Paradigma del confinamento vs Diritto alla vita indipendente, capitolo che si conclude citando un rapporto internazionale, in cui «si sottolinea come sostegno pubblico e crescita economica delle strutture di assistenza “for profit” si accompagnino a criticità e controversie crescenti, amplificate dalla pandemia, sollevando una domanda: “dovremmo lasciare che aziende private, il cui obiettivo è il profitto finanziario, si prendano cura della nostra salute e si prendano cura di noi nella nostra vecchiaia?”. Probabilmente, come sottolineano gli stessi ricercatori, “la risposta è già nella domanda”».
La sistematica privazione del diritto di lavorare, ove si cita invece una relazione dell’eurodeputata Katrin Langensiepen, secondo la quale, in tema di occupazione delle persone con disabilità, «sembra che ci sia “ancora un lungo cammino davanti a noi”, e che alla garanzia dell’applicazione e del rispetto della normativa, debbano necessariamente accompagnarsi anche interventi su una dimensione politica e culturale che porta ancora oggi in troppi casi, come segnalato nel rapporto dell’ISTAT 2019, a considerare “un problema per la produttività il collocamento di persone con disabilità”».
E infine Abilismo, discriminazioni e violenze, sezione aperta da un’amara e realistica considerazione, ovvero che «nel corso dell’anno si è, purtroppo, registrato un numero preoccupantemente elevato di notizie di aggressioni e violenze contro le persone con disabilità. Tali episodi sembrano rappresentare solo la punta dell’iceberg di un grave e diffuso problema sottostimato nella sua portata e nelle sue drammatiche conseguenze, come risulta evidente anche solo scorrendo parte di quanto emerso in questo periodo».
Sono questi i tre capitoli, sostanziati da un ampio apparato di note, che compongono la parte dedicata alla disabilità nel nuovo Rapporto sullo stato dei diritti in Italia (disponibile integralmente a questo link), presentato nel dicembre scorso in Parlamento dall’Associazione A Buon Diritto, nata nel 2001 allo scopo di promuovere alcune questioni di grande rilievo pubblico, relative all’esercizio di diritti riconosciuti dal nostro ordinamento, ma non adeguatamente tutelati, o il cui riconoscimento viene messo in mora o contrastato o ritardato nei fatti.
A curare la parte riguardante la disabilità sono stati ancora una volta Andrea De Giorgio e Domenico Massano, pedagogista, formatore ed educatore, “firma” spesso presente anche sulle nostre pagine, noto anche per essere stato il curatore, insieme a Simona Piera Franzino, della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa).
Documento di grande importanza, da un punto di vista scientifico e informativo, ma anche segnatamente sul piano politico, il Rapporto sullo stato dei diritti in Italia, va ricordato, è un monitoraggio di diciassette diversi diritti (Libertà di espressione e di informazione; Pluralismo religioso; Salute e libertà terapeutica; Ambiente; Istruzione; Lavoro; Persona e disabilità; Profughi e richiedenti asilo; Migrazioni e integrazione; Rom e Sinti; LGBTQI+; Autodeterminazione Femminile; Minori; Prigionieri; Salute Mentale; Dati sensibili; Diritto all’abitare) e delle maggiori difficoltà riscontrate nel loro riconoscimento, delle novità normative e legislative e delle iniziative e proposte da intraprendere per la loro tutela.
Composto da grafici, storie e linee del tempo, è una sorta di racconto corale, intersezionale, che mostra e ribadisce come i diversi diritti siano indissolubili gli uni dagli altri e riguardino sempre tutti, ovunque. Ne riprendiamo nel box in calce la presentazione di Luigi Manconi, presidente dell’Associazione A Buon Diritto. (S.B.)
Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile il nuovo Rapporto sullo stato dei diritti in Italia, nonché il link dedicato al capitolo di esso sul tema Persona e Disabilità.
Lo stato dei diritti in Italia
di Luigi Manconi
Dal 25 settembre del 2022 e, per la verità, da qualche mese prima si è diffusa in larghi settori dell’opinione pubblica una certa preoccupazione relativamente ai rischi e alle insidie che il nostro sistema dei diritti possa correre a seguito dell’insediamento di un governo di destra.
Pericoli che le prime mosse e già le primissime parole dell’esecutivo Meloni hanno confermato, attraverso non solo messaggi ma anche atti concreti. A esempio: l’introduzione nell’ordinamento di una nuova fattispecie penale lesiva dei fondamentali diritti di riunione e manifestazione (il cosiddetto decreto anti-rave) e di una più pesante e discriminatoria disciplina dell’ergastolo ostativo.
Esponenti del governo e della maggioranza hanno precisato, tuttavia, che la legge sulla interruzione volontaria di gravidanza non verrà messa in discussione in alcun modo. Il che può tranquillizzare fino a un certo punto, perché, come è noto, la normativa sull’aborto conosce le sue maggiori difficoltà soprattutto nella carente e così spesso non corretta applicazione.
Ma per quanto riguarda tutte le altre famiglie di diritti civili e sociali, soggettivi e collettivi, che sono gli uni indissolubilmente correlati agli altri, c’è poco da stare sereni, considerate le molte avvisaglie negative.
Dunque, risulta estremamente utile, per compiere un monitoraggio puntuale e minuzioso dello stato dei diritti in Italia, consultare il Rapporto che ha esattamente quel titolo e che è stato realizzato da A Buon Diritto ONLUS. È il nono report elaborato nell’ultimo decennio e si avvale della collaborazione di una ventina di ricercatori, ciascuno competente per ogni campo di diritti.
Diciassette sono le aree tematiche e analizzando il rapporto sarà possibile seguire più agevolmente gli slittamenti che diritti e tutele potrebbero subire da ora in avanti, tenendo conto soprattutto del fatto che il rapporto documenta con cura cosa è successo nel 2021 e di conseguenza, punto per punto, propone cosa può essere fatto dal 2022 in poi per assicurare, a quegli stessi diritti, una più sana e robusta costituzione. Uno strumento di difesa, quindi.