È certamente importante l’Ordinanza resa pubblica il 5 gennaio scorso dalla Diciottesima Sezione Civile del Tribunale di Roma, che accogliendo un ricorso promosso dall’Associazione Luca Coscioni, ha condannato il Comune di Pomezia, nella Città Metropolitana di Roma, per condotta discriminatoria indiretta, attuata in forma collettiva nei confronti delle persone con disabilità, a causa della mancata adozione di un PEBA (Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche), oltreché per la presenza di numerose barriere architettoniche e sensoriali presenti sul proprio territorio, che impediscono alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di accedere, sostare e transitare nei luoghi e negli spazi pubblici.
Secondo il Tribunale, infatti, il Comune di Pomezia ha adottato il PEBA solo nel maggio dello scorso anno, il che non ha consentito di procedere alla ricognizione delle barriere architettoniche presenti sul suo territorio e alla conseguente programmazione degli interventi volti alla rimozione di esse. «Tale ritardo – ha scritto nell’Ordinanza la giudice Damiana Colla – incide sui diritti dei disabili, con realizzazione di una condotta da parte dell’amministrazione comunale in concreto svantaggiosa e discriminatoria per gli stessi».
Il Comune di Pomezia è stato dunque condannato a cessare il comportamento discriminatorio mediante la rimozione, entro il 30 dicembre di quest’anno, delle barriere indicate nel ricorso, previa adozione, entro il 30 giugno, di un piano di rimozione delle stesse da adottare una volta sentita l’Associazione Coscioni.
«È questa – commentano l’avvocato Alessandro Gerardi e Giuseppe Di Bella, consiglieri generali dell’Associazione Coscioni – la prima condanna per condotta discriminatoria emessa in Italia nei confronti di un Comune a causa della mancata adozione del PEBA a proposito del quale va ricordato che l’adozione di esso era stata imposta a tutte le Amministrazioni Comunali sin dalla seconda metà degli Anni Ottanta (Legge 41/86), e successivamente dalla Legge 104/92. Nonostante ciò, però, sono stati davvero pochi gli Enti Locali che lo hanno fatto. Grazie quindi a questa ordinanza emessa dal Tribunale di Roma, da oggi sarà possibile rivolgersi alla giustizia civile per costringere i Comuni a monitorare e a censire tutte le barriere architettoniche e sensoriali presenti sui loro territori e a programmare nel tempo gli interventi necessari alla rimozione di esse». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Stefania Cicco (stefania.cicco@associazionelucacoscioni.it).
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