È nostra abitudine evitare commenti circa l’opinione di ciascuna realtà che opera nella sfera della disabilità, soprattutto quando è discordante dalla nostra, preferendo esprimere la nostra impronta culturale al di fuori di ogni polemica. Al contrario, riteniamo nostro dovere prendere posizione riguardo alle scelte delle Istituzioni, quando sono in contrasto con la filosofia e la pratica della vita indipendente delle persone con disabilità, diritto per il quale ci stiamo battendo da più di vent’anni in Regione Lombardia e, per alcuni e alcune di noi, da trent’anni nel movimento nazionale.
Per questo motivo ci ha lasciato amareggiati/e l’attacco diretto di Salvatore Nocera pubblicato su queste pagine in risposta a un nostro precedente contributo [si parla rispettivamente dei seguenti contributi da noi pubblicati nello spazio “Opinioni”: “Perché non condivido quelle critiche alla Legge Lombarda sulla vita indipendente” e “Altre riflessioni su quella Legge Regionale per la vita indipendente”, N.d.R.].
Ci limitiamo a dire che sarebbe bastato un buon argomentare sulla bontà di ciascuna misura prevista dalla Legge Regionale della Lombardia 25/22 [“Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità”, N.d.R.], soprattutto mettendolo in relazione con i princìpi della Costituzione Italiana e della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, anziché bocciare il pensiero altrui: viene da pensare che il nostro interlocutore per primo si senta insicuro delle proprie ragioni.
Ci auguriamo a questo punto che nell’immediato futuro, entro i 180 giorni previsti dalla citata Legge Regionale perché diventi attuativa, le Associazioni del settore sappiano porre rimedio alle discriminazioni che quella norma ha inserito nel suo impianto, rivendicando misure attuative volte a garantire tutte quelle libertà che sono concesse a ogni altro cittadino o altra cittadina senza disabilità.