In tutta l’Unione Europea povertà e disabilità si alimentano a vicenda

Che povertà e disabilità si alimentino a vicenda in una sorta di circolo vizioso ove causa ed effetto tendono a confondersi, è un dato di fatto che sottolineiamo spesso anche su queste pagine. A confermarlo ulteriormente vi è ora anche una nota prodotta dall’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, secondo la quale se un numero significativo di persone nell’Unione è a rischio di povertà o di esclusione sociale, quelle con disabilità devono affrontare un rischio maggiore. E tale fenomeno si riscontra, chi più chi meno, in tutti gli Stati Membri della stessa Unione Europea

Persona in carrozzina che chiede l'elemosinaChe povertà e disabilità si alimentino a vicenda in una sorta di circolo vizioso ove causa ed effetto tendono a confondersi, è un dato di fatto che sottolineiamo spesso anche su queste pagine. A confermarlo ulteriormente vi è ora anche una nota prodotta proprio ieri, 14 dicembre, dall’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, secondo la quale se un numero significativo di persone nell’Unione è a rischio di povertà o di esclusione sociale, quelle con disabilità devono affrontare un rischio maggiore.

Nel 2021, dunque, il 21,7% della popolazione dell’Unione Europea e il 24,3% di quella italiana era a rischio di povertà o di esclusione sociale, ossia viveva in famiglie che subivano almeno uno dei tre rischi di povertà e di esclusione sociale (rischio di povertà, grave privazione materiale e sociale e/o viveva in condizioni famiglia con intensità di lavoro molto bassa).
Ebbene, le persone con disabilità erano a più alto rischio di povertà o esclusione sociale: il 29,7% della popolazione dell’Unione Europea, infatti, di età pari o superiore a 16 anni con disabilità (intesa come limitazione dell’attività) era a rischio di povertà o di esclusione sociale rispetto al 18,8% di quella senza disabilità.

Il fenomeno è stato riscontrato in tutti gli Stati Membri dell’Unione, con il divario assoluto più ampio tra le quote per le persone con e senza disabilità registrato in Irlanda (39,3% per le persone con disabilità rispetto al 14,6% per le persone senza disabilità), seguita dalla Lettonia (41,2 % rispetto a 19,6%) e Lituania (38,9% rispetto a 17,8%).
All’estremo opposto della scala, la differenza minore tra le quote di persone è stata registrata in Grecia (28,3% per le persone con disabilità rispetto al 27,4% per le persone senza disabilità), seguita dall’Italia (27,1% rispetto a 24,3%) e dalla Finlandia (18,5% rispetto a 12,6%). (Simona Lancioni)

Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti e integrazioni dovuti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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