Le applicazioni sullo smartphone ci accompagnano oramai in ogni azione, pratica o ludica che sia. Qui vogliamo parlare di una app dedicata alla mobilità delle persone con disabilità che, unendo l’utile al dilettevole, promuove la collaborazione e il senso di responsabilità dei cittadini nella segnalazione delle barriere architettoniche.
Si chiama WeGlad, abbreviazione di Welcome Gladiators, ovvero “Benvenuti gladiatori”, dove i gladiatori in questione sono le persone con difficoltà motorie che ogni giorno compiono un’impresa quasi eroica per uscire di casa e affrontare gli ostacoli presenti nelle città. L’hanno ideata Paolo Bottiglieri e Petru Capatina, due giovani torinesi che vogliono rendere il mondo alla portata di tutti con il contributo di tutti.
La startup WeGlad è un progetto imprenditoriale che fonde tecnologia e impatto sociale, e alla presidenza è stato chiamato un “gladiatore”, Riccardo Taverna, cinquantottenne che da un quarto di secolo è consulente di sostenibilità sociale e ambientale.
Affetto da una malattia neurologica degenerativa del sistema immunitario, a 48 anni è arrivata la diagnosi di Parkinson e tre mesi dopo l’infarto. Vicende che non hanno scalfito il suo atteggiamento positivo nei confronti della vita; Riccardo, infatti, non si è perso in recriminazioni, continuando a lavorare senza chiedere salvacondotti per la sua condizione di salute. Il medesimo incrollabile entusiasmo lo ha dimostrato nella conoscenza di WeGlad: «È stata una folgorazione – racconta -. Quando Paolo Bottiglieri e Petru Capatina mi hanno presentato questo progetto meraviglioso, non ho potuto non pensare che con giovani come questi il mondo ha una possibilità di salvarsi».
La app è aperta a tutti, gli utenti della community interagiscono tra loro, condividono le informazioni e le aggiornano, migliorando la mappa delle barriere geolocalizzate e guidando le persone con disabilità attraverso i percorsi più fruibili in base alle proprie esigenze.
Per mappare un ostacolo occorrono 15 secondi, per un locale al massimo un minuto. Si sceglie la categoria dell’ostacolo (gradino, terreno irregolare, scala, parcheggio fuori norma, lavori in corso, ascensore stretto, ascensore non funzionante), si scatta una foto e si conferma. Nel caso dei locali, se una zona non è aperta, ad esempio un salone o una terrazza, altri utenti in un momento successivo possono aggiornare la scheda del posto con i dati mancanti.
«Paolo e Petru – continua Taverna – hanno preso di petto il problema delle barriere architettoniche, impiegando le migliori tecnologie digitali. Ora, infatti, persone con difficoltà motorie, oltre naturalmente a quelle con disabilità, come persone severamente obese, anziani, famiglie con passeggino sapranno dove dovranno affrontare barriere architettoniche e di conseguenza scegliere percorsi alternativi. In breve, WeGlad è una soluzione concreta a un problema grande, grave, urgente, e spesso invisibile».
La community stessa è un luogo inclusivo nel quale anche le persone senza disabilità sono chiamate alla consapevolezza rispetto a problematiche che non le toccano direttamente, ma che, in quanto parte della società, le riguardano. Ogni membro, in sostanza, è un tassello nella soluzione al problema: «Nella community che abbiamo costituito per consentire ai mappatori di avere un luogo di confronto, di scambio di esperienze, di apprendimento delle sfumature delle diversità, o della ricerca di semplici consigli, abbiamo puntato a un modello “non ghettizzante”, che valorizzi l’eterogeneità, sia perché ci sono pochi posti digitali dove una persona “normodotata” può confrontarsi direttamente su certe tematiche, sia perché è un dovere di tutti rendere il pianeta accessibile. Ecco che le persone senza disabilità sono il 45%, e solo un terzo di loro sono caregiver o hanno avuto esperienze al riguardo. Questo dato è anche una conferma del fatto che l’accessibilità sta diventando un tema trasversale».
«Ma quali città avete mappato finora – chiediamo – e quali sono le principali barriere segnalate?». «Abbiamo cominciato con Torino, la nostra città natale, con oltre 3.000 mappature, e Milano con oltre 6.000. Inoltre, circa 1.000 mappature sparse principalmente tra Roma e Firenze. Le principali barriere sono gradini, buche, rampe ripide, terreni sconnessi e parcheggi abusivi. Uno dei maggiori problemi è rappresentato dai monopattini o bici in sharing, spesso lasciati in modo da bloccare la mobilità. Numerosissimi gli attraversamenti pedonali con gradino, il che vuol dire dover fare il giro dell’isolato per andare oltre».
«La struttura urbana dell’Italia – prosegue Taverna – è antica e per questo posta sotto vincoli: renderla accessibile, dunque, viene spesso addirittura considerato come un “attacco” al patrimonio nazionale. Purtroppo diamo priorità alla bellezza di una rampa di scale romane piuttosto che alla possibilità di un essere umano con difficoltà di poter visitare gli interni di un tempio antico. Finché tutti non faranno dei PEBA (Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche) che non rimangano solo sulla carta, ma che vengano implementati, il futuro si presenta complesso. Adesso c’è anche un bel budget dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma rimane il fatto che se manca il PEBA, i soldi non sono disponibili. Ecco dunque che WeGlad è uno strumento anche per quello».
Uno strumento, va detto, che può rendere l’accessibilità anche divertente, ad esempio attraverso delle “maratone” a caccia di barriere architettoniche, iniziative realizzate di concerto con soggetti pubblici, privati e del Terzo Settore che hanno già visto protagoniste Milano, Bologna e Firenze. «Si chiamano Mappathon – spiegano da WeGlad – e sono vere e proprie gare di mappatura, dove le aziende competono tra di loro o i dipendenti di un’azienda singola competono internamente. Abbiamo ad esempio realizzato un progetto con Federdistribuzione e in particolare con insegne come Esselunga, Carrefour, Pam, Bennet, Zara e Casanova, che si sono sfidate per quattro mesi. Il nostro intervento nelle imprese inizia con un’attività di sensibilizzazione attraverso corsi di formazione esperienziali, una fase di team building, fino al vero e proprio Mappathon. Vi partecipano collaboratori aziendali con età media di 36 anni, mentre nelle mappature quotidiane la media si abbassa a 23 anni. Abbiamo infatti tantissimi giovani sensibili a cui piace contribuire e che sono anche molto bravi».
Le sinergie con Amministrazioni Pubbliche ed enti non profit sono certamente fondamentali nel modello di intervento della startup: «Con le municipalità – viene infatti spiegato – cerchiamo di renderci disponibili a condividere parti rilevanti del database delle barriere architettoniche. Praticamente forniamo loro le informazioni per la prima fase del PEBA, quella di monitoraggio del territorio. Con le associazioni, invece, facciamo partnership strutturate, dove mettiamo a disposizione la tecnologia per la mappatura e la comunicazione, mentre l’associazione locale mappa il territorio. La collaborazione con le associazioni è strategica per noi, tanto che abbiamo l’obiettivo di attivarne almeno una per ogni Regione entro il mese di maggio del nuovo anno. Oggi siamo ancora nella fase di startup e i consensi di investitori e aziende che vogliono organizzare strategie di diversità e inclusione sono più che promettenti. Stiamo lavorando per creare il primo “Social Game” dove la mappatura diventerà sempre più giocosa, puntando a una scalabilità internazionale».
Gioco, in effetti, è una parola chiave del progetto, facendo uscire il tema della mobilità dallo stretto àmbito della disabilità e rendendolo “accattivante”; in tal modo, insieme al facile utilizzo delle moderne tecnologie, si fa cultura dell’inclusione e si accelera verso l’obiettivo di città accessibili per tutti, sia sensibilizzando l’opinione pubblica che attivando soluzioni concrete.
«Gli italiani – conclude Taverna – stanno cominciando a capire che l’abbattimento delle barriere architettoniche riguarda anche il loro futuro, quando saranno anziani. Inoltre, siamo convinti che le persone vogliano fare del bene e WeGlad glielo consente con semplici click».