L’arte è di tutti ma molti se la tengono in casa. A parte questo paradosso, l’arte, indefinibile per sua sostanza, consiste in un dialogo fra autore e un interlocutore che il primo generalmente non conosce nella sua ampiezza. L’arte volge così all’universale. E in questa dimensione il diritto di goderne deve essere per tutti, ecco perché è necessario profondere ogni sforzo per renderla accessibile. E qui veniamo a Teresa Righetti che, con ArtistiCAA, ha ideato una collana di libri inusuali in cerca di un lungimirante editore.
Teresa è studentessa magistrale di Storia e Critica dell’Arte all’Università di Milano e lascio che si presenti così come è, con la sua freschezza e competenza giovanile: «Ho concluso il percorso di studi triennale con una tesi di Biblioteconomia sull’uso della CAA per l’inclusione nelle biblioteche. La Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA, appunto) è l’insieme delle tecniche e strategie che facilitano e aumentano la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà a usare i più comuni canali comunicativi. Ho realizzato un progetto per la biblioteca della mia città, che comprende materiale tradotto in CAA come la segnaletica, le tabelle per parlare con i bibliotecari, guide per la biblioteca, una catalogazione e una collocazione sperimentali».
Può sembrare assurdo che delle immagini debbano essere tradotte in altre immagini per essere meglio comprese, ma ci sono persone che necessitano che quello che non è fatto per loro venga reso plausibile a loro. E questo vale anche per chi scrive, che si muove sulle ruote in un mondo fatto per piedi. Le immagini, poi, sono spesso accompagnate da spiegazioni, come le didascalie nell’immagine di un libro, che sono fatte di parole, cioè di concetti. E queste parole, con i loro concetti, devono essere comprensibili rapidamente per chi non è avvezzo all’uso della parola. Ecco perché servono sempre più traduzioni in CAA: perché tante persone hanno bisogno di un metodo che aumenti le possibilità di accedere al linguaggio e ne fornisce alternative. I simboli fra queste.
Dal momento che la comunicazione aumentativa alternativa ha le sue regole, chiedo a Teresa come è strutturata la sua idea.
«ArtistiCAA è un progetto che vuole rendere l’arte accessibile. La mia idea è realizzare una collana di libri in CAA, ognuno dei quali racconti la vita di un artista. Ogni volume è diviso in due parti: nella prima l’artista in prima persona racconta la sua vita, descrive le opere e l’evoluzione della propria arte e nella seconda ci sono esercizi di creatività. Semplici attività da svolgere a casa o a scuola per entrare nel vivo dell’arte e delle tecniche artistiche proprie del protagonista del volume. Ho realizzato due prototipi: Banksy e Van Gogh».
Perché Banksy e Van Gogh?
«Ho scelto d’istinto. Poi, raccontandoli, ho capito perché li ho scelti: due artisti che, con l’arte, vogliono raccontare, l’uno della sua vita, l’altro delle ingiustizie del mondo che lo circonda».
Ma tutta questa passione per la Comunicazione Aumentativa Alternativa?
«La conosco da piccolissima: mia mamma realizzava per i suoi alunni libri in CAA. Storie inventate da lei o libri già editi che traduceva in simboli. È sempre stata una modalità per comunicare e imparare, esattamente uguale a qualsiasi altra forma di comunicazione».
Qual è la culla della tua idea?
«Nel tempo è cresciuta forte in me la voglia di provare a concretizzare il mio desiderio di rendere fruibile e accessibile l’arte. L’argomento della mia tesi triennale tratta l’accessibilità nelle biblioteche e di libri accessibili. Ed è proprio raccogliendo i dati relativi alle case editrici che si occupano di CAA che ho capito come ci sia un vuoto da colmare. Negli ultimi anni vediamo moltiplicarsi i titoli in CAA, ma non sono ancora in commercio libri che trattano di arte».
Ma perché l’arte deve essere comunicata in simboli?
«Perché no?! Sarebbe bello entrare in una biblioteca o in una libreria e poter scegliere un libro che parli di astronomia, di botanica, di principesse, di dinosauri e di arte così. Perché bambini e ragazzi si possano sentire liberi di scegliere».
I tuoi volumi stati pubblicati?
«Non ancora. Pubblicare non è semplice, pubblicare in CAA ancora meno. Ho contattato diverse case editrici con la speranza che i volumi di ArtistiCAA possano diventare concreti e, come dicevo prima, essere la scelta di qualsiasi giovane lettore».
Questa cosa che i ragazzi possano scegliere fra un libro classico e uno pubblicato in simboli mi attira tantissimo. Penso alla potenza inclusiva di questa idea. Mi rivedo bambino in una libreria dove poter scegliere e penso che sceglierei i simboli. Sono sintetico, si sa. Ma la sintesi è una scelta, non svogliatezza.
Il presente servizio è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “La bella idea dei libri in simboli in cerca di un editore”) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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