“Vite indegne di essere vissute”: questo erano per il Nazismo le persone con disabilità, vite da non tenere in considerazione, ma da eliminare, anzi sterminare, senza pietà e senza rimorsi, attraverso quello che era stato nominato Aktion T4, un programma che strappò la vita a circa 300.000 persone con disabilità, compresi i bambini, soprattutto quelle che presentavano disturbi mentali, malattie genetiche o malformazioni.
Una visione della disabilità distorta, errata e senza fondamento che purtroppo, ancora oggi, non sembra essere stata ancora eliminata, così come ci confermano i terribili e attuali episodi di violenza accaduti a Foggia verso persone con disabilità inermi e senza colpe, vittime di soprusi e abusi di ogni genere. E questo è solo l’ultimo di innumerevoli altri casi simili già accaduti in passato.
Pensiamo a quante persone con disabilità, in particolare intellettive con disturbi del neurosviluppo, sono ancora oggi vittime di pregiudizi, stereotipi, segregazione, violenza, maltrattamenti, discriminazioni e negazioni di diritti. Indicate come “un peso” per la nostra società per la loro vita considerata come di minor valore rispetto alle altre, è chiaro agli occhi di tutti che purtroppo le persone con disabilità – “l’altro”, il “diverso” – siano ancora vittime di questa terribile situazione di persecuzione, continuando troppo spesso ad essere invisibili o poste in secondo piano rispetto agli altri cittadini e cittadine, in quelle che oggi dovrebbero essere società civilizzate, ma che invece continuano in maniera subdola a perseguire un pensiero pericoloso e purtroppo già visto in passato.
Anche quest’anno, quindi, in occasione del Giorno della Memoria di oggi, 27 gennaio, celebrato in tutto il mondo, la nostra Associazione [ANFFAS, N.d.R.] desidera commemorare le persone con disabilità vittime dell’Olocausto, sterminate unitamente ad ebrei, dissidenti politici, minoranze etniche ed omosessuali.
Sta a tutti noi cercare di cambiare definitivamente questo stato di cose anche attraverso il Giorno della Memoria: il 27 gennaio, infatti, ci consente di ricordare quanto avvenuto affinché non accada mai più, sensibilizzando soprattutto le nuove generazioni e andando a consolidare un profondo cambiamento culturale nell’approccio alla disabilità, a partire dal rendere conosciuti, vivi e agiti i paradigmi introdotti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
I recenti fatti dimostrano ancora una volta che non possiamo e non dobbiamo mai abbassare la guardia perché potremmo rischiare di trovarci nuovamente nell’abisso più profondo dell’odio, lo stesso odio immotivato che oggi continua a colpire persone con disabilità innocenti.
Insieme, continuiamo a ricordare e a non dimenticare le tante, troppe vittime della follia umana e continuiamo ad operare per fare in modo che la violenza, l’odio, il disprezzo e la discriminazione siano definitivamente estirpati dalla nostra società.