Oggi, 12 gennaio, sono passati sei (lunghissimi) anni dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) emanato appunto il 12 gennaio 2017, per la definizione e l’aggiornamento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e del Nomenclatore Tariffario, Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 marzo 2017. Ebbene: i dispositivi protesici e gli ausili, nonché i software e le apparecchiature acustiche digitali di ultima generazione non sono ancora disponibili per le persone con disabilità. Per questo mi appello al nuovo Governo e al nuovo Parlamento, per denunciare questo grave ritardo, che non si limita a mortificare le persone con disabilità, ma blocca anche un intero comparto comprendente rivenditori e produttori, senza considerare l’assurda distanza che ancora permane tra la scienza e il mondo della disabilità, mondo che invece nell’interesse di tutto il nostro Paese dovrebbe poter usufruire di ogni progresso derivante dalla ricerca.
L’articolo 4 (Obblighi generali) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che l’Italia ha ratificato ormai quattordici anni fa (Legge 18/09), afferma che gli Stati Membri devono impegnarsi ad intraprendere o promuovere la ricerca e lo sviluppo e a promuovere la disponibilità e l’uso di nuove tecnologie, ausili alla mobilità, dispositivi e tecnologie di sostegno adatti alle persone con disabilità, dando priorità alle tecnologie dai costi più accessibili. Immediatamente dopo, sempre nel quadro degli obblighi generali contratti dai sottoscrittori, gli stessi Stati Membri si impegnano anche a fornire alle persone con disabilità informazioni accessibili in merito ad ausili alla mobilità, dispositivi e tecnologie di sostegno, comprese le nuove tecnologie, così come ad altre forme di assistenza, servizi di supporto e attrezzature.
L’Italia è un Paese all’avanguardia nel campo della normativa sulla disabilità e lo è anche in àmbito di ricerca scientifica, medica e tecnologica, nei fatti, però, ancora non si riesce, nonostante autorevoli tentativi, a garantire finalmente a tutte le persone con disabilità l’accesso alle nuove tecnologie, né siamo riusciti ad abbattere completamente le barriere architettoniche e a potenziare le infrastrutture per migliorare la mobilità nelle nostre città. Cosa in assoluto più grave, inoltre, non siamo intervenuti in tutte le scuole, per garantire ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze con disabilità un accesso normale alle aule.
Ferisce dirlo, ma sembra sempre che non ci siano abbastanza soldi da investire, come se non fosse ancora chiaro che un Paese, per dirsi civile, ha il dovere di garantire a tutti i cittadini e le cittadine di poter vivere con dignità.
Solidarietà e Carità non significano elemosina, da molto tempo viviamo un grande equivoco. Solidarietà e Carità vogliono dire esprimere nei fatti l’Amore e la Giustizia per il prossimo; rappresentano la determinazione a impegnarsi per il bene di tutti, perché siamo tutti responsabili del bene di ciascuno.