Ottobre 2020: all’Istituto Oasi Maria Santissima di Troina (Enna), struttura classificata come di interesse regionale per il ritardo mentale e l’involuzione cerebrale, un operatore socio sanitario, dopo il test del DNA, confessa la violenza carnale nei confronti di una donna con disabilità.
Dicembre 2021: ordinanza cautelare nei confronti di trentacinque persone accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti e sequestro di persona, dopo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, che ha portato alla luce gravissimi episodi nei confronti di persone con disabilità intellettiva e psichiatrica, presso la struttura residenziale convenzionata Suor Rosina La Grua di Castelbuono, in provincia di Palermo.
Ai giorni nostri: chiudevano le pazienti a chiave nelle stanze, le legavano ai letti o alle sedie con le lenzuola. Le prendevano per i capelli e per il corpo, colpite al volto con schiaffi e pugni e trascinate per i corridoi. Almeno 25 le vittime, pazienti con disabilità tra o 40 e i 60 anni della struttura sanitaria Don Uva di Foggia. Tra le accuse contestate anche gli abusi sessuali compiuti da un operatore su una donna e quelle dell’operatore socio sanitario che ha indotto un paziente a violentare una donna…
Sono solo alcune cronache degli ultimi anni, ma risalendo indietro nel tempo potremmo purtroppo trovare tante altre situazioni simili.
Violenze, deumanizzazione, segregazione: sono le parole che per prime vengono alla mente, leggendo quelle notizie. E subito dopo un altro termine, deistituzionalizzazione, su cui punta con forza Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap): «Sono vicende che definirei come abominevoli – dichiara – e che continuano a ripetersi quasi immutate nel tempo. Per questo non è più possibile indugiare nel prevedere una radicale riforma del sistema dei servizi riabilitativi, semiresidenziali e residenziali, che a tutt’oggi rappresentano ancora la risposta prevalente, anche in termini di impiego delle risorse, ai bisogni delle persone con disabilità che richiedono un forte sostegno. Una riforma, però, che vada in parallelo con la necessità di definire e implementare una concreta strategia di deistituzionalizzazione».
La Legge Delega al Governo in materia di disabilità (Legge 227/21) parla chiaro: Al comma 12 dell’articolo 2 vi si scrive infatti della necessità di «prevedere che, nell’àmbito del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato […] possano essere individuati sostegni e servizi per l’abitare in autonomia e modelli di assistenza personale autogestita che supportino la vita indipendente delle persone con disabilità in età adulta, favorendone la deistituzionalizzazione e prevenendone l’istituzionalizzazione». E al comma 13: «Prevedere eventuali forme di finanziamento aggiuntivo per le finalità di cui [al comma precedente] e meccanismi di riconversione delle risorse attualmente destinate all’assistenza nell’àmbito di istituti a favore dei servizi di supporto alla domiciliarità e alla vita indipendente».
«Questo è il nostro punto di riferimento – sottolinea il Presidente della FISH –, il faro del nostro agire in questo 2023 che dovrà produrre i Decreti Attuativi di quella Legge Delega. Al di là infatti della meritoria azione delle varie forze dell’ordine nel portare alla luce episodi aberranti come quelli verificatisi di recente a Foggia, che richiederanno i giusti provvedimenti nei confronti dei responsabili, al di là della necessità di controlli e verifiche più puntuali, riteniamo che il problema di fondo stia proprio nella natura di “strutture pachidermiche” come quelle coinvolte nelle situazioni venute alla luce».
«Ci impegneremo pertanto a fondo – conclude -, per far sì che i princìpi sulla deistituzionalizzazione fissati dalla Legge Delega diventino pratica concreta nei tempi più rapidi possibili». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.
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