa che tradisce e stravolge la stessa legge che, invece, vorrebbe che a tale importante ruolo venisse chiamata tutt’altra figura.
Non di rado i familiari si sentono dire dai Giudici che data la complessità degli atti (vedi rendiconto delle spese), gli stessi non sono idonei a ricoprire tale incarico, ma tale superficiale e sbrigativa soluzione tradisce un forte pregiudizio ed è fonte di reale discriminazione attuata a danno delle persone con disabilità.
Ci è stato segnalato, inoltre, che il Tribunale di Bologna fa ricadere sulle risorse delle stesse persone con disabilità i costi di consulenza esterna incaricata della verifica della rendicontazione presentata da tutori e/o amministratori di sostegno. Tale prassi, che evidentemente risponde alle sole necessità del Tribunale, va ad intaccare a nostro avviso in modo improprio le disponibilità economiche della persona con disabilità stessa. Una procedura, questa, che sembra basarsi su un protocollo nato tra il Tribunale di Bologna e l’Ordine dei Commercialisti del febbraio 2022, che prevede, appunto, che il Giudice faccia controllare i rendiconti da un commercialista scelto dalla lista degli abilitati presente nel sopracitato protocollo.
Tra l’altro nessuna comunicazione, su tale modalità, è stata fornita alle Associazioni, alle famiglie e alle persone con disabilità, con il risultato che queste ora si trovano a dover pagare, con le loro magre risorse, per un controllo che il Tribunale ha esternalizzato, senza neppure esserne state minimamente avvertite.
Non riteniamo assolutamente corretto quanto accaduto: non è condivisibile, infatti, che si faccia ricadere sulle persone con disabilità e sulle famiglie un costo dovuto a un procedimento puramente interno all’amministrazione del Tribunale (derivante forse da difficoltà di gestione delle pratiche in questione e alla connessa carenza di idoneo personale) e che, pertanto, dovrebbe essere a carico dell’amministrazione stessa.
Ma questo è solo uno degli ultimi esempi di prassi poco consone che da tempo ricadono sulla figura dell’amministratore di sostegno o del tutore: ancora troppo di frequente, infatti, sull’intero territorio nazionale, si tende a nominare, spesso “dissuadendo” i familiari, la figura di un legale, di un contabile, di un sindaco o di un amministratore pubblico, per la funzione di amministratore di sostegno o tutore, tradendo la ratio della legge e penalizzando la stessa persona con disabilità che, invece di essere supportata nelle sue necessità e vedere amministrati correttamente i suoi beni per la realizzazione dei suoi desideri e delle sue aspettative e preferenze – il tutto in stretta relazione, anche dal punto di vista affettivo, con il suo amministratore – vede la nomina di un perfetto estraneo che poco o nulla ha a che vedere con la sua Qualità di Vita, tra l’altro, come detto, sostenendone i relativi costi.
Due sono le conseguenze di questa situazione: la prima è che ancora oggi ci troviamo a vedere la persona con disabilità ridotta ad essere un oggetto nelle mani di altri, in questo caso di un amministratore che non facendo parte della sua quotidianità non sa nulla della sua vita, delle sue reali necessità e dei suoi desideri; la seconda è che i familiari vengono considerati incapaci o inadatti ad assolvere compiutamente al ruolo di amministratore di sostegno o tutore e connessi adempimenti.
Come ANFFAS, Associazione che da sessantaquattro anni è al fianco delle famiglie e delle persone con disabilità, ci rivolgiamo dunque direttamente alla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, anche in riferimento alla celebrazione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità di domani, 3 Dicembre, con quattro precise richieste, al fine di far cessare queste pratiche assolutamente non condivisibili.
Chiediamo infatti l’urgente riforma della legge 6/04 con cui è stata introdotta nel nostro ordinamento la misura di protezione dell’amministrazione di sostegno, così come già richiesto dallo stesso Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nelle sue Osservazioni Conclusive al primo rapporto dell’Italia del 2016, in cui viene esplicitamente indicata la raccomandazione di «abrogare tutte le leggi che permettono la sostituzione nella presa di decisioni da parte dei tutori legali, compreso il meccanismo dell’amministratore di sostegno e gli istituti dell’interdizione ed inabilitazione, e di emanare e attuare provvedimenti per il sostegno alla presa di decisioni, compresa la formazione dei professionisti che operano nei sistemi giudiziario, sanitario e sociale».
Chiediamo, inoltre, di indicare ai Tribunali di sottoscrivere protocolli con le Associazioni di categoria che al meglio potranno formare e assistere gli amministratori di sostegno di estrazione familiare, non solo sugli aspetti contabili e rendicontativi, ma anche sulle modalità con le quali, nell’esclusivo interesse delle persone con disabilità oggetto di amministrazione di sostegno, operare al meglio. In tale senso ci preme ricordare che la Legge prevede che le stesse Associazioni possano assumere l’amministrazione di sostegno e pertanto non vi è motivo di ricorrere a nomine “neutre”.
Inoltre, si richiede di semplificare e sburocratizzare tutti gli adempimenti connessi alle procedure di nomina, ma soprattutto ai complessi meccanismi rendicontativi.
Infine, chiediamo di indicare chiaramente che nell’eventualità della richiesta di un Giudice di avvalersi del supporto di un professionista esterno al proprio ufficio, i costi della consulenza di quest’ultimo non vadano mai a ricadere sulle risorse delle persone con disabilità.
Siamo certi dell’attenzione dei Ministri su temi di importanza fondamentale per la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie e ci rendiamo disponibili a una fattiva collaborazione per riuscire a realizzare quanto sopra, con il solo fine del bene essere e del raggiungimento della migliore Qualità di Vita possibile per tutti i cittadini e le cittadine con disabilità.