Le persone con disabilità disoccupate, dispongono, in certi territori provinciali, di figure professionali che le affiancano nel percorso di avvicinamento al lavoro. Non esiste però un “traghettatore” in grado di portarle dalla disoccupazione all’occupazione. Pertanto la figura del job supporter si caratterizza per la sua unicità nel panorama degli operatori che a vario titolo sono impegnati nel mercato del lavoro e nei servizi dedicati. Il disability job supporter, in particolare, non è una figura professionale assimilabile né al tutor, né al disability manager, né al coach, né al “Promotore 68” e così via. È un operatore in grado di supportare da una parte le persone con disabilità, soprattutto quelle più fragili, nel difficile percorso di accesso e mantenimento del lavoro e nei servizi di inserimento o collocamento al lavoro, dall’altra parte le aziende soggette agli obblighi della Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili).
Ma quali sono le competenze del disability job supporter? Egli può operare nella scuola, facendosi carico degli studenti con disabilità che frequentano l’ultimo anno del percorso scolastico, nel mercato del lavoro, favorendo l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, e nelle aziende, supportandole nell’assolvimento degli obblighi di legge. Ma per curare con efficacia il passaggio dalla disoccupazione alla occupazione è indispensabile la conoscenza sia della persona con disabilita che del mercato del lavoro e del mondo del lavoro in generale. Bisogna conoscere gli enti che si occupano di collocamento e inserimento lavorativo, pubblici, privati e del privato sociale, e gli strumenti disponibili, le politiche attive, le buone prassi e via dicendo. Non vi è alcuna possibilità di collocamento efficace, se non c’è una conoscenza del mercato e della sua evoluzione. Il mondo del lavoro, infatti, è cambiato radicalmente negli ultimi anni e cambierà costantemente, se è vero che nell’arco di soli dodici anni vi sono state una grave crisi economica, la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi della globalizzazione. A questo si è sommata l’evoluzione tecnologica, che ha portato a passare dalla meccanica avanzata alla robotica, fino all’intelligenza artificiale. Tutto ciò ha trasformato gli ambienti produttivi, le mansioni, i rapporti di lavoro e le relazioni interpersonali. Non è quindi pensabile erogare servizi per l’occupazione senza le necessarie competenze e un aggiornamento continuo.
Il disability job supporter conosce gli adempimenti previsti dalla Legge 68/99 a carico dell’azienda ed elabora il Progetto personalizzato per l’assolvimento degli obblighi. Non confeziona mai abiti standard, ma abiti su misura, “sartoriali”, costruisce cioè un progetto ad hoc, utilizzando gli istituti previsti dalla normativa, le buone prassi e le sperimentazioni. Strumenti che consentono di tenere in giusta considerazione i bisogni del lavoratore, dell’azienda e il contesto socio economico di riferimento.
Oltre poi alle competenze professionali, il disability job supporter deve possedere qualità personali adatte a rapportarsi con successo nei confronti delle imprese, deve conoscere il linguaggio imprenditoriale, presentare adeguatamente il lavoratore candidato, utilizzare gli strumenti contrattuali e le agevolazioni economiche disponibili. E ancora, deve garantire il monitoraggio attraverso interventi risolutivi per qualsiasi necessità aziendale e non solo per quelle legate alle persone da lui inserite. Deve insomma trattarsi di un operatore competente, creativo, con buone doti negoziali, che viva nel territorio, una figura professionale che lavori nella scuola, nei servizi pubblici e privati, presso gli enti accreditati al lavoro e alla formazione, nelle aziende, nelle cooperative sociali, nelle associazioni, nelle agenzie per il lavoro, negli organismi imprenditoriali e sindacali, nelle associazioni dei consulenti e altro ancora.
Il mercato del lavoro, le fasce deboli, e soprattutto la disabilità, hanno bisogno di “passeur” esperti per non essere perennemente esclusi dal contesto sociale in cui vivono.
È stata l’Associazione ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) a coniare la figura professionale del disability job supporter e, in collaborazione con l’Università E-Campus, ha realizzato un primo master lo scorso anno e un secondo che inizierà nel prossimo mese di marzo; visti inoltre i buoni risultati conseguiti, la stessa ANDEL ha deciso di strutturare tre corsi corsi formativi, articolati per aree di interesse: scuola, mercato del lavoro, mondo del lavoro. Il programma, le testimonianze, la conduzione stessa delle lezioni (online e interattive), sono fortemente pragmatici, in modo da consentire un utilizzo immediato degli apprendimenti.
Per quanto riguarda dunque il disability job supporter che opera in àmbito scolastico, egli, come accennato in precedenza, prende in carico gli studenti con disabilità che frequentano l’ultimo anno del loro percorso, con il compito di verificare il possesso delle certificazioni di invalidità necessarie ad iscriversi al Centro per l’Impiego, di attuare una valutazione funzionale del potenziale occupazionale e di curare l’orientamento al lavoro, nonché di definire il Progetto personalizzato di accompagnamento al lavoro. Cura inoltre il processo di affidamento ai soggetti sociali che si occupano di inserimento lavorativo e se richiesto, dev’essere anche in grado di seguire l’orientamento scolastico, il ri-orientamento, di richiamare l’attenzione dei docenti allo sviluppo delle autonomie e dei prerequisiti necessari per l’accesso al lavoro. E ancora, sostiene la scuola nella ricerca di stage adeguati alle reali prospettive occupazionali dello studente. Supporta infine il giovane e la famiglia nella delicata fase di transizione dalla scuola al lavoro.
Le funzioni del disability job supporter scolastico possono essere attribuite agli insegnanti di sostegno, agli operatori degli enti accreditati al lavoro o alla formazione, o al personale del Collocamento Disabili, o anche tramite incarichi a operatori esterni.
Per quanto concerne invece il disability job supporter che agisce nel mercato del lavoro, egli è colui che affianca e sostiene la persona con disabilità durante il percorso di inserimento al lavoro.
Tutti i servizi che si occupano dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e del mercato del lavoro “debole” dovrebbero disporre di questa figura professionale. Attualmente il compito è svolto dai tutor o dai coach, ma la loro formazione è del tutto insufficiente per affrontare la complessità dell’inclusione lavorativa. Pertanto è sempre più necessario disporre di una figura professionale che comprenda i bisogni, le aspettative, le capacità, le competenze, le potenzialità e i punti di forza e debolezza delle singole persone con disabilità, per poter elaborare assieme a loro, ai familiari e ai servizi socio-sanitari, il Progetto personalizzato di accompagnamento al lavoro.
Dopo la valutazione funzionale del potenziale occupazionale della persona, il disability job supporter deve quindi saper orientare, ricercare il contesto di lavoro, attivare le azioni di formazione, tutoring e monitoraggio. Inoltre, durante l’intero processo di sviluppo del progetto di accompagnamento, dovrà offrire supporto alla famiglia, e consulenze e aiuto all’azienda.
Qui i corsi di cui si parlava poco sopra prevedono una particolare attenzione alle tematiche inerenti il sistema di collocamento italiano, le barriere culturali e i pregiudizi, la valutazione funzionale, l’orientamento al lavoro, il collocamento mirato e le azioni di matching [collegamento tra domanad e offerta di lavoro, N.d.R.], la gestione dei tirocini extracurriculari, la formazione in situazione, le barriere architettoniche, i cosiddetti “accomodamenti ragionevoli”, le agevolazioni, la formazione dei tutor aziendali, il monitoraggio.
Si deve poi parlare del disability job supporter che opera nel mondo del lavoro ossia nelle imprese pubbliche e private.
Le aziende sono diverse le une dalle altre e pertanto, per poter agire con efficacia, gli operatori che intendono supportarle nell’assolvimento degli obblighi e nella gestione della disabilità, devono conoscerle direttamente. Il disability job supporter elabora infatti il già citato Progetto personalizzato per l’assolvimento degli obblighi che tenga in giusta considerazione sia la persona con disabilità che l’azienda e il contesto socio economico di riferimento. Egli deve operare e collaborare concretamente con le persone, con i servizi e con le imprese. Quindi, in solido con l’azienda interessata, promuove le azioni di pianificazione, programmazione, reclutamento, selezione, inserimento, formazione e monitoraggio del rapporto di lavoro, facilitando inoltre le relazioni interne e individuando le soluzioni tecniche e organizzative per mettere il lavoratore nelle condizioni di ben operare e di essere produttivo in coerenza con le sue possibilità. E ancora, sensibilizza i colleghi, contiene le conflittualità, rimuove gli ostacoli organizzativi, ambientali e comportamentali che limitano l’inclusione, favorendo in tal modo un clima positivo di reciproca soddisfazione.
In tale àmbito i corsi di ANDEL affrontano l’elaborazione del Progetto personalizzato per l’assolvimento degli obblighi, la gestione dei rapporti con il Collocamento Disabili e con i servizi territoriali, l’uso delle buone prassi e delle sperimentazioni, le consulenze in merito al rapporto disabilità/lavoro, il sostegno all’azienda e ai lavoratori con disabilità nella gestione del loro rapporto.
In conclusione va detto che il job supporter è una figura destinata ad avere in futuro una maggiore rilevanza e presenza nei servizi che si occupano di collocamento e inclusione lavorativa, e non solo per le persone con disabilità. Il mercato del lavoro ha bisogno infatti di una figura professionale unica che raccolga le competenze oggi distribuite fra tutor, coach, disability manager, “Promotori 68”. Un operatore capace di raccogliere e interpretare i bisogni dei disoccupati e delle aziende. Questa necessità l’avevano compresa anche i politici ideatori dei navigator, dimenticandosi, però, di fornir loro un’adeguata preparazione.
Per tutto ciò i percorsi formativi pragmatici di ANDEL comprendono un master di primo livello e tre corsi di quaranta ore con una parte comune, con tre indirizzi specialistici, per poter immediatamente operare nella scuola, nei servizi, e nelle aziende. Il master e i corsi consentono di migliorare l’attività lavorativa dei partecipanti, mentre per altri, in cerca di un’occupazione, permettono di aprore nuove opportunità: collaborare con la stessa ANDEL oppure candidarsi presso le aziende pubbliche e private, le agenzie per il lavoro, le cooperative sociali i servizi accreditati. In tal senso, il disablity job supporter è un dipendente, un libero professionista o una figura ingaggiata dalle aziende tramite ANDEL la quale, a fronte di qualsiasi scelta, è disponibile a seguire e ad aiutare i partecipanti al termine del master o dei corsi.
Già responsabile del Collocamento Disabili e Fasce Deboli della Provincia di Lecco è oggi direttore generale dell’ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) (marino.botta@andelagenzia.it).
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